Rinviato il processo Dozier Un br: «Ci hanno torturati» di Giuliano Marchesini

Rinviato il processo Dozier Un br: «Ci hanno torturati» Concessa ai difensori una settimana per esaminare i fascicoli dell'inchiesta sul rapimento Rinviato il processo Dozier Un br: «Ci hanno torturati» Di Lenardo afferma di essere stato costretto a bere acqua e sale - Il piti: «C'è una denuncia, è stata disposta una perizia» - Savasta e i pentiti separati nella gabbia dagli altri DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VERONA — Breve apparizione in aula di sette dei brigatisti rossi che il 17 dicembre scorso sequestrarono il generale americano James Lee Dozier, liberato dopo 42 giorni dalle «teste di cuoio» della polizia che fecero irruzione nel covo padovano di via Pedemonte. Com'era nelle previsioni, dato che 11 processo si è aperto con il rito direttissimo, gli avvocati hanno chiesto la concessione del «termini a difesa» : il tribunale ha deciso di rinviare il dibattito al 15 marzo, per consentire al legali l'esame dei fascicoli. Intanto uno degli imputati, Cesare di Lenardo, lancia, pesanti accuse contro la polizia, parlando di «sevizie». Parecchio prima dell'inizio dell'udienza, il centro storico della città è presidiato dalle forze dell'ordine. Ci sono cordoni di agenti e carabinieri agli imbocchi del cortile attraverso il quale si accede alla grande aula della Corte d'assise, dove per l'occasione si trasferiscono i giudici. Il settore riservato al pubblico può ospitare un centinaio di persone, 1 controlli sono estremamente rigorosi Mentre un elicottero sorvola il palazzo di giustizia e le zone adiacenti, arrivano i furgoni: in mezzo ad un nugolo di carabinieri, tra la gente che si assiepa lungo le transenne e una folla di fotografi e di operatori delle'reti televisive, gli imputati spariscono in fretta nell'androne del palazzo. I brigatisti entrano nel gabbione grigio addossato ad una parete. E sono divisi: da una parte sono radunati Antonio Savasta, Emilia Libera, Giovanni Ciucci, Armando Lanza ed Emanuela Frasce 11 a, i cosiddetti «pentiti»; nell'altro settore sono rinchiusi Cesare Di Lenardo e Alberta Bigiato, che a quanto pare non hanno aderito a «dissociazioni». Le maggiori attenzioni, naturalmente, sono rivolte a Savasta, passato dalla militanza dura e spietata nelle Brigate rosse al pentimento, alle dichiarazioni che hanno consentito agli inquirenti di andar molto lontano, alle rivelazioni sull'assassinio di Aldo Moro. Quello che era un uomo di punta delle bierre è firmatario insieme con altri tre «carcerieri» di Dozier (Giovanni Ciucci, Emanuela Frascella ed Emilia Libera) di quel documento con 11 quale si Invitano i «compagni» ad abbandonare la lotta armata, dicendo tra l'altro: «Questa scommessa l'abbiamo persa e il nostro isolamento e la nostra sconfitta è quello che paghiamo per aver rinchiuso la realtà in schemi teorici che la semplificavano troppo». Adesso, di fronte ai giudici, Savasta appare piuttosto dimesso, quasi assente, mentre il pubblico ministero Guido Papalla scorre l'elenco del sedici Imputati. Come si è riferito, otto sono latitanti: Francesco Lo Bianco, Barbara Bai zar ani, Umberto Catabla ni, Vittorio Antonini, Luigi Novelli, Remo Pancelli, Marcello Capuano, Pietro Vanzl Del gruppo degli arrestati che sta davanti al tribunale non fa parte Ruggero Volinia, che s'è rifiutato di assistere al dibattimento. Secondo le indi screzionl che circolano, alla ripresa del processo si dovrebbe aggiungere il diciassettesimo accusato: si tratterebbe di un infermiere, veronese, che potrebbe avere avuto compiti di «pronto intervento sanitario» nella compagine dei terroristi. Il pubblico ministero passa alla lettura del capi di imputazione. Tutti e sedici i personaggi per 1 quali si apre il giudizio devono rispondere di aver partecipato, con diversi ruoli, al sequestro di James Lee Dozier, sottocapo di Stato Maggiore delle forze alleate terrestri del Sud-Europa, e della moglie del generale, Judith, lasciata legata e imbavagliata nell'appartamento di Lungadtge Catena. Lo Bianco, la Balzarani, Catabiani, Antonini, Novelli e Pancelli sono accusati di aver preso parte, quali componenti la direzione strategica delle bierre, malia fase dell'ideazione, decisione e preparazione», assicurando -l'assistenza e l'effettivo apporto delle varie colonne nella fase successiva anche mediante la fornitura dei mezzi necessari all'esecuzione del reato». Savasta, Di Lenardo e Capuano devono rispondere di partecipazione alle due fasi, gli altri dell'esecuzione del plano.. I sette brigatisti in piedi nel gabbione non sembrano nemmeno ascoltare. Emilia Libera ed Emanuela Frascella sorridono, conversano con Savasta e Ciuco'. Intanto il presidente del tribunale, Francesco Pulcini, ordina che si proceda in contumacia nel confronti dei latitanti. Subito dopo, 1 legali chiedono i «termini a difesa». L'avv. Ronchiteli!, di Padova, insiste perché 11 periodo sia «congruo», in ottemperanza ad una disposizione contenuta nell'articolo 6 della convenzione europea sul diritti dell'uomo. La richiesta è di 30 giorni II tribunale si ritira in camera di consiglio. E a questo punto Cesare Di Lenardo, aggrappandosi alle sbarre, parla di -torture- che lui e i suoi •compagni» avrebbero subito da parte della polizia, nella caserma del secondo Celere di Padova. Il brigatista ha un segno sul naso. -Vedete ? — dice — è uno di quelli che mi sono stati lasciati dalle botte». E mostra un batuffolo di cotone infilato nell'orecchio sinistro: -E'per via di una lesione permanente — afferma — determinata da litri di acqua e sale che mi hanno fatto ingurgitare. E non è tutto qui: mi hanno trattato con scariche elettriche nelle parti più delicate, mi hanno fatto tagli sulle cosce e sui polpacci, provocato lesioni ai piedi». Cesare Di Lenardo aggiunge: -Dal 28 gennaio al 1° febbraio siamo rimasti legati con le mani dietro la schiena. Anche Savasta, Ciucci e la Frascella, ma loro non lo dicono. A Savasta hanno bruciacchiato le mani, e Ciucci è stato condotto in ospedale per una ferita alla testa, poi lo hanno riportato e gli hanno menato sopra». Di Lenardo fornisce infine una versione diversa da quella ufficiale sul «blitz» degli agenti speciali nell'appartamento in cui era tenuto prigioniero il generale ameri¬ cano. Siamo vivi —dice — essenzialmente per aver avuto tra le mani un ostaggio, per. cui abbiamo trattato la resa. Eravamo in una delle stanze con Dozier». n pubblico ministero, interpellato dat giornalisti, replica che questa storia della trattativa è assolutamente falsa: ci sono, fa presente, le dichiarazioni concordi degli altri quattro «carcerieri» catturati nel covo padovano. Per quanto riguarda le presunte sevizie, Papalla si limita a dire che c'è una denuncia, che è stata disposta una perizia, i cui risultati sono stati trasmessi a Padova. E Savasta, cosa dice a questo proposito ? Il brigatista risponde secco: •Cosa credete, che ci accarezzino?». Dopo pochi minuti di camera di consiglio, il tribunale decide 11 rinvio del dibattimento. In aula ci sono la madre e un fratello di Emanuela Frascel la. Il fratello sostiene che, dopo l'arresto, la ragazza -è stata pestata di santa ragione» -Mia figlia — incalza la madre — è stata legata e anche in cappucciata». Giuliano Marchesini Verona. Emilia Libera viene portata in tribunale (Tel. Ansa)

Luoghi citati: Emilia, Padova, Verona