Leonardo svelato anche dai suoi scritti

Leonardo svelato anche Leonardo svelato anche dai suoi scritti più ricche del mondo, metteva in vendita il Codice leonardiano del quale era in possesso fin dal 1717. Pedretti chiamò Hammer per informarlo. Hammer telefonò personalmente ai Leicester, ma le trattative, allora, naufragarono. Un paio d'anni più tardi, il presidente della Christie's di Londra, mister Floys, arrivò a Los Angeles per proporre a.Pedretti di preparare il catalogo del Codice, che era stato stampato una sola volta, nel 1909, a cura di Girolamo Calvi: sarebbe stato utilizzato per la vendita ull'asta. Hammer, avvertito, tornò naturalmente all'attacco. 11 governo italiano si inserì nell'operazione, che appariva però disperata, vista la caparbietà con la quale il petroliere aveva affrontato la questione. In quei giorni l'Italia fu colpita dal terremoto, e il 12 dicembre 1980, quando si tenne l'asta, l'allora ministro per i Beni culturali, Oddo Biasini, decise di ritirare l'offerta. Hammer ebbe così via libera, e per circa sei miliardi di lire si aggiudicò il Codice. Non potè tuttavia portarselo in America, perché la legge inglese attribuisce al governo il diritto di prelazione su oggetti considerati patrimonio nazionale, e ne impedisce l'esportazione. Così riuscì a disporre a Washington del Codice, che fu esposto per festeggiare l'elezione di Reagan alla presidenza e, dopo tre mesi, ebbe il nulla-osta definitivo. Fu a Washington che Pedretti strappò a Hammer la promessa di esporre a Firenze i preziosi manoscritti, ribattezzandoli con il nome del loro nuovo proprietario. Agì parallelamente il sindaco Gabbuggiani, che rivolse la richiesta ufficiale del Comune di Firenze al petroliere, il quale si assunse anche le spese dell'esposizione. Così, col suo jet privato — l'unico al mondo che possa atterrare negli aeroporti sovietici senza particolari permessi — Hammer arrive-:. Codice sotto il braccio, all'asropurto di Pisa. Ha 84 anni, e la sua poter. ;a eguaglia quella di un capo di Stato. Il codice «Leicester» in mostra da domenica a Firenze e gli «Studi sulla natura» esposti a Milano in maggio ci aiutano a capire l'unità di un genio multiforme. A colloquio con il professor Pedretti, massimo studioso dell'opera leonardesca Alla divulgazione ai questo concetto unitario dell'opera di Leonardo ha contribuito il prof. Paolo Galluzzi, titolare della cattedra di Storia della scienza all'Università di Siena, il quale ci spiega come il Leonardo degli scritti stia diventando protagonista, poiché consente anche la lettura del Leonardo pittore. Finora le carte leonardesche non venivano utilizzate, né mostrate. «Solo vent'anni fa sarebbe stato sconcertante esporre i Codici — dice — e una mostra come questa in allestimento a Firenze, per la quale l'interesse è vivissimo, sarebbe andata vuota». Ma proprio sulla base dei Codici, che sono come un nastro magnetico sul quale il pensiero di Leonardo sia stato registrato, si può ipotizzare una ripulitura, in senso storico, di certi suoi dipinti. Pedretti, orgoglioso della parte avuta nell'operazione Hammer, ne fa la cronistoria, che ci allontana di parecchio dal rarefatto mondo leonardiano. Cominciò dodici anni fa, quando il dottor Armand Hammer, petroliere americano di origine centro-europea, comprò a un'asta londinese, per centomila dollari, un disegno di Leonardo. Per un giudizio, chiamò Pedretti, al quale espose il suo desiderio di avere qualcosa di più consistente da aggiungere alla sua collezione. Allora sembrava impossibile trovare sul mercato qualcosa di Leonardo, ma alcuni anni più tardi Pedretti venne a sapere che la famiglia Leicester, proprietaria di Halkham Hall, una tenuta del Derbyshire, dove è riunita una delle collezioni private FIRENZE — Leonardo riscoperto? Dopo tanta lettura delle opere del genio vinciano, pare che si sia giunti a collegare l'uomo di sclema, il ricercatore infaticabile, all'artista, al pittore. Questo processo, in corso da qualche decennio tra gli specialisti, un tempo divisi in campi opposti e inconciliabili, dovrebbe adesso essere compreso anche dal pubblico più vasto degli estimatori di Leonardo, grazie a una serie di iniziative, che avranno come epicentri Fireme e Milano. A Firenze, domenica mattina, il presidente Pertini inaugurerà, nella 'Sala de' Gigli» di Palazzo Vecchio, l'esposizione del • Codice Hammer», arricchita da due sezioni introduttive dedicate alla storia delle edizioni leonardesche e al contesto del codice stesso. In maggio, a Milano, nella 'Sala delle Assi- del Castello Sforzesco, decorata dallo stesso Leonardo, verranno esposti gli «Studi sulla natura» della Royal Academy di Windsor e i disegni di proprietà della Regina d'Inghilterra. Un'occasione rara anche per molti studiosi che, probabilmente, non hanno mai visto gli originali: a dirlo è il prof. Carlo Pedretti, della California University di Los Angeles, noto come il maggior conoscitore delle opere leonardesche, al quale viene attribuito gran parte del merito del lavoro di sutura fra le due posizioni, quella scientifico-letteraria e quella pittorica, che non rappresentano due aspetti diversi dell'attività di Leonardo, ma la sua concezione globale della vita umana, il suo modo di conoscere l'uomo e la natura. Lela Gatteschi