Il conflitto che Baghdad non vuole

Il conflitto che Baghdad non vuole Il conflitto che Baghdad non vuole NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE BAGHDAD — Nella capitale Irachena c'è un solo mezzo per fuggire dai colpi a raffica del martelli pneumatici, dal baccano delle gru e del bulldozer, dai clacson nevrastenici degli automobilisti bloccati negli Ingorghi: una barca a remi sul placido Tigri, il fiume che attraversa questa citta in continua espansione. Baghdad, nella quale vivono 4 milioni di abitanti, un quarto della popolazione totale del Paese, è un cantiere a cielo aperto: In quasi tutte le strade vi sono fossati per posare la nuova rete elettrica, telefonica e di fognature ; da una riva all'altra sono stati gettati ponti supplementari, un enorme centro ricreativo è stato costruito su di un'isola non lontano dal ciclopico Palazzo del Congressi che dal 6 al 10 settembre accoglierà il 7" vertice dei non-alllneatl. I due grandi problemi all'ordine del giorno sono la ricerca del mezzo per uscire prima di quella data dall'interminabile guerra con l'Iran, scoppiata nel settembre del 1980, e la preparazione della Conferenza. La costruzione si inquadra In un complesso architettonico: il futuro ministero degli Esteri a forma di piramide tronca, la sede del Consiglio di ministri, 11 nuovo monumento al milite ignoto creato dall'architetto iracheno Fayed Hassan. Su Baghdad non c'è stato un solo raid aereo da circa 10 mesi; dall'inizio del conflitto gli iraniani hanno perduto circa 150 «Phantom»; inoltre, la disavventura del bombardamento israeliano sulla con trale nucleare di Tammuz, nel giugno dell'anno scorso ha réso la contraèrea irachena più vigile, e.durante il mio soggiorno due dei tre càccia mandati da Teheran su Kir ku k sono stati abbattuti. In un Paese nel quale 1 dirigenti hanno fama di essere integerrimi, il regime ha pale- samente rotto con l'austerità socialista in architettura (e non solo in architettura) prevalsa dopo l'ascesa del Baath, il 17 luglio 1968. Il presidente Saddam Hussein, che ritiene di aver rafforzato 11 suo potere e di averne aumentato la popolarità, intende chiaramente rifarsi alla tradizione di Harun el Rashld, il califfo che andava In strada per sentire di che cosa avesse bisogno 11 popolino, e con lo splendore della dinastia degli abbassidi. Non passa giorno senza che il capo dello Stato vada a trovare qualche famiglia che ha perduto un figlio al fronte, o posi una prima pietra, o inauguri una costruzione. E' un grande contrasto con la città che ho visto nell'ottobre 1980, all'inizio della guerra: la vernice blu è scomparsa dal fari delle auto, non si tirano più le tende nelle case e nei ristoranti per rispettare l'oscuramento, e 1 lavori proseguono in piena notte nei cantieri alla luce- di potenti prolettori.. Ma c'è un che di surreale nel sovrapporre queste immàgini alle immagini degli orrori della guerra, una guerra che costa 15 mila miliardi di lire l'anno e che si insinua insidiosa nella vita di tutti i giorni. Innanzitutto, il numero dei morti. Anche se il governo evita di mandare al fronte piti membri della stessa famiglia e vieta all'esercito di attaccare le città iraniane per ridurre le perdite causate dal combattimenti corpo a corpo. All'Inizio di marzo il governo ha annunciato che in 18 mesi 1 morti da parte iraniana erano stati 88 mila. Il primo vice-primo ministro e ideologo del regime, Tarek Azlz. ci assicura che questa cifra è stata minimizzata per ragioni di credibilità, e che in realtà sarebbe superiore del 30%. Le perdite irachene sarebbero dell'ordine di 30 mila uomini, secondo gli addetti militari occidentali. L'Inflazione, pare, è del 20-25% l'anno; la maggior parte del prodotti è presente sul mercato, ma a volte le massaie hanno difficoltà a procurarseli per le disfunzioni del sistema distributivo. I collegamenti aerei sono stati ripristinati, ma 1 velivoli atterrano e decollano, sol tanto di notte. E poi, soprattutto anzi, ci sonò le notizie dal fronte: quelle che danno 1 giornali e la televisione secondo la versione ufficiale, e quelle che portano i militari in licenza. In occasione del primo an- nlversarlo della guerra, nel settembre scorso, gli Iraniani avevano già scatenato una serie di offensive scaglionate fino all'Inizio di dicembre. Primo, duro colpo: gli iracheni avevano dovuto togliere l'assedio di Abadan, la grande città petrolifera, e rlattraversare 11 fiume Karun. Questo accadeva a fine settembre. Nel due mesi successivi avevano dovuto retrocedere a Gilan-e-Gharb e Sumar prima di perdere Bostan, vicino a Susangerd. dalla quale controllavano la strada strategica che essi stessi avevano costruito all'inizio del conflitto tra Amara e Ahwaz. Queste sconfitte erano state particolarmente sofferte dal governo, anche perché erano concomitanti con un'ondata di diserzioni o con un calo del morale del funzionari medio-alti i quali si interrogavano sulla fondatezza di questa guerra. Con la rapidità e la fermezza—la brutalità, dicono 1 suol nemici —che lo. contraddistinguono. Saddam Hussein decise di risollevare li morale della nazione e dell'esèrcito. Negli ambienti diplomatici si sussurra che alcuni ufficiali sono stati giustiziati, ma è difficile verificarlo. Ad ogni modo, 11 6 gennaio scorso. giorno In cui si celebra la nascita dell'esercito, 11 presidente lancia una campagna di volontariato per la formazione di «brigate speciali» che vanno ad aggiungersi al 250 mila uomini dell'esercito regolare e al 380 mila civili dell'esercito popolare, 11 quale, sotto la guida di Taha Yassln Ramadan, primo vice-primo ministro che si afferma sempre più come «numero due» del regime, copre varie funzioni di inquadramento e controllo nelle città e nelle campagne. «Aita metà di marzo — dice Nsaylf Jassem, ministro dell'Informazione — abbiamo reclutato 400 mila volontari, ad alcuni del quali abbiamo a/fidato incarichi speciali nei territori occupati a fianco dell'esercito*. Dal modo in cui alcuni piccoli funzionari mi hanno annunciato che 1 loro superiori si trovano al fronte fa pensare che la «rimonta» psicologica e politica-del potere abbia la meglio sugli Inconvenienti che queste assenze comportano per 11 lavoro quotidiano. Secondo 11 ministro (e gli esempi che fa non sono scelti a caso) 1 volontari giungono più numerosi dalla zona di Najaf. uno dei centri degli sciiti (circa 11 55% della popolazione) che passano per ostili al potere; Sulalmanlyah, capitale del Kurdistan Iracheno, ne avrebbe forniti 50 mila. Dice un ambasciatore: «77 regime ha colpito sema pietà il movimento integralista Ad-Dawa, che aveva un certo seguito tra gli sciiti, più poveri dei sunniti e meno rappre- sentati nello Stato*. E un altro: *Ma gli sciiti iracheni, uomini delle paludi, molto diversi dagli sciiti iraniani, gente dell'altopiano, sono innanzitutto arabi. Sono stati gli iniziatori della lotta contro l'occupante inglese, e non hanno mal guardato a Qom perché hanno Najaf e Kerbela (luoghi sacri dello sciismo, ndr.). il discorso panarabo del Baath, aggiunto agli sforzi fatti per accelerare lo sviluppo del Sud e al deterioramento della situazione economica e sociale in Iran, hanno avuto un effetto sicuro*. Il caso del Kurdistan è diverso: l curdi, che non sono arabi, né semiti, hanno sempre sognato di avere un loro Stato, poiché secondo alcuni di loro l'autonomia concessa da Baghdai è soltanto un ripiego. Alcuni gruppi continuano a mantenere una certa effervescenza, come dimostrano 11 rapimento di due Ingegneri francesi poi liberati e quello, con richiesta di riscatto, di alcune decine di egiziani. Inoltre, 1 curdi continuano a fare sbarramenti di pietra sulle jtrade percorse dal convogli militari. Per precauzione. 11 governo ha trasferito l'università curda da Sulalmanlyah a Irbll, più facilmente controllabile, e dalla fine di gennaio ha vietato al traffico la strada Klrkuk - Irbll. *Ma — dice Tarek Azlz — un rapimento di civili può avvenire in qualsiasi Paese. Non dipende da un'ideologia e non rappresenta una politica. Sp tra di loro ci fosse stato tanto scontento, i curdi si sarebbero sollevati approfittando del fatto che gli effettivi militari nel Kurdistan sono stati ridotti e che l'esercito è paralizzato dalla guerra con l'Iran. Invece, nulla di tutto questo, e sono i 35 mila curdi a garantire la sicurezza dei loro fratelli*. Bisogna anche dire che 1 curdi sono «neutralizzati» dall'aiuto che Baghdad fornisce sotto banco ai curdi dell'Iran nella lotta contro Khomelnl. In questo contesto gli iracheni hanno contrattaccato con successo In gennaio a Gllan-e-Gharb e Sumar. Poi, dal 6 al 14 febbraio, c'è stata la seconda battaglia di Bustan, grazie alla quale hanno ripreso 11 controllo della strada strategica Amara-Ahwaz, non riuscendo a Investire la città stessa. Il governo di Baghdad si aspettava l'offensiva di primavera. E ora spera, pur senza troppa convinzione, che le vàrie mediazioni Intraprese convincano l'Iran a concludere una pace a condizioni onorevoli. Paul Balta Copyright «1* Monde» e per l'Italia ci .a Stampai) Alivaz.. Medici iraniani prestano le prime cure a soldati iracheni feriti durante i combattimenti