Chiesti solo 32 mesi per il br che portò gli agenti da Dozier di Giuliano Marchesini

Chiesti solo 32 mesi per il br che portò gli agenti da Dozier Il pm propone 30 anni per Di Lenardo, 14 per Savasta e i pentiti Chiesti solo 32 mesi per il br che portò gli agenti da Dozier In due ore dì requisitoria il magistrato ha ricostruito le fasi del sequestro e i 42 giorni di prigionia - Le voci di torture: «Non voglio esprimere opinioni, altri stanno indagando» - L'irruzione degli agenti nel covo di via Pindemonte giudicata «un capolavoro di efficienza» - Savasta: «Ho commesso cosi tanti reati che non mi aspetto benevolenza» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VERONA — Queste le richieste del pubblico ministero. Quldo Papalia, per 1 brigatisti che rispondono del sequestro del generale Dozier: 28 anni di reclusione per Francesco Lo Bianco, Barbara Balzaranl, Umberto Catalani, Vittorio Antonini, Luigi Novelli e Remo Fancelli, tutti latitanti; 30 anni per Marcello Capuano e Pietro Vanzl, anche loro giudicati «in contumacia» ; 30 anni per Cesare Di Lenardo, l'unico «carceriere» del generale americano che rifiuta la dissociazione dal partito armato; 29 anni per Alberta Binato, che resta dura esponente delle Br e s'è dichiarata «prigioniera politica»; 14 anni per Antonio Savasta, Emilia Libera, Giovanni Ciucci, Emanuela Frascella e Armando Lanza, per 1 quali è proposta l'applicazione della legge Cossiga sui terroristi pentiti; 12 anni per Roberto Zanca, anche con il riconoscimento dell'attenuante della minima partecipazione al fatto; fortissima riduzione della pena, a 2 anni e otto mesi, per Ruggero Voltala, l'uomo che condusse la polizia al covo padovano di via Pindemonte e consenti la liberazione dell'alto ufficiale delle forze terrestri alleate del Sud Europa. Riferendosi, nelle due ore di requisitoria, al rito «direttissimo» con cui s'è aperto questo dibattito per 11 rapimento del generale americano, il pubblico ministero dice: •Niente tribunale speciale. E' lo Stato che risponde con le sue istituzioni in maniera efficiente ed efficace. A questo caso è stata applicata la procedura normale, la direttissima è stata scelta secondo precise disposizioni di legge». Papalia soggiunge: 'Certo, questo non vuol dire che il terrorismo sia stato definitivamente sconfitto. Ma lo Stato ha trasformato una debolezza in forza: questa è la via da percorrere, soltanto così potrà essere del tutto affermato il primato delle istituzioni», il rappresentante dell'accusa ricostruisce le fasi delle indagini sul sequestro di Dozier. E ricorda quella frase, -Grazie, polizia», pronunciata dall'alto ufficiale statunitense nel momento in cui gli agenti speciali lo liberavano »Era un ringraziamento spontaneo, emotivo, dopo tanti giorni trascorsi sotto una tenda, mani e piedi legati a una brandina, l'ascolto per ore di un'assordante musica rock». Un doveroso ringraziamento alle forze dell'ordine, -che hanno agito — afferma il pubblico ministero —nel rispetto della più stretta legalità*. Papalia ricompone davanti al giudici la rete delle perqu.sizionl, dei rastrellamenti, dei controlli che hanno condotto al blitz delle «teste di cuoio» i Padova. Accenna anche al l'ondata di polemiche sollevata dalle denunce di «torture» da parte di alcuni degli arrestati nei confronti della poli zia. -Della fondatezza di queste voci non parliamo, perché altri magistrati se ne stanno occupando. Io non voglio esprimere opinioni in proposito. Ma se dovesse emergere la responsabilità di qualcuno, questo qualcuno ha tradito prima di tutto se stesso e poi quella polizia che ha dato una prova tanto brillante della sua capacità». Il pubblico ministero ri prende il filo delle operazioni sul rapimento del generale americano. 'Indagini — dice che condussero a quel capolavoro di efficienza che fu l'Irruzione degli agenti speciali nel covo di via Pindemonte a Padova: un capolavoro perché si è dimostrato a tutto il mondo che il rispetto della vita è il principio su cui si fonda l'attività della polizia». Da tempo, osserva il rappresentante dell'accusa, le Brigate rosse avevano come obiettivo la Nato, avevano deciso di compiere un atto contro l'Alleanza atlantica nel corso di una campagna che doveva essere riempita da altre Imprese, come il sequestro del vicequestore Nicola Simone. 'Di questo programma si discusse alla direzione strategica delle Br, che secondo Savasta può essere paragonata a un'assemblea di partito, mentre l'esecutivo potrebbe esserne la segreteria». Dapprima, per il rapimento, la scelta cadde su un tenente colonnello, poi 1 terroristi decisero di sequestrare un generale, «per dare maggiore spessore all'azione». H compito di guidare questo assalto venne affidato ad Antonio Savasta, capo della colonna veneta intitolata ad Annamaria Ludmann Cecilia. Papalia rievoca i lunghi giorni della «prigionia» di Dozier, la diffusione dei comunicati dei brigatisti. «Quali erano i loro scopi? Ce lo dicono Sava-, sta, e lo stesso generale, che li apprese dai suoi carcerieri. Dozier riferisce che gli obiettivi erano due: primo, la liberazione di detenuti, in base a una lista (non sa se nell'elenco fossero compresi degli stranieri); secondo, ottenere informazioni su un presunto piano per controllare politicamente ed economicamente lo Stato italiano. La gestione del sequestro, secondo Savasta, doveva contenere tutto quello che era riportato nel cartello che compare nella foto del generale prigioniero delle Br: guerra, crisi nazionale, carceri, antimperialismo. In carcere, qualcuno avrebbe dovuto avanzare proposte concrete. E per il cosiddetto fronte antimperialista, si sono cercati collegamenti internazionali con gruppi di guerriglia, tipo l'Olp». L'intento, aggiunge il pubblico ministero, era di spargere terrore, di intimorire lo Stato e i suoi rappresentanti. L'esecuzione del piana osserva Papalia, è stata opera esclusiva dei brigatisti che ora sono rinchiusi nel gabbione di fronte al tribunale. «Gli altri, i latitanti, hanno partecipato all'ideazione e alla programmazione, quali componenti la direzione strategica delle Br». Nelle carte di questo processo, 11 rappresentante dell'accusa coglie anche un accenno al rapimento di Ciro Cirillo: «Se ne parla come un atto di indisciplina della colonna napoletana, perché avrebbe dovuto essere eseguito previa autorizzazione della direzione strategica». Il pubblico ministero passa alla richiesta delle condanne, rilevando che è decisivo il comportamento processuale degli imputati. « Vi è la possibilità di applicare le attenuanti previste per chi collabora con la giustizia e consente, dissociandosi, la cattura di responsabili. E c'è una posizione particolarmente privilegiata, quella di colui che ha aiutato concretamente la polizia a liberare l'ostaggio: per lui va proposta la speciale attenuante che riduce di molto la pena». Cosi, Ruggero Volitila ottiene la sensibilissima diminuzione. 'Pentimento — conclude Papalia — non mi pare una parola molto corretta. E' meglio parlare di ravvedimento come conseguenza di una dissociazione. E la norma a questo proposito ha decisamente facilitato un recupero». Antonio Savasta, che indossa una casacca con la scritta «Champion Usa», commenta: *I reati che ho commesso sono tanti che non, mi aspetto benevolenza». Rileva la richiesta del pubblico ministero per Ruggero Voli¬ tila: 'Volinia ha avuto motivazioni personali molto diverse dalle nostre». E poi: «Io mi stupisco che voi vi meravigliate della mia tranquillità. Non sono tranquillo perché mi aspetto benevolenza, ma perché ho capito quello che ho fatto». Giuliano Marchesini Verona Emilia Libera e Antonio Savasta in aula (Telefoto) la richiesta delle condannetila: 'Volinia ha avuto mot

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