Verona in stato d'assedio per il processo contro i 16 brigatisti che rapirono Dozier di Giuliano Marchesini

Verona in stato d'assedio per il processo contro i 16 brigatisti che rapirono Dozier Da domani dibattimento con rito direttissimo, il pentito Savasta tra gli 8 terroristi catturati Verona in stato d'assedio per il processo contro i 16 brigatisti che rapirono Dozier dal nostro inviato speciale , VERONA — Da domani si ricostruisce in tribunale la vicenda di James Lee Dozier, il generale americano della Nato sequestrato dalla Brigate rosse e liberato dopo quarantadue giorni da un gruppo di agenti speciali della polizia con un blitz nella «prigione del popolo» di via Pindemonte a Padova. Un processo che si apre con il rito direttissimo, tra eccezionali spiegamenti di forze dell'ordine attorno al Palazzo di giustizia. Il dibattito si svolge nell'aula della corte d'assise, che ha richiesto diversi lavori per l'allestimento e la garanzia di sicurezza. Sedici i personaggi che il sostituto procuratore veronese Guido Papalia sottopone a giudizio. Ma soltanto otto entrano nel gabbione montato per la circostanza: sono Antonio Savasta, Cesare Di Lenardo, Emilia Libera, Giovanni Ciucci, Emanuela «no™™ velini» Giovanni Ciucci, Emanuela Frascella, Ruggero Volinia, Armando Lanza, Alberta Binato. Gli altri sono latitanti: si tratta di Francesco Lo Bianco, Barbara Balzarani. Umberto Catabiani, Vittorio Antonini, Luigi Novelli, Remo Fancelli, Marcello Capuano, Pietro Vanzi. Per il pubblico ministero la Balzarani, Lo Bianco, Novelli, Catabiani e Fancelli, accusati di far parte della direzione strategica delle colonne milanese e veneta delle Br, hanno ideato il rapimento di Dozier, con la «collaborazione» di Savasta, Di Lenardo e Capuano. Per tutti e sedici, l'imputazione è di sequestro di persona a fini di eversione, di cui rimase vittima anche la moglie del generale, Judith, che fu legata e imbavagliata durante l'assalto dei terroristi. Alcuni degl'imputati devono rispondere anche di detenzione di armi. A poco più di un mese dalla liberazione dell'alto ufficiale statunitense, dunque, la resa dei conti per i brigatisti. James Lee Dozier è rapito nel pomeriggio del 17 dicembre scorso. Il generale ha da poco concluso il suo lavoro presso il comando Ftase ed è rincasato puntuale come il solito. Verso le 17,30, il commando piomba davanti l'abitazione di Dozier, in Lungadige Catena 5: otto o dieci terroristi, Il generale sta conversando con la moglie, quando squilla il campanello. Va lui ad aprire i la porta. Ci sono due uomini con indosso delle tute (forse la porta. Ci sono due uomini con indosso delle tute (forse sono Antonio Savasta e Pietro Vanzi). Dicono che ci sono infiltrazioni d'acqua nel piano sottostante, che bisogna dare un'occhiata. Dozier non ha l'ombra di un sospetto, fa entrare quegli «idraulici». Qualche istante dopo, l'alto ufficiale è tra le mani delle Brigate rosse: viene infilato in un baule e portato via col furgone. | Trascorrono quasi tre ore, nrima che Judith Dozior. eh» Trascorrono quasi tre ore, prima che Judith Dozier, che era stata legata e imbavagliata, riesca a richiamare l'attenzione dei vicini.. V Saranno quarantadue giorni di angoscia per la sorte di Dozier. Tutto il Veneto e altri territori del Nord Italia sono battuti incessantemente da centinaia di agenti e carabinieri, mentre a Verona s'istituisce un centro nazionale di coordinamento delle indagini, la Gf la cui direzione è affidata a Gaspare De Francisci, capo dell'Ucigos. Poi si apre la strada per la soluzione del «caso Dozier». L'indicazione decisiva viene da un giovane coinvolto in un'inchiesta su un traffico di droga. Gl'inquirenti localizzano la «prigione» del generale. La mattina del 28 gennaio scatta l'operazione, con l'impiego degli agenti speciali del nucleo operativo centrale di sicurezza della polizia. Gli uomini del blitz sfondano la porta, balzano addosso al cinque terroristi che sono in casa. Uno dei brigatisti punta la pistola ad una tempia di Dozier, le «teste di cuoio» evitano per un soffio la tragedia. Una manciata di secondi, e James Lee Dozier è Ubero. I suoi «carcerieri» sotto catturati: sono Antonio Savasta che parlerà abbondantemente davanti agl'inquirenti, Giovanni Ciucci, Emilia Libera, Cesare Di Lenardo, Emanuela Frascella. Domani, si apre il processo in una specie di roccaforte: murate le finestre dell'aula, bloccato il traffico nella zona del Palazzo di giustizia, predisposti controlli minuziosi. Trattandosi di un processo per direttissima, si prevede che gli avvocati chiedano i cosiddetti «termini a difesa», per un esame degli atti. E' probabile, quindi, che questo dibattito «slitti» di alcuni giorni. Giuliano Marchesini

Luoghi citati: Emilia, Nord Italia, Padova, Veneto, Verona