Bonifacio: «farro elogiò il siero di mio padre» Ma lui smentisce: «Non ne ho mai parlato bene» di Remo Lugli
Bonifacio: «farro elogiò il siero di mio padre» Ma lui smentisce: «Non ne ho mai parlato bene» Napoli, divampa la polemica sul ritrovato antitumore dopo la denuncia per truffa ed estorsione Bonifacio: «farro elogiò il siero di mio padre» Ma lui smentisce: «Non ne ho mai parlato bene» Tarro polemico anche col suo ex aiuto, Antonio Battista: «Rompemmo sul caso di un malato, che doveva essere curato con l'interferone, mentre forse gli fu somministrata un'altra sostanza» - L'assistente replica al virologo napoletano: «Da anni non mette l'occhio su un microscopio. Pensa solo alla sua squadra di calcio, che gli costa 2 milioni il mese» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE NAPOLI — Alla base delle comunicazioni' giudiziarie per truffa ed estorsione al prof. Giulio Tarro, virologo del Cotogno, e al dott. Antonio Battista, assistente di virologia presso lo stesso ospedale, partite per un esposto-denuncia da parte del dott. Leonardo Bonifacio, figlio del dott. Liborio, inventore del siero anticancro, c'è un fondo di rivalità, di odi, di interessi contrastanti. Sentiamo 1 protagonisti. Leonardo Bonifacio (34 anni, funzionario di banca a Messina, ora in aspettativa, presso il padre ad Agropoli, provincia di Salerno) vuole battersi per far riconoscere l'efficacia del siero paterno, scoperto una dozzina di anni fa. Racconta: 'Tarro s'è fatto dare una partita di siero di mio padre nel febbraio '80 per sperimentarlo. In diversi incontri ci ha assicurato che il siero andava bene, che era, ami, da paragonare all'interferone». L'interferone è una sostanza prodotta da una cellula quando viene attaccata da un virus, e può presentare caratteristiche immunologiche. E' prodotto all'estero, come farmaco, sotto 11 nome di «Human interferon», ma in Italia non è registrato. »Tarro — continua Bonifacio — a un certo punto ha cambiato idea sul siero Bonifacio, ha parlato di risultati inferiori, e intanto ci arrivavano voci secondo le quali malati cercavano di avere da Tarro odo/ suo collaboratore Battista del siero nostro, manipolato da loro e venduto a decine di milioni, forse come interferone. Tra i malati s'è fatto anche il nome di Stefania Rotolo, mòrta l'anno scorso»-. Per Leonardo Bonifacio, Tarro ora s'è messo a parlare decisamente male del siero di suo padre, mentre—spiega— io ho le registrasioni telefoniche delle sue affermazioni di validità». Il prof. Giulio Tarro. 44 anni, nativo di Messina ma napoletano di adozione, ha già una sua lunga storia, prima come 'figlioccio scientifico» di Sabin, lo scopritore dell'antipolio, poi come suo avversarlo. Ha lavorato negli Stati Uniti dal '65 al '69, anno in cui tornò in Italia. Sabin nel '72 annunciò: -Abbiamo ottenuto, il dott. Tarro e io, un risultato eccitante, troppo bello per essere vero, nella ricerca dei tumori». Era una correlazione tra il virus dell'Herpes siinplc.vc il cancro. Ma nel '74 Sabin, che pure aveva fatto ottenere per il gruppo di ricerca di Tarro in Italia sostanziosi contributi ih dollari, ritratta clamorosa mente, non condivide più la correlazione tra l'Herpes e il cancro. Tarro va avanti da solo, adesso gode il beneficio di una fondazione per la ricerca sul cancro, che porta il nome di Teresa e Luigi De Beau mont Bonelli. Ha avuto contributi dal Cnr e dalla Regione. I ricercatori sono una ventina: 'Stiamo preparando una sostansa, un test diagnostico, che permetta di individuare le impronte virali». Tarro risponde a Bonifacio: »Non è vero che mi sia pronunciato in senso favorevole sul stero di suo padre. Se ha delle registrasioni mie, sentirà che parlo di "un'eventuale astone immunologia". — Professor Tarro, ha curato la Rotolo e ha venduto interferone? «Vidi la Rotolo una volta sola e la consigliai di rivolger- si al dottor Battista, che allora lavorava con me. Non ho mai venduto interferone: posso averlo consigliato, avere fornito indirissi esteri ove trovarlo». — Come mai ci fu rottura tra lei e il dottor Battista? ••Nulla di specifico. Un malato di Salerno era stato curato con l'interferone, io non avevo la certessa die si trat¬ tasse di interferone». Il dottor Antonio Battista afferma che segui la Rotolo, ma non la curò con interferone, bensì con medicine tradizionali, registrate. Parlo al dottor Battista dell'industriale Pastore, di Brescia, che dice di avergli pagato quaranta milioni per trenta flaconcini di interferone. «Si, è vero — ammette il dottor Battista —, ma l'interferone è molto caro». E perché, dottor Battista, lei s'è staccato dal professor Tarro? Anche dalla sua risposta non emerge un episodio particolare. Dice Battista: •Ricerca? Ma quale ricerca? Sono anni che Tarro non mette l'occhio a un microscopio. Dirige e mantiene la sua squa-, dra di calcio del reparto virologia, questo sì; e gli costerà un palo di milioni al mese». Da Bonifacio, ad Agropoli, in via Quintino Sella 5, accorrono almeno mille persone la settimana per avere il suo siero che, anni fa, fu dichiarato 'innocuo» dal ministero e che ora dovrebbe essere riesaminato. Molti leggono sulla guida di Agropoli il numero di telefono di Bonifacio, 823611, ma non riescono a comunicare. E' inutile che insistano. Bonifacio o non risponde o stacca la cornetta, dice che altrimenti .non potrebbe più vivere. Remo Lugli
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