I 19 militari dell'assalto Br «Normale dormire di guardia»

I 19 militari dell'assalto Br «Normale dormire di guardia» Napoli, il processo ai soldati di Santa Maria Capua Vetere I 19 militari dell'assalto Br «Normale dormire di guardia» I terroristi li sorpresero nel sonnoT8 febbraio scorso e si impadronirono di numerose armi - «Nessuno ci ha mai addestrati a una situazione di pericolo» - H giudice chiede: «Vi siete pentiti?» - Inviate comunicazioni giudiziarie a sei generali e colonnelli DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE NAPOLI — I volti dall'espressione sgomenta sono di ragazzi, facce contadine che l'ombra della barba non riesce a rendere adulte. Scendono questi giovani dai cellulari blindati in mezzo ai carabinieri della scorta e hanno i polsi stretti da catene che 11 legano a gruppi di cinque; camminano lo sguardo fisso a terra e soltanto quando entrano nell'aula del tribunale militare qualcuno timidamente cerca fra il pubblico il viso amico di un parente. Sono 19, soldati di leva fra i venti e i ventidue anni, secondo il codice penale militare hanno compiuto un reato grave: la notte fra l'8 e 11 9 febbraio scorso di guardia alla caserma «Pica» di Santa Maria Capua Vetere, dov'è un grosso deposito di armi, invece di sorvegliare l'arrivo di un nemico improbabile, a mezzanotte andarono tutti a dormire e forse lo avevano già fatto chissà quante altre volte perché, hanno dichiarato ieri in aula, nessuno li aveva addestrati al pericolo. Ma quella notte il «nemico» arrivò: cinque forse sei brigatisti rossi, un'irruzione a colpo sicuro, sopraffatta in un attimo la guarnigione addormentata, incatenati i soldati, presi mitra, mortai, bazooka, fucili e pistole. Il giorno dopo l'organizzazione clandestina rivendicò l'assalto con un comunicato nel quale tra l'altro minacciava: -Sapremo attivare le armi requisite al nemico di classe». L'inchiesta giudiziaria è in mano a Digos e magistratura, per i soldati invece è scattata l'istruttoria militare che è stata rapida: l'arresto e per tutti l'accusa di -abbandono di posto e violata consegna', cosi rischiano di rimanere in carcere per un anno o forse più se verranno riconosciute particolari aggravanti. La cosa dalla giustizia militare è stata presa con serietà tanto che agli Imputati è stata ne gata la libertà provvisoria. Cosi in attesa del dibattimento il gruppo ha trascorso un mese nel carcere militare di Forte Boccea a Roma, un tempo sede del Sid. Sono le 19 esatte quando l'udienza vien dichiarata aperta da Nicola Lucarelli, un magistrato civile che da vent'anni dirige processi militari. Alla destra del presidente il secondo giudice civile, Biagio Crlscuoll; dall'altro lato siede il tenente di vascello Mauro Esposito, in divisa, con sciarpa azzurra, decorazioni e sciabola. Il rito è rapido. Nella relazione al tribunale si sottoll nea come qualcuno parlando del sonno l'abbia definito «abitudine istituzionalizzata». Poi c'è la lettura del rapporti sui militari fatti dal co mandante del reparto o dai carabinieri: sono tutti -ottimi o buoni elementi', secondo quelle carte; due, però, hanno precedenti cioè in passato hanno commesso qualcosa: uno tentò una rapina, l'altro figlio di contadini a 13 anni guidò un trattore e lo sorpre sero;-qualcuno si è segnalato nel luoghi del terremoto; Lu ciano De Lucia. 20 anni, napoletano, si è -distinto per la fierezza con cui indossa l'uniforme'. Il presidente conclude: -Vedete, sono tutti bravi ragazzi ». Tocca al caporalmaggiore Silvio Bertolino, un palermi- tano di vent'anni, deporre per primo. Comandava lui quella sera il gruppo di guardia. E' vero, accettò la proposta di andare a dormire fatta collettivamente dagli altri «quel giorno». Il caporale ricorda che il telefono squillò, a mezzanotte e cinque, e al soldato che rispose una voce di ragazza disse di aver sbagliato numero. Era quella una telefonata di controllo delle Brigate rosse? Nessuno lo sa, nessuno osa parlare di «talpe» infiltrate fra 1 militari. Bertolino aggiunge che i brigatisti dopo averli legati 11 tranquillizzarono: «Vedrete che vi daranno una licenza se direte che siete stati sopraffatti'. Il presidente conclude: -Posso farti un'ultima domanda? Di tutto quello ette è successo sei pentito?'. A mezza voce il caporale risponde: «Si, sinceramente: Ma l'espressione non place al j suo difensore avvocato Augusto Slnagra che esclama: -Chiedo di cambiare termine. Il "militare pentito" mi darebbe fastidio'. Il caporale Sergio Di Tra pani, 21 anni, di Palermo, trema come una foglia quando lo chiamano a deporre: «Non aver paura, stai calmo rispondi con calma e cerca di dire la verità nel tuo interesse» lo consiglia il presidente. Fra i suoi Incarichi c'era anche quello di controllare le armi ma l'addestramento, racconta, si è limitato a una visita al poligono per sparare un cari catore. No, nessuno li aveva avvertiti del particolare momento di pericolo: il pubblico ministero, Andrea De Leone, a questo proposito avverte il tribunale che sei fra generali e colonnelli hanno ricevuto comunicazioni giudiziarie. Che 1 turni di guardia si risolvessero ih dormite più o meno lunghe, confermano tutti, -era risaputo». E tutti s,i dichiarano -pentiti» Vincenzo Tessandor i

Persone citate: Andrea De Leone, Augusto Slnagra, Bertolino, Biagio Crlscuoll, De Lucia, Mauro Esposito, Nicola Lucarelli, Silvio Bertolino, Vincenzo Tessandor

Luoghi citati: Napoli, Roma, Santa Maria Capua Vetere