Ora prendo la patente, poi imparerò a guidare
Ora prendo la patente, poi imparerò a guidare Piccola indagine per scoprire perché le nostre autoscuole sono così poco severe Ora prendo la patente, poi imparerò a guidare Raramente i corsi preparano in modo adeguato i futuri automobilisti - Anche gli esami non offrono garanzie: appena sei minuti per ciascun candidato - Il grave problema dei privati Lo ammettono gli stessi addetti ai lavori: le autoscuole in Italia sono troppe e funzionano spesso male. Più di un milione di persone prendono ogni anno la patente, ma di1 queste ben poche possono dire di aver Imparato a guidare. In ritardo rispetto alle realtà di altri Paesi europei, la legislazione italiana è vecchia e carente, approssimativa, lascia troppo spazio alla discrezione degli esaminatori, favorisce a volte l'abusivato. DI chi è la colpa? 'Non certo delle autoscuole — dice Enrico Mortara, vice segretario nazionale del settore autoscuole dell'Unasca, l'associazione di categoria che raggruppa 11 70 per cento delle scuole guida —. Se mai 'a col¬ pa è delle leggi nelle quali ci troviamo ad operare. Se si stabilisse che per avere la patente occorrono esami più severi, anche i corsi, che nella maggior parte dei casi sono già a un buon livello, migliorerebbero». Il nuovo codice della strada porterà, se mal diventerà operante, numerosi ritocchi all'attuale normativa, avvicinandola un poco a quella degli altri Paesi. Anche la patente europea, che dovrebbe entrare in vigore 111" gennaio del 1983, non potrà che migliorare la situazione. Nell'attesa, si va avanti con regolamenti vecchi di decenni e ampiamente superati dallo sviluppo che hanno nel frattempo registrato il traffico e la tecnica automobilistica. Per avere la patente più diffusa, quella di categoria B, si possono attualmente scegliere due strade: Iscriversi a una scuola guida (costo complessivo circa 300 mila lire) o presentarsi all'esame come privati (il costo si riduce a 30 mila lire di pratiche). Nel primo caso la legge prevede un corso teorico e almeno 8 ore di guida su vetture fornite di doppia pedaliera. L'addestramento pratico si svolge quasi sempre in città: svolte, parcheggi, partenze in salita, inversioni di marcia. Il sorpasso è un evento eccezionale; l'autostrada è vietata per legge a chi non ha ancora la patente. L'esame è rapido, spesso sbrigativo. Un esaminatore di guida (sono tutti dipendenti della Motorizzazione) deve valutare le capacità di 30 candidati in sei ore, trasferendosi nel frattempo da una scuola guida all'altra. In pratica, gli restano sei-sette mimiti per valutare se una* persona ha imparato a guidare. L'esame di teoria non fornisce maggiori garanzie: i quiz non sono molto cambiati negli ultimi dieci anni. Dal '78 sono diventati 20, grazie all'aggiunta di due domande sul risparmio energetico. Se ne possono sbagliare due, e in questo caso l'esame continua con un colloquio orale. «i4bbfomo chiesto — dice Mortara —che l'esame venga sostenuto davanti a una commissione per evitare il rischio di abusi e di favoritismi e permettere un controllo più severo sulla preparazione del candidati. Un altro problema da risolvere è quello dei privatisti. Mentre la legge impone alle autoscuole precisi vincoli, i privati possono prepararsi come vogliono: basta un amico con lapatente e un'auto qualsiasi per esercì tarsi». Dopo il boom registrato tra 11 1962 e il 1967, quando dieci milioni di italiani presero la patente (con una media di due milioni l'anno), il numero dei candidati si è andato progressivamente rlducendo, fino ad attestarsi su una media di dieci allievi al mese per ognuna delle 5600 autoscuole italiane. Troppo pochi, dice Mortara, per garantire a tutti bilanci in attivo. .Chi esce da una buona autoscuola — af ferma però Mortara — ha imparato a non nuocere a sé e agli altri, oltre alle regole fondamentali della buona educazione stradale. Ma si potrebbe fare molto meglio, se la legge clàiutasse». Vittorio Sabadin
Persone citate: Enrico Mortara, Mortara, Vittorio Sabadin
Luoghi citati: Italia
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