La Hoffman Una danza molto Usa di Luigi Rossi
La Hoffman Una danza molto Usa A Milano dalla Germania La Hoffman Una danza molto Usa MILANO — Reinhild Hoffmann, come Pina Bausch, discende direttamente dalla celebrata scuola del maestro espressionista Kurt Jooss. Ma -nel primo spettacolo di Germania danza al Tetro Nuovo di Milano, si è rivelata una figlia abbastanza spuria e piuttosto imparentata invece con l'avanguardia «post-modem» americana dei Bob Wilson e delle Meredlth Monk, tanto per fare due nomi. Nel taglio teatrale del suo «solo» non ritroviamo infatti quella «concentrazione sull'essenziale» che è il cardine estetico di Jooss, ma invece l'ossessiva ripetitività, il gesto minimale, appena rotto a tratti dall'esplosione di rivoltaceli rabbia Questo spettacolo da camera sostanzialmente un monologo, anche se nell ultimo numero interviene Oeta Bahrmann, quasi come sua immagine speculare, è fatto di gesti ascetici, lunghe pause quasi sempre nel silenzio musicale, a volte avaramente interrotto da fonemi di John Cage o da suoni elettronici di Ligetl. Il primo numero si intitola: Solo mit sofà e il divano al quale la donna è legata dalla sua lunga veste è una sorta di personaggio antagonista che la imprigiona nelle sue soffici ma insidiose spire. La simbologia è fin troppo scoperta e viene ripresa quasi letteralmente in Stein, ove la protagonista è zavorrata e trattenuta da pesanti pietre che le impediscono di procedere. Forse il numero più suggestivo è Bretter. Le due travi che la danzatrice manovra diventano attrezzi di una emblematica crocifissione, di una dolente deposizione e di una sepoltura di Cristo morto. Più oscuro, e anche prolisso e tedioso, 11 duetto finale Auch, che peraltro ripete tematiche già sviluppate in precedenza: la prigionia del mondo, l'incomunicabilità stavolta rappresentate dalle interpreti legate a due sedie e vanamente protese nel tentativo di scambiarsi i ruoli. Reinhild Hoffmann, direttrice del Bremer Tanzthea ter, è in Italia per la seconda voita. Partecipò lo scorso anno a Venezia Danza '81 con Oiàrdino proibito, ancora sui prediletti temi della negazione e dell'alienazione. A-Milano ha ricevuto accoglienze cordiali. Luigi Rossi
Persone citate: Bob Wilson, Bremer, Hoffman, Hoffmann, John Cage, Kurt Jooss, Pina Bausch, Stein
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