Corsi: per diventare brigatista uccisi il medico di Regina Coeli

Corsi: per diventare brigatista uccisi il medico di Regina Coeli Dopo Savasta un altro terrorista parla della colonna romana Corsi: per diventare brigatista uccisi il medico di Regina Coeli Il giovane è anche accusato dell'attentato al vicecapo della Digos Simone e dell'omicidio del commissario Vinci - Il capo della colonna veneta trasferito in un supercarcere del Nord - Presto un nuovo interrogatorio per il sindacalista Scricciolo DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Nel carcere di Rebibbia un altro brigatista ha cominciato a confessare, collabora con i giudici, ammette omicidi. E' Massimiliano Corsi, 23 anni, lo studente romano arrestato il 13 gennaio e accusato per l'attentato al vicecapo della Digos Nicola Simone e l'assassinio del commissario di polizia Sebastiano Vinci. Ai magistrati romani, il brigatista Corsi ieri ha confessato di aver ucciso anche Giuseppe Furci, il medico del carcere di «Regina Coeli». Un attentato del 2 dicembre 1680, che non era stato subito rivendicato. •Eravamo ancora poco organizsati», ha spiegato Corsi. Se Antonio Savasta ha rivelato la storia delle Br a Roma dal 1977 al 1980, Massimiliano Corsi ha riempito il vuoto che porta agli inizi di quest'anno. Il suo è stato il racconto di come si entra nelle Brigate rosse: prima si costituisce un piccolo gruppo e si fanno attentati, poi si attende il «contatto» da parte dei clandestini dell'organizzazione. L'uccisione del medico di «Regina Coeli» era servito appunto per l'ingresso nelle Br. Eppure, in un primo momento, per quell'assassinio era stato sospettato Laudavino De Santis, il pregiudicato arrestato e accusato per i sequestri di Mirta Corsetti e Giovanni Palombini. Soltanto durante le giornate del sequestro del giudice Giovanni D'Urso, alla fine del dicembre 1980, l'uccisione del dottor Furci era stata citata in uno dei comunicati del rapimento. Una rivendicazione «indiretta», una specie di approvazione dell'attentato che per Corsi ed altri ha segnalo la data di ingresso nell'organizzazione. «Prima ci chiamavamo colonna 28 morso — ha aggiunto il terrorista che ora confessa —. Poi siamo entrati nella colonna romana-. Cosi si è arrivati alla sua partecipazione all'uccisione del commissario Sebastiano Vinci, all'attentato del 6 gennaio scorso contro Nicola Simone. Nelle sue cento pagine di interrogatorio, Antonio Savasta ha parlato a lungo di Massimiliano Corsi. E forse proprio la confessione di Savasta ha sbloccato lo studente di architettura, l'ha convinto a non rifiutare l'interrogatorio e le risposte. L'ex capo della colonna veneta, comunque, non avrebbe partecipato ad attentati con Corsi; anche se non lo ha conosciuto bene ha raccontato molto, ha detto quel che sapeva. Da ieri mattina, intanto, Savasta è in un carcere di massima sicurezza del Nord, dopo i tre giorni di interrogatori tra Roma e Napoli. Adesso tocca ai magistrati di altre città. Tre sono gli omicidi «romani» confessati da Savasta. Quello del tenente colonnello dei carabinieri Antonio Varisco, 13 luglio 1979; quello dell'agente di polizia Michele Granato, 9 novembre 1979; quello del maresciallo di P.S. Mariano Romiti, 7 dicembre 1979. Savasta non sarebbe l'esecutore materiale dell'omicidio Varisco: il brigatista che ha colpito il tenente colonnello con un fucile a pompa sarebbe ancora latitante. «Io non ho partecipato all'assalto alla sede de di piazza Nicosi«», ha poi aggiunto Savasta. Tra i nomi di chi era in piazza Nicosia, quello di Loris Scricciolo, cugino del sindacalista Uil arrestato con la moglie. Nel carcere di Rebibbia Luigi Scricciolo verrà interrogato nei prossimi giorni dal giudice istruttore Ferdinando Imposimato: l'accusa continua ad insistere, la difesa continua a respingere con dichiarazioni di innocenza. « Dell'innocenza di Luigi Scricciolo io sono convinto', ha affermato il radicale Marco Boato: • Credo che la credibilità della lotta al terrorismo abbia tutto da guadagnare dalla capacità della magistratura di riconoscere, quando vi siano, errori giudiziari*.

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