Al seguito della Grande Armée

Al seguito della Grande Armée Al seguito della Grande Armée Einutile, i tiranni affascinano sempre. E in libreria dominano più dei cosiddetti democratici. Abbiamo tutto un fiorire in libreria di biografie, apologie e, a volte, persino agiografie di gente come Giulio Cesare (Carcoplno, da Rusconi), Tiberio (Storoni Mamblani, da Rizzoli), Napoleone (Tulard, da Rusconi^ Mussolini (Artieri, da Mondadori), eccetera. Che Mussolini e il suo entourage attirino ancora molta attenzione non stupisce, dato che, in pratica, si tratta di storia del passato prossimo, anzi spesso di cronache e testimonianze non ancora diventate storia attraverso 11 filtro di uno studio più puntiglioso. Si va dalla requisitoria contro Mussolini di Macie Smith (da Rizzoli) al ritratto dello scudiero^ Starace di Spinosa (da Rizzoli) e cosi di seguita Stupisce un poco di più, forse, che regga tanto e prometta di reggere Napoleone. A parte il già citato Tulard, abbiamo, infatti, in circolazione, a esempla la densissima, puntigliosa e suggestiva ricostruzione delle gesta é delle vicissitùdini dél^pfù fedeli riapaM leohidi scritta da Oeórgesi BÌond'é" pubblicata , ancora da Rizzoli sotto il titolo «Storia della Grande Armée». «Nessuno dei soldati della "Grande Armée" potrà venire a dirmi se li ho descritti nella loro autenticità.... confessa Blond, ma poi, vincendo ogni falsa modestia, si spinge a dichiarare: .Credo di essere riuscito a ricreare, rispettandoli, l'ambiente e l'atmosfera in cui si è svolta quella grande epopea..... • Il suo è un libro abbastanza unico: un modo di parlar .di Napoleone per bocca, vita e morte della massa dei suoi mugugnatoti, 1 Grognarda, dal 1803, l'anno della costituzione della Grande Armée in vista di uno sbarco in Inghilterra, sino al fatate 1815 l'anno di Waterloo e«l successivi sussulti agonici Un corate ostaggio di noti e ignoti al loro condottiero e carnefice. il Napoleone di Francois-René de Chatéau-' briand, pubblicato da Sansoni, è un libro inventata un libro che il suo autore non aveva mai pensato di dedicare all'odiato nemico. Eppure Chateaubriand lo ha ben scritto nei suoi Memaires d'outre-tombe, dentro la sua fluviale autobiografia, e l'isolamento in un libro a parte dell'estratto, anche grazie alla bellissima traduzione di Orsola Nemi, ha uno splendore e un fascino sconcertanti Ma se qualcuno desidera conoscere meglio un Napoleone insolito, ecco un libricino della fortunata collana di Selterio. Non è su Napoleone, ma di Napoleone. Ne è lui l'autore, per- nie. Un romanzetto giovanile rapido e disinvolto che parrebbe scritto a imitazione di Stendhal Solo che lo precede, come ricorda nella sua nota Leonardo Sciascia. Se Napoleone fosse nato nel 1783, come Stendhal, invece che nel 1769, come appunto Napoleone, «sarebbe stato uno scrittore del tipo di Stendhal. Sarebbe stato Stendhal., dice argutamente Sciascia. Beni non fu Stendhal, ma come Napoleone ispirò-sia Stendhal sia Chateaubriand. E quanti altri mai?™ o.d.b. cile .mezzatinta., ai futuri fotoromanzi, anzi forse li determina o inventa. Se i primi tempi l fotografi dovranno scritturare dei divi, è anche perché Molino ha abituato i lettori a trovare eroi ed eroine coni visi e le forme fisiche più famosi e popolari del momento: Robert Taylor, Ava, Rita, Turane, Rossano, Gina, Sopiiia: la mano vince l'obiettivo, perché ha una tastiera, un cast, un archivio senza limitazioni. Da Beltrame aveva certo imparatola vecchia lezione del romanzane ottocentesco che anche le macchiette dei comprimari sono importanti. Ma l'ha aggiornata con il repertorio, l'archìvio cinematografico e l'introduzione di una .salute, fisica giovanillsta.. Le sottane si accorciano, le camicie si sbottonano, gli abiti tirano al punto di successo. Insomma, questi fotoromanzi di oggi, non sono in confronto piatti e noiosi, senza .cinema., senza invenzione, senza accento? «Ma non ce n'è, non studiano più il movimento i giovani che disegnano, la somiglianza, la verosimiglianza, non hanno pazienza. Ce ne fossero, di disegnatori, sono certo che gli editori ne sarebbero felici». Lui, Molino, adesso si è messo finalmente in pensione, ma a .part-time-. Due disegni soli, ogni settimana, sempre per «Grand'Hotel», più una caricatura per «Telesette». Gran quiete, insomma, dopo i tempi in cui c'erano fisse (oltre gli extra 0 gli, imprevisti) da fornire ogni sei giorni le due tavole della •Domenica del Corriere», le due copertine per .Grand'Hotel», una romantica e l'altra di cronaca, più tre pagine (ventiquattro vignette) di mezzatinta per una storia illustrata. Diceva Buzzati che in confronto a Molino le fotografie diventavano .approssimazioni.. Ma era allora l'epoca, l'ultima epoca col gusto del Ritratto a colori: dal «portrait-charge» alla Montanelli, alla .caricatura- bonaria .di Molino. Il pubblico, grato, riconosceva .la mano.. E quelle mani . non stavano mai ferme

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