Ora anche Fenzi (condannato a 5 anni) si pente e si dissocia dal terrorismo
Ora anche Fenzi (condannato a 5 anni) si pente e si dissocia dal terrorismo Lungo documento dal carcere del docente genovese, uno degli ideologi br Ora anche Fenzi (condannato a 5 anni) si pente e si dissocia dal terrorismo La lotta armata «un capitolo tragicamente chiuso, che lascia dietro una pratica degenerata fatta di rifiuto della realtà e di disperazione» - Adesso si attendono le sue rivelazioni GENOVA — -Se non si ha oggi il coraggio di rifiutare in blocco la lotta armata, e non semplicemente questo o quel suo aspetto, ci si condanna a non capire più il senso di ciò che succede, ci si condanna alla pazzia. Perché, questo è il punto, il fallimento delle Brigate rosse è il fallimento dell'ipotesi stessa della lotta armata nel nostro Paese». Con queste parole Enrico Fenzi, il docente genovese ritenuto uno del maggiori ideologi delle Br. si dissocia dalla lotta armata. Fenzl, in carcere (condannato a 5 anni e 6 mesi a Genova e in attesa di processo a Milano), ha chiesto di parlare al magistrato genove- > se. ha annunciato il suo distacco dalle Br, ha deciso di collaborare con la giustizia. Il professore ha scritto unj lungo documento di dissociazionè, che ha poi riassunto in due fitte cartelle che ha fatto ; pervenire alla redazione ge-; novese dellAnsa. 'In dieci, lunghi sanguinosi anni — scrive Fenzi — la lotta armata I ha dimostrato definìtivamen-] te di non poter costruire alcun ; programma politico. Al massi-, mo, è riuscita qualche volta a] programmare se stessa, e> niente altro. Per questo ha viavia perduto tutti gli appuntamenti politici, sociali, anchei quelli che essa stessa ha prò-) vocato, sino agli ultimi, sino a; Dozier, ed è infine precipitata nella sconfitta. Le Br si sono mostrate nude e intere, con' l'assenza di ogni progetto credibile.. • Perclié — prosegue il documento del professore — bisogna dirlo, è falso che le Brportino sul piano dello scontro ] armato l'insieme delle ragioni sociali di cui pure si sono alimentate. Nella loro pratica' armata, ogni volta, la storia, i bisogni, gli obiettivi sociali\ concreti e possibili spari-: scono-. E prosegue: -Quelle ragioni sociali diventano così come lì serbatoi dei razzi che per primi vengono sganciati, appena il carburante che contengono) è stato tutto bruciato, e ili punto d'arrivo è spesso un'azione che riesce ad apparire insensata nella sua feroce astrattezza. La traiettoria che vgcnssifgnccenpdstc va dalla realtà di Porto Marghera all'uccisione di Talierclo ne è un esempio impressionante. Ma in verità tutta la storia della lotta armata è stataguldata da questa logica inesorabile. L'impossibilità di formulare un qualsiasi progetto che vada oltre l'uccisione, il sabotaggio, genera una contraddizione che si ripercuote dentro l'organizzazione, e che di fatto seleziona la linea militare. Dunque, le Br, senza una politica che non sia la logica di guerra, sono diventate esse stesse centro e fine della politica, del programma. -La chiusura nell'orizzonte della propria organizzazione — prosgue Fenzl — la riduzione della politica a propaganda armata diventano inevitabili, e la perdita di sensibilità sociale anche. Ma in questa allucinazione militare, che nega la realtà, che nega la storia, che nega la società, che brucia ogni legame di classe, le Br riescono a credere sempre meno. Tant'è vero che sono allo sbando, si spacccano, diventano nemiche di se stesse. I movimentisti si trovano in una guerra che, nella sua dimensione obbligata e atroce, non vogliono e non capiscono», mentre «i militaristi vedono bene che la lotta armata di¬ venta guerra, e proprio questa assurda guerra vogliono fare, con disperazione» e -quando tradiscono, perché perdono, lo fanno davvero, da professionisti». -Peci e Savasta — prosegue e'conclude il docente genovese — insegnano. In tutti i casi gli uni e gli altri denunciano una profonda e irreversibile sfiducia nell'organizzazione armata, nei suoi metodi, nei suoi fini. Io, rispetto a questa vicenda, non sono certo un caso a parte. Ma cercherò di spiegare meglio in seguito quel che penso e provo, così da rimediare a questa dichiarazione incompleta» •
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