Doctorow: le ossessioni dell'Ametrica al ritmo di ragtime

Doctorow: le ossessioni Doctorow: le ossessioni dell'America al ritmo di «ragtime» NEW YORK — E' considerato uno scrittore esuberante, prolifico. Lui dice: -Stavo lì con la testa vuota a pensare. Anzi non a pensare. Stavo lì con la testa vuota e basta. Quel che ricordo di me giovane è che non avevo in mente pensieri, la mia testa non era un archivio dal quale prendere le parole o le immagini. Ma avevo l'ostinazione di scrivere. Non immaginavo un altro mestiere. Se qualcuno mi guardava da fuori mi vedeva pensare. Io non pensavo. Poi all'improvviso mi mettevo a scrivere. Guardavo le pagine, leggevo le frasi e dicevo a me stesso: ah, questo dunque è quello che avevo in testa. Insomma, potevo presentare me stesso a me stesso solo scrivendo. Se non avessi avuto l'ostinazione di scrivere forse non avrei mai saputo che cosa succedeva dentro di me»: Ha l'aspetto sereno di uno che conosce bene il suo personaggio. Potrebbe essere un educatore o un analista. Nel club di mogano e cuoio in cui stiamo conversando, a New York, sussurra storie di anarchici, di ribelli e di rivoluzione, nomina Emma Goldman e Malcolm X, con la voce felpata che non cambia mai tono. Qualche volta saluta da lontano uno che riconosce, ma mi sembra libero da ansie sociali. Libero anche dal timore che vi sia uno squilibrio fra le cose che mi sta raccontando e il tempo, il mondo in cui vive. O fra la sua immaginazione e questa sala del club in cui stiamo parlando. Avrei dovuto pensare che le ossessioni di Doctorow, romanziere di immenso successo, sono soprattutto ossessioni politiche. Nel Libro di Daniel, in Ragtime, in Loon lake (Il lago delle strolaghe) i fantasmi della vita pubblica e della storia vivono insieme ai fantasmi privati e intimi. E* una cosa che non succedeva da due decenni in America. Lui dà questa risposta: «Lo letteratura americana è dentro le cucine, dentro le camere da letto, dentro piccole case di piccole vite. Perché? Perché questa letteratura tradisce la perdita di autorità dello scrittore, la perdita della sua rilevanza sociale. E' una perdita che lo scrittore rivela a se stesso raccontando piccole cose, facendo finta che bastino». Una scendel film «Ragtime Che cosa fa Doctorow nel passaggio di questi anni chiave, fra un'epoca e l'altra della recente storia d'America? 'Avevo delle ossessioni e avevo molti bagagli. Mi ero portato dietro Dumas, Victor Hugo, Flaubert, Stendhal, tutti i russi. Dicevo a me stesso: voglio che tutti mi capiscano, quando scrivo. Avevo in testa il feuilleton. Mi parlano spesso di Dreiser. Mi dicono che assomiglio a Dreiser o, come si direbbe in una famiglia, che ho preso da lui, perché Loon lake ricorda Un posto al sole, Una tragedia americana. Mi fa onore che pensino a Dreiser leggendo i miei libri. Ma io credo di essere parte di una grande costruzione post-modernista Per esempio c'è la musica nei suoi libri, c'è quella ostinata scansione del tempo che diventa cosi prepotente in Ragtime. Viene dalle strade del Bronx, dai tempi di quel bambino che suonava il piano e pensava di dare un ritmo alla vita? «51, credo di sì. Una specie di manìa musicale ha cominciato a prendermi mentre scrivo. Ma non subito. Al principio il mio problema era: non ho uno stile, non ho una lingua. Aspettavo. Aspettavo finché veniva una voce. Allora io la seguivo. La voce raccontava e io scrivevo. Questo spiega forse il mio raccontare (come in Ragtime) in prima persona. Niente è direttamente autobiografico in quello che scrivo. Io aspetto la voce. Per fortuna è venuta. Continua a venire». Una scena del film «Ragtime» mentre scrivo». a quelli della vita privata. «La letteratura americana è dentro le cucine, dentro le piccole case di piccole vite»

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