Il «sub» spiava le nostre difese però non costituiva una minaccia di Alberto Rapisarda

Il «sub» spiava le nostre difese però non costituiva una minaccia Lagorio alla Camera sul sottomarino sovietico scoperto nel Golfo di Taranto Il «sub» spiava le nostre difese però non costituiva una minaccia Il ministro smentisce che si sia voluto montare il caso per ottenere maggiori stanziamenti per la difesa - «I nostri comandi hanno responsabilmente ritenuto di non adoperare mezzi bellici durante l'inseguimento» • Accame: non si può escludere che abbia posato mine di profondità ROMA — Il sommergibile straniero nel Golfo di Taranto c'era, era sovietico, della classe «Victor., a propulsione nucleare, e la sua azione-«era certamente diretta a creare pregiudizio o nocumento alle nostre difese, ma non ha assunto gli aspetti di una minaccia drammatica». Per questo non si è reso necessario l'intervento e l'uso di mezzi che facessero emergere il sommergibile spia. E' quanto ha spiegato ieri mattina alla Camera il ministro della Difesa Lagorio, davanti a pochissimi (una decina) ma esperti deputati di cose militari. De-! putati che sono parsi, alla fi-; ne, poco convinti delle rispo-i ste del ministro alle loro in-' terrogazioni, che ponevano una serie di domande molto j tecniche alcune delle quali lasciavano trasparire il sospetto che il «caso» del sommergi-* bile sia stato volutamente montato per ottenere dar Parlamento maggiori stan-1 ziamenti per la difesa delle coste. Lagorio ha respinto queste insinuazioni e ha spiegato che il sommergibile è stato avvistato entro le acque territoriali italiane alle 9.40 del 24 febbraio dal sommergibile italiano «Leonardo da Vinci», è stato inseguito per 18 ore all'interno del Golfo di Taranto, dove l'unità straniera si era diretta, fin quando non è uscito di sua spontanea volontà dalle nostre acque. Nella caccia sono stati impiegati tre aerei antisommergiblll e cinque elicotteri. Lagorio ha rivelato che il sottomarinospla, per tentare di sganciarsi dal controllo elettronico delle apparecchiature del sommer- 'glbile italiano, si era posto jsulla scia di un mercantile 11-;beriano che era salpato à&tTaranto, diretto verso Sud-iEst. Una domanda che si sono posti deputati e opinione pubblica era: perché non è stato fatto emergere il sommergibi- le-spia? »Le norme del tempo di pace prevedono che non sia fatto impiego di armi — ha spiegato Lagorio — o meno che il sommergibile non svolga azioni inequivocabilmente ostili». Per far emergere il battello occorrevano mezzi bellici «e i nostri comandi hanno responsabilmente ritenuto di evitare tale misura». Anche perché, è da aggiunge¬ re, l'uso di bombe di profondita contro un mezzo a propulsione nucleare avrebbe comportato anche il rischio di una esplosione con conseguente contaminazione radioattiva, per non parlare delle conseguenze politiche e militari. Lagorio ha detto che è improbabile che il sommergibile abbia minato il Golfo di Taranto. Il ministro ha poi colto l'occasione per chiedere un 'diverso modello di difesa» per proteggere adeguatamente il Sud della penisola. Oggi la sorveglianza delle coste si fa solamente durante la normale attività addestrativa dei mezzi navali e aerei, soprattutto al largo di Taranto ed Augusta. Fuori dalle acque territoriali, davanti alla Cala bria, sono stati cosi avvistati negli ultimissimi tempi» altri due sommergibili sconosciuta Queste parole non hanno affatto convinto l'on. Accame, ex comandante di Marina e compagno di partito di Lagorio. Secondo Accame il sommergibile straniero non è stato 'Cacciato» ma 'ha voluto fare una esercitazione con ricezione spettrografica dei suoi inseguitori». E non si può assolutamente escludere che abbia posato mine, perché le mine da fondo sono Dosabili anche dal tubi lanciasiluri. Se poi il sommergibile è penetrato nelle nostre acque territoriali, doveva essere fatto emergere; se era fuori «si è fatto molto rumore per nulla». Insoddisfatti erano anche i comunisti (BaraceatU). il pdup (Milani). I liberali, 1 socialdemocratici, 1 de e i socialisti hanno Invece apprezzato l'illustrazione del ministro. Alberto Rapisarda

Luoghi citati: Roma, Taranto