Perché rischia di morire la Rassegna degli Stabili
Perché rischia di morire la Rassegna degli Stabili A Firenze il presidente Mori spiega la storia della crisi Perché rischia di morire la Rassegna degli Stabili FIRENZE — La Rassegna Internazionale 'dei Teatri Stabili — che dal 1965 all'81 si è svolta regolarmente a Firenze, ogni anno, ad aprile, per l'arco di un mese circa, offrendo ad un pubblico di specialisti e appassionati un panorama sempre vario é, nonostante gli inevitabili scompensi, ricco e stimolante della produzione teatrale in Europa e fuori d'Europa — rischia quest'anno di non realizzarsi. Il presidente dal '78, lo storico dell'economia Giorgio Mori, e i suol diciotto consiglieri si sono dimessi vista l'impossibilità di procedere; dal canto suo, l'assessore alla cultura del Comune Fulvio Abboni ha convocato per stamane una conferenza stampa straordinaria, per affrontare il problema insieme agli altri pubblici amministratori, alle forze teatrali e culturali della città e della regione. Che cosa ha realmente spinto Mori e i suol collabora¬ tori ad un gesto cosi compatto e clamoroso? «Una crisi di struttura ed una finanziarla, che avevamo dà due anni circa denunciato agli enti pubblici patrocinatori della rassegnojsenza avepuQin contraccàrnvlò/Hspostéprecìhe*». Di quale crisi, in sostanza, si trattava? «Dopo i miei primi due anni di presidenza, feci presente — si eranella primavera-estate dell'80 — a Comune, Provincia;. Regione e Azienda Autonoma di Turi- smo e Soggiorno che l'apparato su cui la Rassegna si fondava, per l'intero anno, in vista di quell'unico mese in cui poi, concretamente, si realizzava, era antieconomico, sul piano proprio delle spese generali, rispetto ai risultati. Proposi, dal canto mio, di fare della Rassegna una sorta di punto di riferimento costante del teatro internazionale per tutto l'anno: magari contraendo il ciclo di spettacoli di aprile, si sarebbe potuto, negli altri mesi, organizzare stages, mostre, convegni su quanto si veniva producendo sulla scena di prosa nei vari Paesi, ed anche proporre spettacoli in altre date: per esempio, uno o due spettacoli di eccezionale livello nel corso dell'estate. La distribuzione delle spese generali, in questo modo, lungo l'arco dell'intera annata, avrebbe permesso di mantenere in vita l'attuale struttura organizzativa». Ma lei paria anche di una crisi finanziaria: «Sì, e purtroppo molto pesante. La rassegna costa ogni anno circa clnquecentocinquanta milioni: quattrocentocinquanta milioni circa li versano, insieme, Comune e Regione, una quarantina li mette la Provincia, venticinque l'Azienda, e un cinquanta milioni li riceviamo dal ministero del Turismo e Spettacolo, tratti dal fondo riservato ai festival. Ma questi soldi arrivano quando possono: anno dopo anno, il ritardo si è fatto insostenibile. I fondi dell'ultima Rassegna, quella dell'Si, li abbiamo visti arrivare a dicembre scorso, otto mesi dopo. Ma le compagnie vogliono essere pagate, a Firenze come altrove, prima di andare in scena. E allora abbiamo dovuto, con le lettere d'impegno degli enti pubblici in mano, farci anticipare i soldi dalle banche, pagando per quegli otto lunghi mesi interessi del trenta per cento. E' stato davanti a questo stato di cose, che per l'82 non avevamo motivo di credere si potesse modificare, che abbiamo deciso di dimetterci». I vostri «committenti» come hanno reagito? «Lo sapremo nella conferenza stampa di stamane, noi come gli altri. Può darsi che ci rimproverino di avere dato, negli ultimi anni, alla Rassegna un'impronta troppo "culturalistìca"', perché avevamo voluto agganciarla ad un tema, imbastirci su ogni volta un grosso convegno, inviterei a discutere non solo teatranti, ma anche storici e filosofi. Oppure si potranno schermare dietro la difficile contingenza economica, il taglio della spesa pubblica, e soprattutto degli investimenti culturali. Noi saremmo anche stati disposti a fare una Rassegna-ponte, molto ridotta, pur di garantire la continuità della manifestazione: ma abbiamo chiesto la garanzia che poi, per almeno tre o cinque anni, diventasse quel panorama articolato e annuale che avevamo suggerito. E queste garanzie nessuno ce le ha date». Guido Davico Bonino
Persone citate: Giorgio Mori, Guido Davico Bonino, Mori, Soggiorno
Luoghi citati: Comune Fulvio, Europa, Firenze
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