Arriva in aula il pentito Sandalo contro tre ex capi di Prima linea
Arriva in aula il pentito Sandalo contro tre ex capi di Prima linea Processati per banda armata Russo-Palombi, Marco Fagiano e Claudio Waccher Arriva in aula il pentito Sandalo contro tre ex capi di Prima linea Uno degli imputati è stato incriminato per l'assassinio del giudice milanese Emilio Alessandrini (gennaio '79) - «Non intendiamo rispondere alle domande» - Muto il teste Giai Ripreso alle Vallette il processone Br d'appello Roberto Sandalo, uno del sette superpentiti, comparirà stamane davanti alla seconda corte d'assise (pres. Bonu, p.m. Bernardi) per testimoniare nel processo che si celebra contro Bruno Russo-Palombi, Marco Fagiano e Claudio Waccher, accusati di aver militato nella banda armata Prima linea. Il giudizio s'è iniziato ieri, dalla gabbia i tre imputati si sono rifiutati di accettare il dialogo con i giudici. Bruno Russo-Palombi e Claudio Waccher hanno detto: «Non intendiamo rispondere alle domande, riconfermiamo quanto detto nei verbali d'interrogatorio» e Fagiano si è «dichiarato «prigioniero di guerra». Valsuslno di 23 anni. Fagiano si è sempre distinto come 'uomo d'azione. Avrebbe partecipato, tra l'altro, a rapine, all'azzoppamento del dirigente Fiat Bruno Diotti, all'assalto di una caserma dei carabinieri a Milano. Venne arrestato due anni fa a Napoli, dove era riparato dopo che PI a Torino era stata smantellata dalle confessioni di quasi tutti i suoi soldati finiti in galera. Bruno Russo-Palombi, 34 anni, sposato con tre figli, è accusato tra l'altro dell'assassinio del magistrato Emilio Alessandrini, ucciso da Prima linea a Milano nel gennaio "79. Secondo il racconto di Michele Viscardl, killer della banda poi pentitosi dopo l'arresto, Russo-Palombi fu l'autista del commando (Viscardi stesso, Marco Donat-Cattln, Umberto Mazzola e Sergio Seglo, l'unico ad essere ancora latitante) che freddò Alessandrini. «Nell'azione — disse Viscardl — Bruno Russo-Palombi era armato di fucile a pompa e pistola». Claudio Waccher, 23 anni, disegnatore alla «Snam Progetti» di S. Donato, secondo gli inquirenti trasformò il suo alloggio di via Benefattori dell'Ospedale 3, a Milano, in un covo di Pi dove si nascosero Fagiano e altri capi dell'organizzazione. Waccher è cugino di William Waccher, il giovane sospettato di essere un terrorista, fermato e poi rilasciato che Prima linea ucciderà nel gennaio '80. Per la banda, William Waccher era un traditore. Tra un'eccezione presentata dai difensori (avvocati Pecora e Gabrielli) e l'acquisizione chiesta dal p.m. Bernardi di verbali d'interrogatorio di Viscardl, Mazzola, Marangon, l'udienza si e dipanata fino all'escussione dei testi. Tra questi c'era anche Fabrizio Giai, sanguinario comandante di PI, grazie alle cui confessioni finirono in galera oltre cinquanta terroristi. Giai s'è poi pentito del proprio pentimento, ma non è riuscito a riguadagnarsi la fiducia dei pielllni detenuti." Alla corte Giai ha detto: «Non intendo rispondere». *Buona parte della terza udienza al processo in corte d'assise d'appello che si celebre nell'aula adiacente al nuovo carcere delle Vallette se n'è andata nella lettura dei capi di imputazione (dalla banda armata, al falsi e alla 72 appartenenti alla colonna torinese Br e alla relazione introduttiva del giudice a latere Garavelli. Il magistrato ha illustrato ai giudici popolari i criteri con cui la corte d'assise aveva distinto i complici in organizzatori e semplici partecipanti e i motivi per i quali ha ritenuto di poter applicare l'art. 309, la non punibilità, per chi si è dissociato dall'organizzazione eversiva prima della cattura. Su due punti pubblico ministero e avvocati si daranno battaglia: per l'accusa, infatti, anche 1 semplici partecipanti devono essere considerati organizzatori e l'art. 309 non può essere applicato, in quanto prima della cattura gli imputati avevano commesso il reato di associazione eversiva. i Nel breve intervallo d'udienza i parenti degli imputati hanno portato a tutte le donne detenute un ramo di mimosa, molto gradito da Nadia Ponti, Adriana Garizlo, Giuseppina Bianchi e Silvia Marchese Rossi che occupavano la gabbia numero 2 assieme a Vincenzo Guagllardo e Piero Falcone. I cinque appartengono alla vecchia «organizzazione comunista combattente», in contrapposizione a quella che è stata definita l'area «movimentista» del partito armato. La seconda parte della mattinata è stata dedicata all'interrogatorio degli Imputati Su una cinquantina, soltanto cinque hanno accettato di rispondere. Giorgio Battagin ex impiegato Olivetti, accusato di aver messo a disposizione delle Br un alloggio: «Ammetto di aver ospitato Raffaele Fiore (della direzione strategica delle Br) per 15 giorni, perché ne aveva bisogno, ma avevo già preso contatto con un'agenzia per vendere l'appartamento. Mi fu chiesta una dilazione di altri 15 giorni per Silvana Innocenzi. Sapevo che erano delle Br ma avevo chiesto che non portassero armi nell'alloggio». L'ingegner Pier Luigi Bolognini: «Ho accettato il colloquio con l magistrati perché considero la mia esperienza Br come un periodo chiuso nella mia vita». Il ragioniere Italo Coletta: -Ero già uscito dall'organizsazione prima del mio arresto». Gli ex operai SltSlemens Nicola Eleonori e Giuseppe Piccolo considerano «le Br un ciclo di lotte politiche completamente superato». L'imputato a piede libero Paolo Rancolta, già assolto in primo grado, ha protestato la sua totale estraneità alle Br. Oggi parla l'avvocato dello 8tato Bestente, parte civile nel processo.
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