Via col vento, se è il vento dell'Est

Via col vento, se è il vento dell'Est Via col vento, se è il vento dell'Est TORINO — Anche i bambini sono utili alla rivoluzione, in prospettiva. Ma le donne di più, perché agiscono nel presente: con i loro rifiuti o col loro entusiasmo modificano in bene e in male gli slanci della collettività, le scelte maschili di tutti gli inizi politici. Il film che l'immancabile Xie Jin ha girato per l'anno internazionale del fanciullo, Oh, culla! è l'odissea di un gruppo di bambini durante la lotta rivoluzionaria, ma soprattutto un inno deferente alle donne-soldato che facevano in tempi difficili da infermiere e nutrici. Siamo nell'edificazione? Sì, moltissimo. Gli spettatori delle «Ombre elettriche» hanno potuto misurare in questi giorni l'uso pedagogico che i cinesi fanno, programmaticamente e necessariamente, del cinema. Anche il fumetto, il romanzane d'appendice, la storia piena di effettacci e scene madri non sono che la condensazione dei principi edificanti che reggono ogni spettacolo popolare. L'altro giorno, accanto a Oh, cullai del 1980 c'era, per opportuna malizia dei programmatori, Il canto della gioventù girato nel 1959 da Cui Wei e Chen Huàiai, e la commedia di San Hu, Quei due e quelle due, girata nel 1979. Un fumettone e un «telefono bianco» distanti ventanni l'uno dall'altro, ma uniti dall'unica, orgogliosa vocazione ài addestrare l'animo popolare. Dice il direttore delle «Ombre elettriche», Marco MUller, die i primi maoisti europei erano tornati sdegnati dalla visione di prodotti volgari come II canto della gioventù, tratto da un romanzacelo di consumo. Ma come? In Cina, mentre si affrontano i problemi della più gigantesca trasformazione, la gente viene intrattenuta con i filmacci? Si capisce che sbagliavano, per eccesso di zelo, i maoisti europei. Il canto della gioventù fa il suo mestiere, non solo il tentativo di unire le seduzioni di Hollywood con la retorica della Mosfilm, ma anche l'accorto sfruttamento del divismo, storia di donne e di dive in una nuvola sentimentale ed epica tra Via col vento e il Novecento di Bertolucci. Per tre ore una ragazza della borghesia sotto il Kuomintang passa dall'amore sbagliato all'amore vero, dal carcere alla tortura, dal patto coi nazionalisti alla lotta comunista prima d'ottenere la tessera del partito comunista, il simbolo che la redime. La vediamo amoreggiare nei giardini, scottarsi le dita sulle pentole della casalinga, agitarsi in un'inquietudine ancora prepolitica, ma femministica («sono stanca del lavoro di casa; non appartengo che a me stessa»;, distribuire manifestini, fare l'insegnante in campagna e capire la miseria dei contadini, subire la prevaricazione della polizia di Ciang, scoprire i traditori, trovar tenipo per l'amore. E tutto questo archivio di storia nazionale e sentimentale volete giudicarlo solo un filmaccio? E una commedia come Quei due e quelle due volete giudicarla solo un filmino, aggravato dall'uso di due coppie di gemelli reciprocamente innamorate? No, sono film politici, s. r. La protagonista di «Il canto della gioventù» del 1959

Persone citate: Bertolucci, Chen Huàiai, Ciang, Marco Muller

Luoghi citati: Cina, Hollywood, Torino