Oltre un miliardo di persone avrà più di 60 anni nel 2025

Oltre un miliardo di persone avrà più di 60 anni nel 2025 Concluso a Milano il convegno Arci sulla terza età Oltre un miliardo di persone avrà più di 60 anni nel 2025 MILANO — Il convegno nazionale sulla terza età che si è svolto dal 4 al 6 al Palazzo delle ex Stelline organizzato dall'Arci si intitola «Anziché anziano» e sottintende l'invito a non isolare in questa definizione chi è avanti negli anni, bensì a continuare a considerarlo come prima: cioè un individuo, una persona, con proprie singole idee, aspirazioni, diritti, doveri, esigenze. Sembra una constatazione ovvia, invece — basta guardarsi Intorno — tanti si comportano come se avessero opinione esattamente opposta. Durante la prima giornata è intervenuto Joseph Franceschi, sottosegretario del Dipartimento terza età al ministero francese della Sanità. Ma da loro si chiama «Ministere de la solidarieté nationaie» e non di rado scegliendo vocaboli differenti per indicare una medesima realtà, si finisce con l'esprimere una realtà diversa, o quanto meno esaminata da un'altra angolazione. Franceschi premette che nel 2025 ci saranno 1210 milioni di pèrsone che avranno come minimo 60 anni (nel 1950, erano 250 milioni). L'avere di tanto prolungato la vita è stato certamente ottimo, ma il problema di oggi è: quale vita? In che modo siamo destinati a trascorrere quest'esistenza cosi lunga? Gli anziani finiscono troppo spesso in ghetti, conferma il sottosegretario, e ciò dimostra che «per superare le sue contraddizioni la nostra società sovente non trova altro rimedio al di fuori dell'esclusione, del rifiuto». L'esponente socialista illustra le misure varate sotto la presidenza Mitterrand a favore degli anziani (ad esempio 11 servizio di infermeria a domicilio, che fino all'ottobre '81 veniva svolto da 300 persone, ne occuperà 2000 alla fine dell'83). Poi afferma: «Solidarietà significa il contrario di carità e assistenza; presuppone il riconoscimento ad ognuno di disporre di sè e della propria vita. Nel concetto di solidarietà rientrano i legami tra generazioni». La mancanza di questo tipo di collegamento è uno dei filoni più interessanti del convegno. Ugo Ristori, presidente dell'Uisp, (Unione Italiana Sport Popolare) ricorda «il nostro attuale meccanismo perverso, per cui chi è fuori dai processi produttivi è automaticamente emarginato, sia esso l'anziano, il giovane, la donna, l'handicappato, il bambino». «Il giovane — aggiunge — è invece l'anziano di domani». Anche questa sembra una constatazione ovviama nella realtà non Io è. Basterebbe infatti rammentare la grancassa pubblicitaria che in questi anni ha inventato «la cultura dei giovani», «la ìnusica del giovani», «le esigenze dei giovani», «il linguaggio dei giovani», «i vestiti dei giovani» eccetera esaspe e a i ¬ rando fino alla frattura quella che è inevitabile e giusta dialettica fra generazioni. Nella giornata conclusivaintervento di Cesare Musattiscintillante, intelligente, divertito, provocatorio. «Considero la pensione una cosa orrenda», afferma «l'italiano poi è furbastro e quindi il suo ideale è di andare in pensioneAddirittura ci sono ventennche pensano alla carriera in funzione della pensione». «Invece l'uomo» — continua — «dovrebbe lavorare fincìpé campa. Perché non utilizzare gli anziani come sorvegliantnei musei, nelle biblioteche o in cose analoghe?». Infine la testimonianza personale: «Io lio 85 anni, ma rifiuto di riconoscermi quale anziano, perché ciò significa accettare dessere "fuori combattimentoOrnella Rota

Persone citate: Franceschi, Joseph Franceschi, Mitterrand, Rota

Luoghi citati: Milano