Meno morti per il cuore in Usa

Meno morti per il cuore in Usa Meno morti per il cuore in Usa Pur restando il pericolo numero uno per la salute degli americani, le malattie di cuore non uccidono più come una volta. Secondo William B. Kannee, direttore del centro di medicina preventiva e epidemiologia dell'università di Boston, progressi medici e abitudini di vita più sane avrebbero ridotto il numero dei decessi per affezioni cardiache del 25 per cento negli ultimi quindici anni. Le malattie di cuore non sono inevitabilmente il prodotto dell'età o il risultato di una eredità genetica, ha detto Kannel, ma possono essere prevenute. La chiave per la prevenzione consiste in un cambiamento delle abitudini di vita, come la diminuzione del fumo o una dieta più sana. Nonostante il migliorato tasso di sopravvivenza, che sembra destinato ad aumentare, le malattie cardiovascolari sono ancora la più alta causa di morte negli Stati Uniti. Nel 1979, oltre 650 mila persone sono morte per affezioni coronariche e il costo per le cure cardiache ha superato i 33 mila miliardi di lire. SI prevede che alla fine di quest'anno nel mondo vivranno almeno cento figli della provetta, per la maggior parte inglesi, australiani e statunitensi. Annunci di iniziali esperienze di fecondazione in vitro e di successivi impianti d'embrione nei grembi materni giungono da Francia, Svezia. Olanda, Austria. Germania, Svizzera. Anche in Italia si sta tentando. Mentre leggete, in Sicilia una giovane signora aspetta da due settimane di sapere se deve o non deve considerarsi incinta: nella Clinica ostetrica e ginecologica dell'Università di Palermo, il professor Ettore Cittadini e la sua équipe agli inizi di febbraio avevano provveduto al prelievo di un uovo della paziente, alla fecondazione in provetta con il seme del marito, al trasferimento dell'embrione nell'utero materno. Più o meno a metà marzo, si saprà con certezza se la gravidanza si è instaurata e se la signora siciliana sarà la prima in Italia ad aspettare un figlio (per novembre) concepito in vitro. Ma ancora una volta le maggiori novità in questo campo arrivano dall'Inghilterra. E' 11 che nel luglio del 1978 nasceva il primo 'figlio della provetta', Luisa Brown, graziosa bambina che oggi ha tre anni e mezzo, frequenta l'asilo in buona salute, ha già ispirato un romanzo (-A matter of Ii/e>) e presterà la sua storia a un film (.Un miracolo chiamato Luisa') diretto da Cari Foreman. Pochi giorni fa si è saputo che la madre di Luisa, Lesley Brown, partorirà nella prossima estate due gemelli, anch'essi concepiti in vitro e ancora una volta con l'assistenza del ginecologo Patrick Steptoe e del fisiologo Robert Edwards, della clinica privata Bouree Halle, non lontano da Cambridge. Il fervore di ricerche stimolate dai due pionieri inglesi — questa la seconda novità — ha contagiato il Servizio sanitario britannico: in una struttura pubblica, il Royal Free Hospital di Hampstead, presso Londra, il dottor Ian Craft e i suoi collaboratori hanno reso noto d'aver compiuto varie inseminazioni artificiali e successivi trasferimenti d'embrione. Ciò avviene senza che le pazienti spendano i cinque milioni di lire che Edwards e Steptoe chiedono nella loro clinica: il test-tube baby e Yembryo transfer al Royal Free Hospital sono praticati gratis, ci pensa la mutua a pagare. Dapprima osteggiati e sepolti da obiezioni deontologiche e di opportunità terapeutica. Edwards e Steptoe vedono oggi riconosciute in patria (all'estero avevano avuto fin dal 1978 moltissimi imitatori) le proprie esperienze e ricerche. Ne hanno preso atto bruciando le tappe e finalmente incoraggiati hanno dato l'avvio alla creazione d'una banca di embrioni umani congelati — ecco la terza novità — che poche persone hanno criticato apertamente. L'Associazione dei medici britannici e il governo conservatore hanno palesato qualche timore, ma senza porre veti. C'è stata semplicemente la raccomandazione 'alla cautela, all'approfondimento delle ricerche scientifiche' e un ap- Le fasi dello sviluppo del feto Dpello -al coinvolgimento di personalità extra sanitarie per la discussione delle implicazioni etico-sociali ». • La banca d'embrioni umani, prodotti dalla fecondazione in vitro, dovrebbe servire a un impianto ritardato (nel momento più propizio del ciclo) delle nuove cellule nell'utero materno. Oppure — dicono Edwards e Steptoe — per donare gli embrioni a donne che non posseggano un'ovulazione sufficiente o che per vari altri motivi temano delle malformazioni ereditarie: quasi un'adozione pre-natale.