Il giudizio dei gesuiti sul «processo» Esigente, ma stimolante papa Wojtyla di Marco Tosatti

Il giudizio dei gesuiti sul «processo» Esigente, ma stimolante papa Wojtyla Si è conclusa la riunione speciale dei responsabili della Compagnia Il giudizio dei gesuiti sul «processo» Esigente, ma stimolante papa Wojtyla ROMA — Dopo un Ultimo pranzo in comune, gli 86 padri provinciali dei gesuiti hanno incominciato ieri pomerìggio alla spicciolata a lasciare la clausura di Villa Cavalletti, vicino a Roma, per tornare nelle proprie sedi in tutto il mondo: dalla Nuova Zelanda alla Norvegia Cosi è finita la riunione «speciale» dei responsabili della Compagnia di Gesù, la prima degli ultimi anni, e soprattutto la prima dopo il «commissariamento» della Compagnia, avvenuto nell'ottobre scorso da parte del Pontefice. Wojtyla ha mandato un suo delegato, padre Dezza, a sostituire 11 superiore generale malato, infrangendo in questo modo una tradizione secolare. E' un momento importante, nella vita della Compagnia, e come.tale è sentito, dopo le polemiche e i rimproveri, spesso severi, mossi al comportamento di alcuni settori gesuiti da Paolo VI, Giovanni Paolo I (che non ha fatto in tempo ad esternarli) e l'attuale Pontefice! Il discorso del Papa, all'udienza riservata ai «provinciali», è stato interpretato dalla grandissima maggioranza degli interessati come •esigente, ma positivo». Che non si sia trattato di pura e semplice «routine» lo si' può dedurre anche da alcuni particolari: oggi la Curia Generalizia emanerà un comunicato piuttosto ampio, sullo svolgimento del lavori, e lunedi prossimo il «coadiutóre» di padre Dezza, padre Pittau, tenuto in molta considerazione dal Pontéfice, avrà un incóntro con i giornalisti per chiarire eventuali dettagli. In un mondo spesso diffidente verso i «mass media», tanta attenzione non è usuale. Le valutazioni, come dicevamo, nei complesso sono assai favbréyóli; tanto che Un gruppo di provinciali tedeschi, a cui erano state attribuite critiche e perplessità verso 11 discorso papale, ha ritenuto opportuno smentire pubblicamente queste voci. Il discorso del Pontefice è stato molto i incoraggiante, dicono alcuni; altri fanno notare come alle «aspettative» dei membri della Compagnia di Gesù sia stato risposto ad un livello molto alto. Non c'è stato — e questo si temeva — un •processo alla Compagnia»; il Pontefice ha indicato alcune esigenze (disciplina, linea mediana fra progressismo e integralismo, formazione severa, primato del servizio più strettamente spirituale e religioso sul «sociale» e sul •politico») ma riconoscendo la «vocazione speciale» della Compagnia. Questo aspetto è stato messo in rilievo nelle discussioni che sono seguite al discorso papale nella pace di Villa Cavalletti, e cioè il riconoscimeli tb da'parte'di Giovanni Paolo, II degli spazi più ampi, rispetto ad altri ordini, che la tradizione riserva ai gesuiti. Una tradizione che li porta a occupare, proprio per le caratteristiche del loro ruolo, posizioni di «pericolo», sia reale, come per esempio nell'America Latina e Centrale, sia dottrinale o teologico. Per quanto riguarda i doveri, il giudizio è unanime: -E' stato esigente, ma sema condanne». Ma l'elemento forse determinante nel modificare il «morale» della Compagnia è la promessa-speranza, accennata da Wojtyla, della convocazione entro l'anno di una congregazione generale, per porre fine, con l'elezione del successore di padre Arrupe, al «commissariamento». Gli addetti ai lavori tendono a sottolineare l'importanza psicologica di questo accenno e dell'espressione del «pensiero positivo» del Papa, soprattutto nei confronti dei gesuiti impegnati "sul «campo», in America Latina, in India, o nelle Filippine. Marco Tosatti

Persone citate: Arrupe, Dezza, Giovanni Paolo, Giovanni Paolo I, Paolo Vi, Pittau, Wojtyla

Luoghi citati: America Latina, Filippine, India, Norvegia, Nuova Zelanda, Roma