Tappeti sotto vetro e arazzi nella polvere
Due mostre a Milano Due mostre a Milano Tappeti sotto vetro e arazzi nella polvere bei quadri che ho visto sono certi tappeti persiani», e allo studio del tappeto orientale s'erano volti verso la fine del secolo storici dell'arte come Wilhelm von Bode e Alois Riegl, ma, ci ricorda Jan Bennet, solo pochissimi dei grandi collezionisti tra il 1880 e il 1940 consideravano i loro tappeti qualcosa di più che -arredi domestici'. Bisogna arrivare ai nostri giorni per trovare generale, almeno fra gli intenditori d'arte, la convinzione che il tappeto sia una compiuta espressione artistica (anzi, come sostengono alcuni, l'espressione di un'arte essenzialmente religiosa). Certamente non da calpestare ma da appendere come quadri sono i tappeti esposti da Eskenazi, tanto più che ben due terzi dei 36 pezzi in mostra non sono neanche più tappeti ma solo frammenti, mirabili trinci e brendoli da tenere incorniciati sottovetro. Ci sono, come testimoniano i rossi bollini delle vendite, anche da noi compratori per queste splendide reliquie ed è certo un indice della maturità del merca¬ to; del resto, ci dice Eskenazi, abbiamo nell'Italia Settentrionale due delle più importanti collezioni private di tappeti che esistano al mondo. Dovessimo proprio scegliere tra gli esemplari esposti indicheremmo il tappeto a 'Comparti' di Damasco, il rarissimo tappeto anatolico con disegno di Kilim, il 'Bellini; il 'Lotto', il bianco Ushak «a uccelli', e il grande Ushak a medaglioni lobati, il frammento del tappeto caucasico «a draghi' che è come un'esplosione di barbarica energia. Ma la perla della mostra è il grande tappeto Safavide probabilmente tessuto a Kirman nel XVI Secolo e proveniente, in buono stato di conservazione, dalla raccolta Berguiat già a Palazzo Davamati a Fireme. Su un fondo blu cupo si aprono, come gemmati fiori notturni, palmette di loto, peonie, crisantemi, tra grandi foglie falciformi e una miriade di fioretti, foglioline, boccioli, sorretti o meglio sospinti in un continuo fluire di forze da un arabesco di steli. Mario Spagnol Perché una coppia funziona, perché non funziona, e perché gli esseri umani che la compongono non la fanno funzionare.
Persone citate: Alois Riegl, Bellini, Bode, Mario Spagnol, Ushak
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