Vent'anni fa andava in orbita Glenn Fu il primo uomo-satellite americano

Vent'anni fa andava in orbita Glenn Fu il primo uomo-satellite americano Amico di Kennedy, volò nello spazio una sola volta e dal 74 è senatore Vent'anni fa andava in orbita Glenn Fu il primo uomo-satellite americano CAPE CANAVERAL — Il 22 marzo lo «Shuttle» tornerà per la terza volta nello spazio. Sarà il miglior modo per celebrare il ventesimo anniversario del primo americano in orbita e anche per capire quanta strada si è fatta. Venti anni fa, il 20 febbraio 1962. il colonnello dei marìnes John H. Gleen, 42 anni, sposato, due figli, compi tre orbite con un volo di 4 ore e 55 minuti. Era il terzo uomo in assoluto a salire in orbita, dopo Yuri Gagarin e German Titov, lanciati rispettivamente il 12 aprile e il 6 agosto del 1961. Due sovietici, come sovietico era stato il primo satellite, lo «Sputnik», il 4 ottobre 1957, seguito dal primo americano, 1'«Explorer», il 31 gennaio dell'anno dopo. La «Mercury» di Glenn era stata battezzata «Friendship (amicizia) 7» perché sette erano i primi astronauti scelti dall'ente spaziale americano Nasa: Alan Shepard e Virgil Grissom, che fecero un volo suborbitale prima di Glenn, Scott Carpenter, Walter Schirra, Gordon Cooper, che fu il primo americano a superare il giorno di permanenza in orbita (nel 1963) mentre i sovietici erano arrivati a tre giorni l'anno prima. Poi Donald Slayton, che fu appiedato perché gli scoprirono un difetto cardiaco, e infine Glenn. Glenn rimase in orbita meno di cinque ore, ma non fu per nulla un volo tranquillo. Si era all'inizio, bisognava imparare tutto, gli Stati Uniti erano in rincorsa affannosa. La «Mercury», raccontano le cronache di allora, era «un si¬ stema altamente automatizzato e l'uomo essenzialmente vi si trovava come passeggero e osservatore». Per fortuna invece a bordo c'era un tipo come John Glenn, freddo e preparato. Intanto, alla «Mercury» saltò in orbita parte del sistema di controllo automatico di assetto, ma il «marine» arrivò alla fine dei tre giri controllando manualmente la capsula. Poi venne segnalato che lo scudo antitermico, al quale era legata la sopravvivenza di Glenn, stava per staccarsi. Glenn allora escluse a mano alcuni passaggi dell'accensione dei retrorazzi Ciò permise allo scudo di rimanere al suo posto impedendo alla capsula di trasformarsi in un forno. Ma non era finita. Nel rientro, la «Mercury» si mise ad oscillare più di quanto fosse previsto e tollerato, ma ancora Glenn riuscì a stabilizzarla decentemente con i sistemi manuali. Glenn volò nello spazio una sola volta. Gli piaceva troppo la politica o era tanto intelligente da capire che i primi astronauti avrebbero fatto i pionieri, ma non sarebbero andati lontano. Alla scelta politica fu forse incoraggiato dal presidente Kennedy, che lo aveva preso in grande simpatia. Ma il destino giocò uno scherzo al «marine» ritornato sano e salvo dallo spazio. Uno scivolone in bagno gli causò la rottura di un timpano. Dovette dimenticarsi del seggio senatoriale al quale puntava dopo aver dato le dimissioni dalla Nasa nel 1964. Gli rimase la presidenza del consiglio di amministrazione di una industria di bevande gassate. Sostenitore di Robert Kennedy durante la breve campagna presidenziale, Glenn fu uno di que 'he portarono la bara del secondo Kennedy assassinato al cimitero di Arlington, accanto al primo. Nel '70 Glenn si presentò candidato a uno dei due seggi dell'Ohio, ma non ce la fece. Diventò senatore nel novembre del '74. Gli chiesero mille volte se in orbita avesse avuto paura. Rispondeva: -Tutti hanno paura».

Luoghi citati: Arlington, Ohio, Stati Uniti