Dozier in aula con i suoi ex carcerieri «I loro maltrattamenti musica e catene» di Giuliano Marchesini

Dozier in aula con i suoi ex carcerieri «I loro maltrattamenti musica e catene» Ha rievocato la sua vicenda senza rivolgere uno sguardo ai brigatisti Dozier in aula con i suoi ex carcerieri «I loro maltrattamenti musica e catene» «Ero legato al letto posto sotto una tenda. Mi davano da mangiare tre volte al giorno e ogni settimana potevo fare il bagno» - «Quando giunsero i poliziotti pensai si trattasse di un altro gruppo di fuorilegge. Compresi quando vidi che portavano il giubbotto antiproiettile» - Breve deposizione della moglie del generale DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VERONA — James Lee Dr zler ha rievocato davanti ai giudici il giorno del sequestro, la .prigionia, nel covo delle Brigate rosse di via Pedemonte a Padova, l'Irruzione delle «teste di cuoio, della polizia che lo liberarono. Un racconto asciutto durante il quale non è mal affiorata l'emozione. Il generale della Nato si presenta al tribunale in divisa. Passa davanti al gabbione degli imputati, non rivolge uno sguardo ai brigatisti. Sulla pedana lo affianca una interprete, che prima di tutto gli traduce la formula del giuramento. Il presidente Pulcini fa presente che l'alto ufficiale americano ha già riferito ampiamente sulla sua vicenda, alla polizia e al sostituto procuratore della Repubblica Guido Papalla. Chiede al generale se conferma le deposizioni. Dozier: -Si, integralmente*. Presidente: quando entrarono in casa sua per rapirla, lei ricevette un colpo al volto: con una mano o con un'arma? •Non ricordo bene. Fu un colpo fortissimo, ■ vidi una gran luce e poi caddi sul pavimento. Vidi una mano avvicinarsi al mio viso, ma non saprei se impugnava un'arma^. Lei ha dichiarato che 1 due uomini entrati nel suo elloggio dissero: -Siamo delle Brigate rosse*. E aggiunsero, in inglese: .Noi vogliamo i tuoi soldi*. E' sicuro di questa frase? «Si, dissero proprio così, in inglese. Poi uno, non so quale, ripetè in italiano che erano, delle Brigate rosse*. Fu immobilizzato da uno o da tutti e due? • Quando caddi, uno teneva mia moglie, minacciandola con il calcio della pistola, per terra. Io stavo per dirle che non si agitasse, in quel momento venni colpito*. Questa la sequenza più drammatica del sequestro di Dozier. Il racconto sposta ora la scena nella «prigione del popolò., nel quartiere padovano della Guizza. SscgsnlDdsdirsnnmDfsPresidente: là dentro, fu trattato In maniera violenta? •Fui incatenato al letto, mi medicarono la ferita. Mi legarono anche una gamba. La catena che mi serrava le mani era troppo corta per i movimenti: allora loro la allungarono, e fecero lo stesso per quella che avevo alla gamba. Cosi, potevo fare qualche esercizio*. Il generale affida all'interprete altri particolari. «Mi davano da mangiare tre volte al giorno, ogni settimana o una decina di giorni potevo fare il , bagno. Non sono mai stato i colpito. Comunque, quella musica! Ero costretto ad ascoltarla di continuo, attra- j verso gli auricolari. E mi ha provocato un difetto pennanenie agli orecchi*. La musica ' e li colpo ricevuto in casa gli hanno provocato una diminu- • zlone dell'udito, come hanno certificato 1 medici di un ospedale di Washington. Una breve pausa, poi Dozier riprende. «/ soli maltrattamenti, nell'appartamento di Padova, sono stati le catene e la musica. Inutilmente chiesi se potevano abbassare il volume o cambiare almeno genere di musica*. Il presidente gli domanda se 1 brigatisti gli si presentavano a volto coperto. •Avevano delle maschere da sci*. Passamontagna. Quello che la interrogava aveva del segni su una mano, vero? • La persona che faceva le domande aveva dei porri sulla mano sinistra*. Si sa che 1'.Inquisitore» era Antonio Savasta. Ora. il blitz degli agenti speciali della polizia nel covo padovano. Dozier racconta con calma: • Quella mattina stavo riposando sul lettino. Mi svegliai perchè le pareti della tenda sbattevano: succedeva quando si apriva la porta dell'appartamento. Vidi une dei miei carcerieri che impugnava la pistola. Però non guardava me, era all'entrata della tenda*. Presidente: dove puntava la rivoltella? Dozier: • Nella mia direzione, ma non proprio contro il mio corpo. Io feci quasi un salto, vedendo altre persone entrare nella stanza. Quelli che piombarono dentro neutralizzarono la guardia*. Il carceriere con la pistola le aveva fatto dei gesti, come per rassicurarla? • Non saprei dire. I miei occhi erano fissi su quell'uomo che teneva l'arma. Ma tutto avvenne cosi in fretta. Sentivo, e anche immaginavo, quello che accadeva fuori della tenda. A quel punto fecero irruzione nell'alloggio altri uomini. Io chiesi loro chi fossero. Siamo della polizia, mi risposero. Ma mi passòper la mente che potesse essere un altro gruppo di fuorilegge interessato a me. Allora domandai di nuovo: -ma chi slete? E uno di loro disse: chi è lei, il generale Dozier? Il primo che venne dentro la tenda, cercai di spingerlo. Quando, afferrandolo, sentii che aveva indosso il giubbotto antiproiettile, mi resi conto che effettivamente si trattava della polizia*. ~Ti presidente chiede al generale se 1 terroristi gli abbiano rivolto una minaccia di morte, «esplicita o Implicita». Dozier risponde: «Non specificamente. Comunque, certe volte, quando cercavo di spostare dagli orecchi la cuffia che diffondeva la musica, loro mi dicevano che se volevo tornare a casa dovevo lasciare quell'apparecchio al suo posto. Aggiungevano che lo facevano per mia protezione*. E qui conclude la sua deposizione. Dozier saluta e nel passare davanti alla gabbia stavolta si ferma un istante, guarda rigido 11 gruppo di imputati. Subito dopo è sua moglie a deporre di fronte al tribunale. Un poco Intimidita nella grande aula affollata, Judith Dozier resta sulla pedana soltanto qualche minuto. Conferma quanto ha già dichiarato al magistrato inquirente. Sa dirci — le domanda il presidente — come fu colpito vgdcud suo marito? •E'stato tutto molto rapido, vidi un uomo alto che impugnava una pistola. Noti ricordo altro*. Ma sferrò un colpo? • Questo sì. Non so se con una mano o con l'arma*. Il tribunale respinge la richiesta di' un avvocato per una perizia sulle condizioni dell'udito del generale, perché In questo processo non c'è un'Imputazione di lesioni. Poi si ascolta la testimonianza del vloequestore Umberto Improta, dell'Uclgos, che svolse Indagini sul «caso Dozier» nel centro di coordinamento- di Verona diretto da Gaspare De Franclsci. Il funzionario riferisce come, partendo da un'analisi del terrorismo nel Veneto «su quelli che erano i resti della colonna Ludmann, si individuarono elementi appartenenti alle Br, si dispose una serie di perquisizioni e di intercettaeloni telefoniche. Scoprimmo che a Verona c'era una struttura di supporto per l'operazione Dozier*. Poi giunsero le testimonianze, le confessioni. . Verso le 5 del 27 gennaio — racconta Improta — venne fermato Ruggero Vollnia. che si disse disposto a collaborare con la polizia e indicò agli inquirenti il covo dove era tenuto prigioniero il generale americano. «Lo mattina del 28 gennaio alle UJ10 — ricorda Improta — si procedette. All'alba avevamo fatto un sopralluogo con Volinia: lui ci aveva detto che non potevamo sbagliarci. Il caso ha richiesto un'operazione tecnico-operativa di carattere militare*. Bloccata la zona, circondato l'edificio, Dozier venne strappato alle Br in pochi secondi. E Antonio Savasta, subito dopo, si mise a disposizione degli inquirenti, per una «collaborazione», seguito dalla maggioranza del brigatisti che erano con lui. Questi personaggi, dice • Improta, hanno poi consentito di arrestare oltre duecento persone. , In chiusura di udienza, i giudici respingono una richiesta della difesa per l'audizione dei funzionari di polizia che interrogarono gli arrestati e decidono di acquisire agli atti del processo le foto segnaletiche degli imputati latitanti. Il dibattimento riprende stamane. Intanto, Cesare DI Lenardo, il brigatista che rifiuta di dissociarsi dal partito armato, ha spedito al pubblico ministero e al tribunale quel «proclama» che ha tentato di leggere l'altro ieri in aula. DI Lenardo parla ancora di «torture» e minaccia: «/ proletari — è scritto nel documento — non dimenticano- e -niente resterà impunito*. Giuliano Marchesini Verona. Il generale Dozier, assistito da un'interprete, viene interrogato dal presidente (Ansatalo)

Luoghi citati: Padova, Veneto, Verona