Andreotti: adesso domando io Chi ha preso io tangenti Eni? di Ruggero Conteduca

Andreotti: adesso domando io Chi ha preso io tangenti Eni? Oggi l'Inquirente decide se chiudere per incompetenza l'indagine Andreotti: adesso domando io Chi ha preso io tangenti Eni? «Dovete dirmi chi ha avuto interesse a procurare danni per molti miliardi allo Sfiato facendo fallire il più vantaggioso contratto per l'acquisto di petrolio fatto dall'Italia» ROMA — Il caso Eni-Petromln, cioè la vicenda legata alle presunte «tangenti» su un contratto di fornitura stipulato dall'Ente petrolifero di Stato con l'Arabia Saudita, molto probabilmente si concluderà oggi: la commissione parlamentare d'inchiesta, dopo aver ascoltato ieri l'on. Giulio Andreotti e l'ex ministro per il Commercio con l'estero Gaetano Stammati, si è riconvocata per questa mattina in seduta pubblica. All'ordine del giorno, la proposta dei consiglieri democristiani, socialisti, socialdemocratici di mettere ai voti una «dichiarazione di incompetenza». In pratica, la commissione do-, vrebbe dichiararsi nell'impossibilità di giudicare gli eventuali risvolti dell'affare, rimettendo tutto alla magistratura ordinarla. Eppure Andreotti, durante il suo lungo interrogatorio, ha dato l'impressione di lanciare chiari messaggi perché l'Inquirente voglia ancora approfondire alcuni punti. In particolare ha suggerito di andare a Panama e di chiarire chi di fatto si nasconde dietro la Sophilau (la società attraverso la quale si presume passassero 1 pagamenti delle tangenti). E poi ha affermato: «/ relatori della commissione che si sono recati in Svizzera hanno avuto assicurazione che nessun conto corrente è intestato a cittadini italiani, ma per convincermi debbono dirmi il nome di chi ha preso i soldi». La minoranza, composta da comunisti, radicali, sinistra indipendente e missini (nove consiglieri su venti), proporrà un supplemento di istruttoria chiedendo una proroga di quattro mesi. Tra gli effetti della dichiarazione di «incompetenza», ci sarebbe anche quello di impedire al Parlamento una riapertura del caso mediante le firme dei due terzi dei deputati e senatori (come è accaduto di recente, per esempio, per l'inchiesta parlamentare sulla strage di piazza Fontana). La decisione è maturata dopo gli interrogatori di Giulio Andreotti e di Gaetano Stammati. L'ex presidente del Consiglio è stato sentito ieri per primo, e la sua deposizione si è protratta per quasi tre ore. Alla fine del colloquio lo stesso Andreotti ha dichiarato che «più che di un interrogatorio, si è trattato di un colloquio durante il quale ho fornito alcune precisazioni». «Vi sono due aspetti — ha continuato Andreotti — di questo problema su cui si sta cercando di far luce. Da un lato occorre vedere se il compenso del mediatore straniero sia stato in parte diviso con cittadini o gruppi italiani, il che finora non è risultato. Ma non è meno importante — ha concluso l'ex presidente del Consiglio, con aria allusiva — accertare quante decine, e forse centinaia di miliardi in più l'Eni abbia dovuto pagare il petrolio in questi tre anni, essendo stato bloccato il contratto diretto Eni-Petromin». «E non è altresì inutile — ha aggiunto ancora Andreotti — ricercare chi aveva interesse ad impedire che l'Eni potesse rifornirsi direttamente dall'Arabia Saudita senza passare per le grandi compagnie internazionali.Se qualche italiano furbo e ladrone avesse profittato, lo si punirebbe duramente: ma non può trascurarsi l'importanza anche del più vasto problema della nostra soggezione al mercato internazionale e della necessità di non rinunciare ad un contratto che era il migliore che l'Eni avesse mai potuto stipulare». Concludendo, l'ex presidente del Consiglio ha detto: «Non ritengo di essermi levato i sassolini dalle scarpe. Me li toglierò soltanto quando avrò saputo chi ha preso i soldi». Per quanto riguarda l'interrogatorio, Andreotti ha sostenuto di non aver mai visto l'autorizzazione - all'esportazione delle somme necessarie per il pagamento del greggio acquistato in Arabia Saudita. L'ex ministro del Commercio con l'estero Stammati, invece, avrebbe riferito che il documento fu mostrato, nell'estate del '79, all'allora presidente del Consiglio. Di qui la proposta — che sarà avanzata oggi dal gruppi di opposizione — di un confronto tra i due uomini politici. Stammati ha confermato quanto era contenuto nel diario sulla vicenda Enl-Petromin da lui tenuto quando era ministro del Commercio estero. Il documento fu ritrovato nella villa di Celli ad Arezzo, anche se Stammati non ha saputo spiegare come era finito 11. Ha comunque ribadito di aver saputo durante le trattative di alcune telefonate di uomini politici, ohe volevano mettere In guàrdia l'ex presidente del Consiglio, ma di avere egualmente1 autorizzato l'operazione valutaria di trasferimento delle' somme all'estero. «Se npn avessi agito così — ha detto — oggi forse sarei dinanzi a voi per rispondere a ben altre contestazioni». L'on. Martorelli, comunista, che è stato in Svizzera col vicepresidente Busseti, democristiano, ha precisato che 1 funzionari di banca svizzeri hanno assicurato che le somme, depositate su due conti correnti, sono ancora 11 intatte e che i due conti non sono intestati a cittadini italiani. Ruggero Conteduca

Luoghi citati: Arabia Saudita, Arezzo, Italia, Panama, Roma, Svizzera