Presi dodici fiancheggiatori delle Brigate rosse a Roma

Presi dodici fiancheggiatori delle Brigate rosse a Roma Presi dodici fiancheggiatori delle Brigate rosse a Roma Nei primi giorni della prossima settimana Luigi Scricciolo e la moglie saranno messi a confronto con il loro accusatore Loris Scricciolo - Assolto l'aw. Rocco Ventre ROMA — Ancora arresti, ancora -interrogatori nelle stanze della questura: -Una dozzina; è la voce che arriva al palazzo di giustizia. Tutti incensurati, quasi tutti studenti, insospettabili, vent'anni compiuti da poco. Tutti accusati di 'partecipazione a banda armata denominata Brigate rosse colonna romana: U sostituto procuratore Domenico Sica, a tarda sera, non aveva lasciato le stanze della Digos. Interrogatori che continuano, pare con ammissioni. Questa volta, la confessione che accusa i dodici non dovrebbe essere di Antonio Savasta. A chiamare in causa gli ultimi arrestati sarebbero altri brigatisti della colonna romana: le loro dichiarazioni avrebbero portato all'identificazione dei dodici, quasi tutti reclutati negli ultimi mesi, con l'incarico di «fiancheggiatori». E' stata smentita l'indiscrezione che voleva Giovanni Alimonti, centralinista alla Camera dei deputati, tra gli arrestati: rimane latitante. La notizia di questi nuovi brigatisti catturati non dovava esser resa nota. -L'operazione è ancora in corso», sono le parole di circostanza che filtrano dalla questura. Già nel primo pomeriggio le redazioni dei quotidiani ne erano informate, in serata nessuno ha potuto smentire. Non si è avuta, comunque, una conferma ufficiale: i nomi degli arrestati non si conoscono, forse saranno comunicati nella giornata di oggi, quando l'operazione sarà conclusa. Dalla cronaca di ieri a quella di giovedì. In mattinata, nel carcere di Rebibbia, il giudice istruttore Ferdinando Imposlmato ha interrogato il sindacalista Uil Luigi Scricciolo e la moglie Paola Elia. In totale, tre ore tra domande e risposte. Identica la richiesta di marito e moglie: un confronto con Loris Scricciolo, il cugino brigatista che dopo l'arresto ha raccontato ai giudici frasi che si sono trasformate in accuse tanto gravi da por¬ tare agli arresti. Secondo le impressioni dell'avvocato difensore Oreste Flamminii Minuto, questo confronto verrà accettato dal giudice Imposimato. Sarà lunedi, o comunque nei primi giorni della prossima settimana. •Compatibilmente con gli impegni del magistrato; aggiunge il legale. Imposimato —sempre secondo la voce della difesa—non privilegia l'accusa, mette sullo stesso piano le dichiarazioni dell'accusatore e degli accusati. Tuttavia non si è ancora espresso sulle scarcerazioni. Gli unici particolari sugli interrogatori di giovedì, riguardano Paola Elia. Una sola sarebbe la contestazione: aver permesso che il cugino Loris Scricciolo prendesse dal suo ufficio una relazione sui rapporti tra Uil e sindacati americani. -Nulla di segreto», precisa la difesa. Un documento che sintetizza i contatti avuti da Paola Elia durante un viaggio negli Stati Uniti, ciclostilato e distribuito ai re- sponsabili nazionali e regionali del sindacato. Intanto, un'altra inchiesta sul terrorismo è arrivata alla sentenza. Dodici erano gli imputati, tra questi il più noto è Rocco Ventre, avvocato difensore di parecchi accusati per «banda armata», legale del «Soccorso rosso». Le imputazioni erano per -partecipazione a banda armata», -partecipazione ad associazione sovversiva», -detenzione di armi», -favoreggiamento». In pratica, i fiancheggiatori della colonna romana delle Brigate rosse dal 1977 al 1979. I giudici della terza sezione della corte d'assise sono rimasti in camera di consiglio tredici ore. Alla fine, pochi minuti prima della mezzanotte di giovedì, la sentenza. Tutti condannati, tranne l'avvocato Rocco Ventre: assolto perché -il fatto non sussiste». Per il gruppo che aveva come sigla «Movimento proletario di resistenza offensiva», la pena massima è andata ad Emilio Di Marzio: cinque anni. Pena minima per Cesare Vallar za: sei mesi, condono e scarcerazione. •L'assoluzione del collega Ventre — hanno commentato i suoi difensori — salvaguardia il diritto alla difesa». Rocco Ventre era stato arrestato, scarcerato, poi rinviato a giudizio, per aver detto a un suo cliente: •Guarda che il tuo telefono è sotto controllo». Il cliente, Marino Pallotto, accusato per reati di terrorismo aveva rivelato il particolare ai giudici. Poche settimane do po, il 31 luglio 1980, il brigati sta confesso Marino Pallotto si impiccò nel carcere di Vel letri. L'avvocato Ventre, in aula al momento della lettura del la sentenza, non ha nascosto la propria soddisfazione: «La corte d'assise non solo mi ha reso giustizia, ma spero voglia chiarire, nella sua motivazione, quali sono gli eventuali limiti ed i diritti del difensore» Quel che sembra certo, per la terza sezione della corte d'assise, è che un avvocato può le gittimamente avvertire il suo assistito qualora venga a sapere, da carte istruttorie di altri procedimenti, di intercettazioni telefoniche. _ _

Luoghi citati: Roma, Stati Uniti