Primavera mutilata di Guido Ceronetti

Primavera mutilata SI POTANO GLI ALBERI Primavera mutilata La nazione più nemica degli alberi è già al lavoro. Da qualche anno sa come fare, con quelli che non stermina: li pota. — Ma la potatura è necessaria. Si è cominciato a potare nel neolitico. Potavano gli Etruschi... potavano i Falisci... Certo, anche gli Umbri. E perfino i Vandali. Ma con quale arte! Con quale grazia potavano i Vandali! Con quanto amore... La potatura vandalica era un capolavoro di attenzione, di finezza... La potatura italiana, invece, quella dei Comuni, delle Regioni, dei Servizi Giardini, della Protezione Ambientale, degli Ecologi Ristrutturati, dei Restauratori di Spazi Verdi, dei Filòfiti, dei Fitosanitari, dei Fitoredentori, è puramente bestiale. Appena sui rami più alti si è accesa la prima gemma, parte l'ordine dell'Erode municipale: potare, è il momento! La squadra assassina si precipita col camion ben fornito di scale, impugnando le seghe meccaniche. In mezzo a uno strepito spaventoso, di quelli che turberebbero la digestione anche a un anaconda, gli squadristi dello zelo fitòfilo passano e ripassano i denti micidiali sull'intera foresta di rami nudi in cui già scorre la linfa primaverile, in cui già trema il brivido del miracolo della riaesci ta e del ri sboccio, dove già è presente la foglia e presagito il suo ricadere, e la malefica lama non si placa finché l'ultimo rametto non è caduto miseramente, non pregiato (>iù di uno sputo, sulla terra o 'asfalto del viale o della piazza che si preparava a rendere meno volgari, meno stupidi, meno violenti, meno disperati. Quel che rimane non è più un albero. Figuratevi un uomo che ha l'influenza, o il mal di fegato. Capita tra le mani di un pazzo che, in nome della Medicina, gli taglia le braccia, le gambe, il naso e le orecchie! Questa è la potatura scientifica. La potatura Anni Settanta. La potatura Anni Ottanta. La potatura italiana. Oh buoni, cari Vandali, tornate! Venite a insegnarci qualcosa... — Gli alberi sono tutti malati... Guai se non li potassimo! Prima bisogna intendersi sui termini: se questa è potatura, l'assassinio dovrà essere considerato filantropia. Può darsi che uno, che dieci, che venti alberi necessitino di un trattamento simile: ma cento, ma duemila, ma centomila? Di colpo, è il volto di una città che è sfigurato. Un albero è magnifico anche spoglio: voi di un viale con trecento alberi fate un atlante del moncherino, un paesaggio di guerra chimica. Lecci, quercie, platani, nessuno è risparmiato d" questi poveri, eroici infermieri nostri dei giardini e dei viali la mutilatrice sega preservativa, la distruttiva sega terapeutica, la sega del Protettore dell'Assessore, del Vicesinda co, del Supersindaco, del Pre sidente della Regione, del So vrintendente Massimo, del Chirurgo Provinciale, del potentissimo Dottor Dies Irae, arriva per tutti, arriva dappertutto, a Torino come a Roma, a Napoli come a Rovigo, a Mentana, a Campoformio, a Bene Vagienna, a Contubernio del Po. Confesso la mia stupidità: ogni anno aspetto la primavera. Me ne infischio di essere più vecchio. Ho fretta di seppellire un altro inverno. E il primo saluto della primavera, proprio quando nel luogo dove vado svolacchiando da un ramo all'altro come un gufo, in attesa del tonfo, e delle delizie dello Sheòl, fioriscono le mimose (le ultime, il cemento cola senza misericordia e tira su alveari senza miele per sciami umani arricchiti dall'inflazione), me lo danno le seghe comunali, e invece delle gemme tra una settimana o due, se il clima non le raggela all'improvviso, ho lo spettacolo dei tronchi desolati, poeticissimi nelle pitture di Sironi (ma con quanto pathos di disperazione!), tristi come un massacro d'innocenti in un paesaggio urbano vivente, e non posso neppure sfogarmene con qualcuno, perche sembrano tutti persuasi: è potatura... è necessaria... appena in tempo... Il sindacato! No, i poveri alberi non godono dell'usbergo di una Confederazione strapotente... Ma il sindacato si occupa di tutto... A poche leghe da casa mia ronza il formidabile Brain Trust di Ariccia, la Scuola dei Quadri, la General Motors delle Lotte del secolo futuro, la Nostra Signora della Piattaforma... Bussiamo. Entriamo nel pronao, inginocchiamoci... — Oh teste, teste del Sindacato onnipotente, intervenite! Proclamate una Giornata di Lotta degli Alberi del Territorio! Vi supplico, Vertici! Si affacciano le teste dei Tre Segretari. La risposta è unanime: — Già fatto. Sciopero generale, giornata di lotta in tutto il Paese, per sollecitare la potatura integrale degli alberi! No, non ci siamo capiti... Certo, per me, dialogare coi Vertici è un'impresa balorda... Volevo dire un'altra cosa... Volevo dire che questa potatura è un crimine, che bisognerebbe sospenderla, e poi discriminare, albero per albero, usare infinita delicatezza, come quando si svezza un bambino {svezzare non è la stessa cosa che squartare, l'ho letto sul Grande Dizionario della Utet, e anche Tommaseo lo diceva), un ramo qua, un ramo là, nei punti critici, senza l'orrendo strumento meccanico che mentre fa scempio d'alberi trapana i crani, e la potatura, arte difficile, farla eseguire da equipaggi di brav giovani, istruiti apposta da autentici botanici, risparmiando albero il più possibile, senza togliere respiro ai suoi polmoni, senza fare troppo soffrire questo essere vivente che ha le radici nel suolo e con la cima è molto più vicino al cielo del le nostre teste schizofreniche... — Il piano è scattato. La potatura procede a ritmo accelerato. Bene, vedo proprio che ci siamo capiti... Ma io parlo un linguaggio d'uomo, dunque altamente incomprensibile... Sarà almeno servito a sfogar mi, mentre la potatura scelle rata, la fitomacelleria mecca nizzata primaverile, mortai mente scientifica, continua. Guido Ceronetti

Persone citate: Erode, Lecci, Sironi, Tommaseo

Luoghi citati: Bene Vagienna, Mentana, Napoli, Roma, Rovigo, Torino