Per i gesuiti comincia il disgelo? I Provinciali oggi vanno dal Papa di Marco Tosatti

Per i gesuiti comincia il disgelo? I Provinciali oggi vanno dal Papa Dopo i «richiami» di tre Pontefici a una linea più tradizionale Per i gesuiti comincia il disgelo? I Provinciali oggi vanno dal Papa Da tre giorni discutono i problemi della Compagnia - Rinviata la nomina del successore di padre Arrupe: «E' prematuro parlare di una Congregazione generale a tempi ravvicinati» ROMA — Oggi Giovanni Paolo n riceve in udienza i «provinciali» della Compagnia di Gesù, riuniti da tre giorni in una villa dei dintorni di Roma per discutere sulla situazione attuale dei gesuiti, alla luce di quanto il delegato pontificio, padre Paolo Dezza, ha finora esposto. E' un momento che può rivelarsi assai importante per i quasi ventisettemila gesuiti sparsi nel mondo. Il Pontefice non sempre ha mostrato di gradire gli orientamenti emersi nell'ultimo decennio: il discorso di oggi potrà rivelare se vi sono segni di «disgelo», oppure se l'atteggiamento di Wojtyla verso la Compagnia non ha subito modifiche sostanziali. C'è la speranza, fra i ranghi di questo «corpo scelto», che il Pontefice indichi, in positivo, la strada da seguire; anche se il clima pieno di aspettative dei giorni che hanno preceduto la riunione speciale di Grottaferrata sembra si sia gradualmente affievolito. Sono sensazioni, dal momento che la cortina del riserbo, attorno a Villa Cavalletti, dove si svolgono i lavori, è assoluta. Ma permane l'impressione che ad un'attesa certamente molto grande non seguano risposte precise e concrete. Una delle speranze, anche se forse non espresse esplicitamente, era che dalla riunione dei provinciali (che terminerà il 3 marzo) potesse scaturire qualche indicazione sui tempi dell'elezione del nuovo «superiore generale», il successore di Pedro Arrupe, che per motivi di salute è stato costretto a rinunciare all'incarico. Ma, a quanto sembra, finora al problema si è solo accennato, per ricordare che spetta al Pontefice la decisione ultima in questo campo. Dopo la richiesta di rinvio («una preparazione più profonda») formulata da Giovanni Paolo II al delegato padre Dezza alla fine dell'81, è assolutamente prematuro — secondo gli esperti — parlare di una Congregazione generale a tempi ravvicinati, nonostante il desiderio della «ba¬ se» su questo punto sia unanime e molto intenso. Dopo la malattia che ha costretto padre Arrupe ad abbandonare la guida effettiva della Compagnia, Giovanni Paolo il ha nominato, con un gesto senza precedenti nella storia, un suo delegato nella persona di padre Dezza, coadiuvato da padre Pittau. L'interregno, dalla malattia di Arrupe (agosto 1980) al «commissariamento» (ottobre dello stesso anno), è stato gestito, come vuole la tradizione, dal vicario padre Vincent O'Keefe. Richiami ad un ruolo più tradizionale della Compagnia sono stati compiuti dagli ultimi tre Papi: e la relazione di padre Dezza, in questi giorni, ha ricalcato in questo senso un copione già conosciuto. La discussione sui vari temi avviene per gruppi, confrontando le diverse esperienze geografiche. Un dibattito non particolarmente acceso, per il momento. E le risposte sono tutt'altro che definitive: « Vengono formulate come ipotesi», ci è stato detto. Ma non è escluso che dopo l'udienza ed il discorso pontificio il clima, se cosi si può dire, cominci ad arroventarsi. Nei prossimi giorni il delegato pontificio verrà sostituito dal suo coadiutore, padre Pittau, nella conduzione dell'assemblea. E' nota la stima del Pontefice nei confronti di padre Pittau, da lui conosciuto nel viaggio in Giappone. E il «coadiutore», decisamente più giovane di Padre Dezza, può forse meglio fronteggiare possibili «turbolenze», o. se non altro momenti di dibattito difficile, nei giorni che verranno, fino alla chiusura della riunione, mercoledì prossimo. Sui contenuti finora non è trapelato molto. C'è stato, a quanto pare, un certo apprezzamento da parte del Pontefice per l'impegno e la profondità della ricerca dottrinale e teologica, anche se non è stato disgiunto da un rimprovero. Sarebbe stato meglio che i risultati di questa ricerca non fossero stati trasmessi ad un pubblico non sufficientemente preparato, prima di passare all'esame dei vertici ecclesiali. Anche un maggiore ritorno alla spiritualità tradizionale sarebbe stato espresso, come desiderio del Papa e nell'ottica che della fede ha Giovanni Paolo II. Ma in forma più o meno sfumata, un messaggio simile era stato trasmesso da padre Arrupe ai confratelli negli anni passati. Alla riunione di questi giorni partecipa anche padre Jerez, superiore della «provincia» dell'America Centrale. Secondo alcuni, gli sarebbe stato chiesto di affrettare la scadenza del suo incarico; e c'è chi vede in questa richiesta la manifestazione del desiderio di un maggior controllo del Pontefice sulla Compagnia. Il rinvio della Congregazione generale per l'elezione di un nuovo superiore generale sarebbe motivata anche dall'intenzione di giungere a questo appuntamento con una struttura interna della Compagnia più sensibile alla linea tradizionale voluta da Giovanni Pàolo II. Marco Tosatti

Luoghi citati: America Centrale, Giappone, Grottaferrata, Roma