Manganelli nuota tra i pesci rossi

«Angosce di stile» «Angosce di stile» Manganelli nuota tra i pesci rossi «Jingle», uno dei personaggi protagonisti del «Circolo Pickwick» di Dickens prestino ad aderirvi. Questo stampo è fondato sul trionfo indiscriminato dell'eccezione, della bizzarria, dell'eccesso, dell'irregolarità. Solo le opere che appunto rendono in qualche modo un suono di questo genere, possono ottenere udienza dal nostro critico. Naturalmente, c'è una selezione reciproca, nel senso che ci pare di vederli, i solerti e acuti redattori delle varie case editrici, non appena si trovino alle prese con qualche testo eccentrico e insolito, sollevare pensosamente il capo e mormorare: «Qui ci vuole il Manganelli». Subito dopo partono le telefonate, o le la colora di grande autoironia e sa accostare luna all'altra immagini rapide come fotogrammi con dolce-amara levità. Colpisce poi il contrasto fra il piglio anarchico, indisciplinato e lontanissimo dalla mentalità militare con il quale affronta la clandestinità e le azioni di guerra come agente segreto e pilota della Raf, e, al polo opposto, i toni teneri e ingenui di cui si tingono i suoi ricordi dei reali d'Olanda e in particolare della regina Guglielmina. Per il lettore italiano, inoltre, questo affresco di una nazione, che ha avuto come tutte le altre i suoi collaborazionisti, i suoi sadici e i suoi incompetenti, ma che era fondata su una robusta e dinamica struttura democratica, non può non suscitare una nostalgica ammirazione. Teresa Cremisi Erik Hazelhoff: Soldato d'Orange. Feltrinelli, 290 pagine, 10.000 lire. ne fregano, non sono che un morto in più. E se un assassino vien beccato, è perché è tanto chiaro chi è stato...»; e frugando si infogna sempre di più. Ma si arricchisce, anche, e malgrado le viscere di sinistra la dolce vita gli piace. Finisce poi male? Se la caverà alla fine? Il protagonista è un Pozzetto, non un Bogart, e dunque non ci sarà davvero da piangere, dopotutto. Perché parlare di questo racconto spiritoso? Perché c'è il piccolo mito di un -giallo- milanese che sarebbe duro ritratto sociale rispetto alla bonomia del giallo alla bolognese, allo sciroccoso trucido del giallo alla romana, al malinconico sentimentale del giallo alla napoletana. Invece il -milanese proletario che indaga-, anche lui, è oramai niente più che una macchietta di italiana rassegnazione, non un controcorrente. Cominciò Scerbanenco a filmare in serie un qualunquismo apolide feroce e rosa e fu, tuttavia, il maggiore dei risultati. Il giallo italiano — come il cinema — si adegua ad una società che indaga solo il conveniente o l'ovvio, condanna l'indifeso e difende il convenzionale, vede soprattutto il delitto di moda. Sceglie di ridere perché comunque si campa lo stesso. Claudio Savonuzzi Carlo Brera. La fortunata mattina di un venditore di libri senza padre, Longanesi. 192 pagine. 7500 lire. lettere-contratto, e la committenza è affidata, pronta a tradursi nelle decine di cartelle che . introducono qualche Ubriccino della Bur o dei Capolavori Garzanti. E infatti, se scorriamo la serie dei testi-pretesti offerti alla lettura di questo prefatore d'eccezione (in tutti i sensi della parola), vediamo appunto snodarsi un interminabile rosario di •marginalia*, da Dickens, che naturalmente non è il romanziere lacrimoso e sociale, all'umorista al limite col nonsense, continuando con lo Stevenson delusole. del tesoro, letto come se fosse già il Calvino di Se una notte d'inverno un viaggiatore (e a completare la parure si aggiunge, più in là, anche il Milione di Marco Polo). Non può mancare L'assassinio come una delle belle arti di De Quincey, un titolo che si commenta da sé, né un gioiello del romanzo gotico Melmoth di Maturin, il Novellino, poi, in luogo di essere considerato, com'è in effetti, un esercizio inaugurale posto al decollo della narrativa moderna, viene interpretato come un rudere misterioso ed enigmatico. Il probo Settembrini viene sorpreso in un'opera inedita che apre ghiotti squarci sulla sua vita sessuale. Ma il culmine di questi esercizi di lettura, o di chiamata in correo, sta nell'affrontare Edgar Poe, proverbialmente maestro di un'arte eccessiva: un Poe interamente fuori del suo contesto, ove cioè invano cercheremmo l'antesignano del simbolismo, o

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