La «guerra» degli sceneggiati

La «guerra» degli sceneggiati LA TELEVISIONE di Ugo Ruzzolati La «guerra» degli sceneggiati Alcuni appunti sulla settimana Rai (il fronte delle private nazionali non registra grosse novità: Canale 5 continua a offrire la sua rivista tradizionale e «sicura» con Vianello e la Mondami. Italia 1 e Rete 4 per ora seguitano a puntare principalmente, se non esclusivamente, su film e telefilm). Dall'Asia all'America — La Rai cerca di accapparrarsi produzioni estere importanti anche per non farsele soffiare dalle private. Stasera finisce Gengis Kan, e non direi che sia stato esaltante: la storia si è svolta in splendidi paesaggi della Cina ma per rendere la primitività, la forza selvaggia, l'impeto di un mondo come quello del cohquj^'taiore mongolo lanciato verso gli spazi immensi dell'Asia, ci sarebbe voluto dietro la macchina da presa un Kurosawa, e invece c'era un corrètto mestierante preoccupato soltanto di fabbricare un kolossal a puntate che andasse bene per la vendita in America e in Euroi Buon colpo sembra quello della serie «Quando l'America si racconta». La ricostruzione del rapimento di Patricia Hearst (abbiamo visto la prima parte mercoledì, la seconda e conclusiva andrà in onua domani sera) è un film vero e proprio di tre ore, di marca hollywoodiana, in cui indubbiamente l'esame di un caso inquietante viene fatto soprattutto dall'esterno, cioè sfruttando gli aspetti più clamorosi. Però si deve ammettere che il racconto fila spedito e serrato, con notevole immediatezza, e che l'ambientazione e la recitazione sono credibili. Ma siamo sempre al solito punto: per milioni e milioni di telespettatori la fiction diventa più realtà della «vera realtà» che sta dietro lo spettacolo, può diventare l'u- nica realtà da accettare e da assimilare. Comunque — un discorso che ritorna — non è con la guerra degli sceneggiati che la Rai vincerà il confronto con le private. Le sue armi maggiori dovrebbero essere le produzioni originali e l'informazione, che andrebbe ancora decisamente potenziata (nel settore informazione andrebbe rimosso, fra l'altro, quel tono troppo spesso ufficiale del Tg dove bisogna dire che Emanuele Rocco è uno dei pochi, pochissimi perso- ^ggl che riescono a comunicale veramente con il telespettatore Il «privato» alla ribalta — Due inchieste sul «privato».' una sul vivere-in coppia, al giovedì, che prosegue, e l'altra che si è conclusa mercoledì dal titolo II primo (grande) amore, dove già quel «grande» tra parentesi mette un po' di confusione Va benissimo che In tv si Indaghi su intimi sentimenti e c'è da osservare che la trasmissione era animata dall'eccellente proposito di esaminare con razionalità e •obiettività» un momento della vita spesso trasfigurato In forma retorica dalla lettesatura e dal cinema. Ma non sempre l'obbiettivo è stato raggiunto. Anzi, forse un risultato opposto è stato ottenuto proprio dalle testimonianze, molte delle quali erano sentlmentalissime, fumettistiche, con monotoni ricordi manifestamente idealizzati e tutti uguali, specie se riportati alla prima fanciullezza attraverso accenti alla Dante e Beatrice. Considerata anche l'assenza di ironia e autolronia che a volte sarebbe stata salutare, il pericolo è stato di tornare a issare sul piedestallo, per altri canali, il mito del primo amore, e di indurre a dubbiosi ripensamenti romantici chi non ci pensava affatto Gengis Khan in tv

Persone citate: Emanuele Rocco, Gengis Khan, Kurosawa, Patricia Hearst, Vianello

Luoghi citati: America, Asia, Cina, Italia