Svizzera armeria del terrorismo? E' colpa di una legge permissiva di Clemente Granata

Svizzera armeria del terrorismo? E' colpa di una legge permissiva Armi micidiali in libera vendita nei negozi di Zurigo e di Lugano Svizzera armeria del terrorismo? E' colpa di una legge permissiva DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE LUGANO — Nella primavera del 1977 una giornalista della tv tedesca entrò in una celebre armeria di Zurigo, esibì 11 passaporto, chiese e ottenne con 11 pagamento di 1430 franchi un fucile semiautomatico HK 43. La scena fu filmata dalla sua troupe. La giornalista sali poi sull'auto, mise In bella mostra 11 fucile e parti. Poco dopo un poliziotto la fermò. -E' per il fucile?*: domandò lei. «No — rispose l'agente —. Il fucile può tenerlo. Io sono intervenuto perchè il commerciante aveva informatola Centrale che la troupe disturbava la quiete del suo negozio*. Si può anche sorridere al pensiero di un commerciante e di un poliziotto preoccupati della turbativa della quiete, ma non del destino di un'arma In mano a sconosciuti. Si può anche sorridere, ma fino ad un certo punto. Alcuni giorni prima, un fucile dello stesso tipo regolarmente acquistato a Malters. nel Cantone di Lucerna, era stato utilizzato dal terroristi per assassinare a Karlsruhe 11 procuratore generale Siegfried Bubak. La giornalista tedesca voleva appunto dimostrare quanto fosse facile comprare In Svizzera armi che potevano poi finire nelle mani della criminalità politica e comune. E non si possono neppure addebitare al titolari delle armerie specifiche violazioni di legge. Forse gli si può rimproverare soltanto una certa negligenza nell'esaminare 1 documenti d'Identità che del resto risultano spesso regolarmente contraffatti. Ma questo tipo di negligenza non è punito. Tutto avviene con 1 crismi della legalità. SI acquistano senza Intoppi • Remlngton a pompa», «Winchester, e -Brno» lungo la centralissima Lówenstrasse di Zurigo o nel negozi di Lugano e le stesse micidiali armi fanno poi la loro apparizione nel corso di criminali Imprese. L'assassinio di Bubak e soltanto uno degli esempi clamorosi. Non bisogna dimenticare che 11 25 aprile 1975 1 terroristi attaccarono a Stoccolma l'ambasciata della Repubbli; ca federale tedesca con armi 1 regolarmente • comprate in ! Svizzera. Non bisogna dimenticare che 11 gangster Giovan¬ [I' ni Riva, trafficante d'eroina, all'atto dell'arresto a Lugano, nel marzo 1980, fu trovato In possesso di due Insospettabili «Remlngton. che avrebbero dovuto servirgli per un assalto a un carcere della Svizzera romanda dove si trovavano' alcuni complici. Non bisogna dimenticare, ed è 11 fatto più recente, ciò che ha detto Ml[ chele Vlscardl sul suol viaggi In terra elvetica e sull'approvI vigionamento di armi per il j gruppo eversivo Prima linea. S'indigna 11 capo del Dipartimento di polizia e giustizia (il nostro ministro della Olujstizla) Kurt Furgler se qualcuno definisce la Svizzera un .negozio d'armi al •libero servizio del terrorismo interna[zionale*; s'Indigna una parte ! ancorché non rilevante dell'opinione pubblica; s'indignano 'le Procure della Repubblica !che reclamano norme restrittive del libero commercio. E lo sconcerto aumenta se si pensa che accanto ai traffici formalmente legali di cui si è detto esistono correnti di traffico clandestino che passano attraverso la Svizzera e ne escono imboccando le deci¬ ne di valichi non sottoposti a vigilanza. Senza contare poi che la criminalità ricorre anche al furti nei negozi, agli assalti alle caserme e ai depositi militari, come ha dimostrato l'attività in terra elvetica di Valerlo Moruccl e del brigatisti rossi 6uol complici verso la metà degli Anni Settanta. La Svizzera, dunque, è arsenale del terrorismo e della delinquenza organizzata. Ma le Indignazioni di Furgler e del magistrati, le petizioni di alcuni parlamentari, le proteste slnora hanno sortito esiti modestissimi: semplici e In gran parte Inefficaci ritocchi nel 1978 ad una legislazione la quale rimane ad un tempo la più liberale e la più caotica e farraginosa tra le legislazioni europee. I limiti posti appunto nel 1978 e riguardanti le armi semiautomatiche tipo HK 43 si sono rivelati facilmente superabili da criminali maestri nel modificare e contraffare le armi. C'è ora un progetto di legge che mira a sottoporre l'acquisto di fucili, rivoltelle e pistole a rigida autorizzazione soprattutto per quanto riguarda gli stranieri. I magistrati reclamano norme ancora più severe e sanzioni più pesanti. •E' Indispensabile — dice Paolo Bernasconi, procuratore pubblico a Lugano — porre limiti rigorosisbjiml per tutti, svizzeri e stranieri; in caso contrario, la delinquenza potrà essere sempre rifornita. Ed è indispensabile anche vietare la vendita per corrispondenza*. Il ragionamento fila e non si vede quali controargomentazionl logiche Bla possibile opporgli. Ma le opposizioni ci sono. Insorgono prima di tutto 1 negozianti. 1 quali temono che 11 regime delle autorizza¬ zioni metta in pericolo 1 loro profitti. Ma c'è anche un'opposizione d'alro tipo, d'ordine ideologico, la quale affonda le sue radici nelle tradizioni, nello «spirito del popolo* se cosi 6l può dire. Afferma Dick Marty, procuratore pubblico: •In genere il cittadino svizzero ha un modernissimo fucile, lo sport nazionale è il tiro a segno, la legtslaeione liberale esistente aderisce in modo perfetto ad una simile consolidata tradizione. Questo, purtroppo, è il punto*. Gli svizzeri «liberi e armatlsslmi», gli svizzeri cittadini e soldati ad un tempo, vedono nella limitazione del commercio delle armi, nella proposta avanzata e subito ritirata di registrazione dei fucili e delle pistole esistenti (un milione circa su sei milioni di abitanti) una sorta di attentato alle garanzie costituzionali. E' uno spirito diffuso alimentato per giunta dalla grande corporazione «Pro Teli», dalla società svizzera del «carabinieri» (560 mila aderenti) che scendono in campo al grido: « Cittadino svizzero non farti disarmare*._ Clemente Granata

Persone citate: Dick Marty, Kurt Furgler, Paolo Bernasconi, Riva, Siegfried Bubak