Il balletto pacifista di Jooss ha 50 anni ma resta dirompente

Il balletto pacifista di Jooss ha 50 anni ma resta dirompente «Il tavolo verde» all'Alfieri: magnifica realizzazione di un grande «evento» Il balletto pacifista di Jooss ha 50 anni ma resta dirompente TORINO — A cinquantanni dalla sua creazione, // tavolo verde di Kurt Jooss non ha perduto la sua forza dirompente. Ne abbiamo avuto conferma l'altra sera al Teatro Alfieri, nell'ambito della stagione del Regio, nelle accoglienze fervide che l'hanno accolto. La rappresentazione del balletto espressionista, per la prima volta ad opera di una compagnia italiana, è un evento di eccezionale portata. Tanto più che era posta sotto la diretta supervisione di Anna Markard, figlia di Jooss e òggi sua interprete più attendibile. La risposta del nostro complesso è stata all'altezza dello storico capolavoro, pur considerando l'inserzione di uno specialista come Christian Holder, del «Joffrey ballet» Il tavolo verde è del 1932 e risulta ancora un efficace «pamphlet» pacifista come al tempi della Società delle Nazioni. I fantocci in marsina (con le grottesche maschere che Hermann Markard, marito della coreografa, ha ricostruito) gesticolano attorno al tavolo delle trattative diplomatiche In un burrattinesco balletto di complimenti e di minacce, bruscamente interrotto da un colpo di pistola che dà 11 via alle ostilità. Poi passano i soldati, le madri e le fidanzate nella via crucis che rallegra soltanto il sinistro speculatore, in guanti e bombetta come una vignetta di Grotz. C'è una breve parentesi alla taverna ove il profittatore svena i soldati delle loro paghe presentando loro donnine. Qui, come nella scena di apertura a chiusura intorno al tavolo, il compositore tedesco Pritz Cohen, collaboratore abituale di Jooss. appronta musichette acide e sardoniche alla Kurt Weill. Con Holder si sono segnalati Taina Beryll, Fernando La Pietra, Henri Mayet e Marco Santi. Assai favorevoli anche le accoglienze alla novità di Birgit Cullberg e Giuseppe Carbone / figli di Medea su un collage di musiche pianistiche di Bela Bartok. Riprendendo il grande tema di Euripide che la coreografa svedese già trattò nel 1951, la Cullberg ne offre una lettura più attuale, come una «cronaca familiare» in un interno borghese, con la crisi del matrimonio vista so- prattutto attraverso gli occhi dei due figlioletti. Le intuizioni della coreografia sono spesso affascinanti, anche quando nei movimenti del coro la lezione espressionista è presente fili dalla tecnica usata. Con una autorevolezza insospettata in una danzatrice abituata ai ruoli romantici come Eva Evdokimova, partner prediletta oggi di Nureyev. il ruolo di Medea assume una forza straordinaria, poggiata su una tecnica superba parzialmente basata su stilemi accademici. Un possente Giasone è stato Peter Breuer, mentre un'elegante e dolce Glauce era Iride Sauri. Inizio di serata un po' più debole con l'altra novità di Giuseppe Carbone Pensieri allo specchio sulle «Diversions per pianoforte» di Britten. Con suggestive proiezioni di Jan Braszda, siamo di fronte sostanzialmente a una creazione astratta, anche se l'autore parla di ispirazione autobiografica. L'esecuzione è stata tuttavia encomiabile, soprattutto per quanto riguarda il giovane protagonista, il tedesco Paul Boyd. affiancato dalle 1 «quattro ragazze- Carmen Novelli, Raffaelle Giovanola Rosemarie Stangherlin e Margherita Marchioretto Tutto il corpo di ballo ha concorso alla lodevole esecuzione, cosi come negli altri due balletti. E di questo va date encomio al maitre de ballei Pertti Virtanen. Luigi Bossi I* «amiche» Jacquetine Bisset e Candice Berge

Luoghi citati: Medea, Torino