Vecchio Po, grande malato di Remo Lugli

Vecchio Po, grande malato Indagine sulla vita e sui segreti del massimo fiume italiano Vecchio Po, grande malato La radiografia del corso fluviale in un volume di 310 pagine -1 pericoli derivano dall'inquinamento e dalle escavazioni (valutate nel 1974 in quasi sette milioni di metri cubi) DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PARMA — CI si ricorda del Po-nei giorni di gran pioggia, quando il livello si alza e c'è la minaccia di alluvioni; o nei giorni di gran siccità, quando diventano difficilmente navigabili anche i tratti di solito percorsi dalle bettoline e altri natanti. Ma il Po è li tutti i giorni, magari lento e sonnacchioso, a solcare con i suoi 651 chilometri la Valle Padana, a darle il bene e il male della sua presenza. Diclamo pure il bene, perché il male è soprattutto lui, il grande fiume, a riceverlo dalle aree circostanti, l'enorme bacino imbrifero esteso dalla Svizzera al Piemonte, dalla Lombardia all'Emilia: 75 mila chilometri quadrati, circa un quarto della superficie dell'Italia E lo riceve, questo male, dall'imprevidenza, dalla cocciutaggine, dall'incapacità degli uomini di amministrare i beni della natura. Il Po è un grande malato: malato di urbanesimo, di estrazioni, di inquinamento, di abbassamento del letto. Un malato che va seguito/studiato. Fortunatamente un medico personale ce l'ha: è l'ing. Lino Cati che da sette anni dirige l'Ufficio idrografico del Po. Da questo suo osservatorio sulla vita del fiume l'ing. Cati è riuscito a trarre i dati per ricavarne una indagine approfondita su tutta la vita, i segreti, l'anatomia, la fisiologia, gli umori del massimo corso fluviale italiano. Il volume, che si intitola «Idrografia e idrologia del Po», di grande formato e di 310 pagine, è edito dall'Istituto Poligrafico dello Stato. Costituisce un elemento di studio e consultazione per amministrazioni pubbliche, università, consorzi di bonifica, organi dello Stato, tecnici che si occupano di idraulica nella Valle Padana. Il regime delle precipitazioni è, naturalmente, uh dato di partenza dei fenomeni idrologici. Ad esempio il ventennio 1951-70 è stato più piovoso del trentennio 1921-1950. Nel pe riodo 1918-1970 la portata me dia annuale del Po è stata di J7 metri cubi al secondo a ToIno, 440 metri cubi.a Bórgoforte e 455 metri cubi a Ponte lagoscuro. La portata massima conosciuta è quella del colmo di piena del novembre 1951, cioè quella della catastrofica alluvione del Polesine: a Piacenza 12.800 metri cubi al secondo. Gli argini non furono in grado di contenere l'enorme \ massa d'acqua e ad Occhiobello si aprirono due lunghe brecce, l'acqua dilagò allagando un'area di 100 mila ettari. «La frequenza di questi eventi — scrive Cati nel suo volume — si colloca intorno al valore di 200 anni, ha insomma la probabilità di prodursi circa quattro volte in mille anni, ma questo non vieta che questo possa avvenire nella prossima primavera od autunno-. Secondo Cati una sola regione, piemontese, lombarda, emiliana, non è sufficiente a determinare episodi critici da Pontelagoscuro al Delta. La sola regione piemontese può creare situazioni difficili nel corso superiore del fiume come avvenne con la piena del 1951, quando scaricò nell'alveo del Po. 9200 metri cubi al secondo. Fino ad ora le combinazioni piemontese - lombarda, lombarda - emiliana o piemontese - emiliana dà sole non hanno mai provocato pie¬ ne catastrofiche per il basso Po Soltanto la sovrapposizione dei colmi di piena dei còrsi d'acqua delle tre regioni che compongono 11 bacino del Po, potrebbe determinare un disastro. Nel corso dell'anno il Po ha notevoli alti e bassi, fra il livello di massima magra e quello di massima piena il salto delle acque è di 5 metri a Torino è supera i dieci metri a Pavia e a Pontelagoscuro. In un anno fra gli argini del Po scorre, secondo Cati, un volume d'acqua valutabile in non meno di 80 miliardi di metri cubi, dei quali cinquanta raggiungono il mare e trenta rappresentano il consumo per l'evaporazione e la vita vegetale. Questa massa d'acqua trasporta oltre 14 milioni di metri cubi di materiale, di cui 9,5 milioni sul fondo e i rimanenti in sospensione. Le escavazioni, punto dolente, sono valutate in 6,8 milioni di metri cubi di sabbia e ghiaia in un anno (1974), ma si ha motivo. di credere che in realtà le cifre siano ben maggiori. Il letto del Po si abbassa: dal 1960 all'80, sono state registrate le seguenti punte: meno 1,76 a Boretto, meno 1,07 a Pontelagoscuro e meno 2,91 a Cremona dove è stato necessario abbassare anche la soglia d'ingresso alla conca di navigazione del canale Milano - Cremona - Po. Il Po, sostiene Cati, deve essere soprattutto fonte di risorse e di benessere e non di inquinamento o altri fattori negativi. «// problema "acqua" nei suoi vari aspetti (carenza, inquinamento, utilizzazione, magre, piene, tiutilizeo) è oggi e lo sarà ancora più domani di primaria importanza. Gli 80 miliardi di metri cubi d'acqua che scorrono nel Po e di cui 50 arrivano al mare sono una risorsa idrica notevole che, se opportunamente indirizzata verso usi multipli, possono tradursi in benefici economici rilevanti e non solo per le popolazioni rivierasche f,. Remo Lugli

Persone citate: Lino Cati