Padova, temati per terrorismo altri 7 militanti di Autonomia di Giuliano Marchesini
Padova, temati per terrorismo altri 7 militanti di Autonomia Sale a 24 il numero delle persone coinvolte nell'inchiesta Padova, temati per terrorismo altri 7 militanti di Autonomia DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE PADOVA — Si allunga la catena delle operazioni nell'area dell'Autonomia, dopo il «blitz» della settimana scorsa: altri sette aderenti al movimento dell'ultra sinistra sarebbero stati fermati, nel quadro delle indagini su episodi avvenuti qualche anno fa Le notizie sugli sviluppi dell'inchiesta vengono dagli stessi autonomi, mentre da parte della magistratura non c'è per il momento alcuna conferma. Secondo 1 portavoce del movimento, sono in stato di fermo Claudio Berto, Carlo Martin, Bruno Battistln, Roberto Capelua, Mauro Paesotto, Gian Paolo Bortoletto e Carlo Bacchin. Berto, che lavorava come commesso in un negozio di Padova, sarebbe stato bloccato domenica a Trieste. Quest'altro gruppo di autonomi finito nel mezzo dell'indagine condotta dai sostituti procuratori Pietro Calogero e Vittorio Borraccetti attende adesso gli interrogatori. Non si conoscono le contestazioni mosse al gruppo poiché gli inquirenti, sul loro lavoro, mantengono uno strettissimo riserbo. Se le rivelazioni di fonte autonoma sono esatte, il bilancio delle operazioni fin qui condotte dal due magistrati padovani è di nove ordini di cattura e quindici fermi: pare che con questa inchiesta i giudici si propongano di ricostruire vicende che risalgono sino al 1977, rivolgendo in particolare la loro attenzione ai -Collettivi politici veneti». I giovani fermati martedì e giovedì scorsi sarebbero già stati ascoltati dagli inquirenti, ma restano sommarie le indiscrezioni sugli indizi a loro carico: si parla di «fatti specifici», dì attentati e blocchi stradali e non viene riferito chi ne debba rispondere. Un'indagine alquanto complessa, che forse tende a rientrare nel cosiddetto «teorema Calogero». E secondo alcune voci l'inchiesta si sarebbe estesa sino a Treviso, dove la Digos padovana avrebbe operato In questi giorni altri quattro fermi. Intanto, gli autonomi veneti reagiscono con estrema durezza a questa serie di operazioni di polizia, parlando di «inaudite pressioni anche psichiche» sui fermati, di tentativi di costruire un'indagine sulla base di testimonianze fornite da «emarginati e tossicodipendenti». Sono ancora bersagliati dall'Autonomia Antonio Savasta. uno dei «carcerieri» del generale Dozler, e Michele Galati, arre- stato a Mestre nel dicembre dell'80, definiti «due pentiti» che stanno «rovesciando infamie» sul movimento. Le critiche investono poi anche le Brigate rosse, per «i.miseri sistemi» e 11 «ricorso a mezzucci» che hanno portato da un lato al coinvolgimento di una parte del movimento, dall'altro a. «risultati disastrosi». Nella bufera, in questo momento, c'è un altro personaggio: si chiama Anna Maria Motta, gli autonomi dicono che è stata arrestata tre settimane fa e che è rinchiusa nel carcere di Rovigo. Questa donna, che lavorava nell'agenzia libraria rateale della Feltrinelli a Padova, si sarebbe adoperata per il recluta mento di «cani sciolti» del l'Autonomia da parte delle Br. Questo compito era stato affidato a Michele Galati. Si dice che mentre la Motta par lava, nell'agenzia, con quelli che avrebbero potuto essere dei «candidati», nel retro Galati e un alto brigatista stessero ad ascoltare, nell'even tualità di cogliere disponibilità e quindi procedere ai con tatti. Il giudizio degli autonomi su Anna Maria Motta è con tenuto in un documento che reca le sigle «Movimento comunista veneto» e «Comitato comunista centro la repressione di Padova e Vicenza». «Allucinante — è scritto tra l'altro — il metodo del contatto cui con molta probabilità si è assoggettata, anche per guadagnare rispetto Giuliano Marchesini
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