Annitrenta nella bottega antiquaria

Annitrente nella bottega antiquaria ATTORNO ALLA MOSTRA MILANESE FIORISCE LA PASSIONE DEI COLLEZIONISTI Annitrente nella bottega antiquaria Si comperano vecchi quaderni con i balilla e il duce in copertina, i romanzi di Kòrmendi e di Steinbeck, si sale sulle vecchie littorine: triste nostalgia politica o dell'infanzia lontana? - Il «Kitsch» che può sfumare nella tenerezza MILANO — La mostra «Annitrenta», preannunciata da dure polemiche e critiche sottili, sta avendo un successo di pubblico che nessuno immaginava, o che qualcuno temeva. Si continua a parlarne, ma adesso ci sarà anche da chiedersi perché tanta gente viene a pagare questo biglietto d'ingresso, e cosa dice. Se ne sentono tante. Di fatto questo grande sasso ha mosso le acque, in città. I cerchi concentrici arrivano lontano, giungono a lambire per esempio le cartolerie. Fatterelli di costume, cose allegre. E' carnevale. Un negozietto in corso Garibaldi (ai margini della zona di Brera: per i turisti «La Montmartre milanese») ha scoperto, accanto al filone delle maschere povere, di cartoncino f ustellato, il filone dei vecchi quaderni di scuola: proprio i quaderni con le copertine illustrate, con la faccia del duce, coi balilla «fiero l'occhio», con l'ingresso delle truppe italiane in Addis Abeba. Da dove vien fuori questa roba? Giacendo in quali magazzini si è salvata dal macero? Il centro di raccolta, ci dicono, è Napoli. I terreni d'incetta sono le montagne più' impervie del Sanalo, della Lucania. Qui forse è arrivata la notizia di qualche cambiamento nel nostro regime politico, tra gli «Annitrenta» e oggi: certamente non è arrivata la notizia che i quaderni degli «Annitrenta» possono diventare chicche per amatori. E chi sono gli acquirenti dei vecchi quaderni? Stando in questa cartoleria si ha la prova che son tutti nostalgici. Al¬ cuni sono nostalgici di quella nostalgia che è un ingrediente delle canzoni sentimentali. L'infanzia risorge nella loro memoria con un quaderno che ha la faccia del duce anziché col sapore di una «madeleine» inzuppata nel tè: triste, rispettabile infanzia. Altri sono nostalgici di quella nostalgia che comporta precise posizioni politiche. Prime edizioni Un'aria diversa si respira in altri negozi. Una libreria di via Verdi dedica agli «Annitrenta» un'intera sala. Qui a prima vista sembrerebbe che serpeggi un gusto sofisticato per 11 «kitsch», per le buffe cose di pessimo gusto. Ma dire «kitsch» ormai è un po' «kitsch». Le persone di ottimo gusto non sono schizzinose, l'autoironia sfuma nella tenerezza, vuol essere una forma di intelligenza. In questi stessi locali è nato anni fa il termine «modernariato» per indicare il gusto di collezionare, quasi fossero cose di «antiquariato» tante cose che invece sono ancora disperatamente «moderne». Qui, sui banconi, veri banconi da libreria, ci sono dei libri, veri libri. Resta invenduto «Il balilla Vittorio» del Forges Davanzati. La «serie» più richiesta, come direbbero i filatelici, è questa: «Un'avventura a Budapest» di Kòrmendi (1932), «Transatlantico» di Kaus (1933), «Anni di sangue» di Yeats Brown (1934), «Invito al valzer» della Lehman (1935) e «Le stelle stanno a guardare» di Cronin (19361, «Gli asia tici» di Prokosch (1937), «Uomini e topi» di Steinbeck (1938), «Il cucciolo» della Rawllngs(1939). Sono tutti «valori» e sempre in termini filatelici, «emessi» da Bompiani, ma va forte anche Mondadori, soprattutto con «Via col vento» della Mltchell (1937) e con «Passaggio a Nord Ovest» di Kenneth Roberts (1939). Non li cercano solo i bibliofili in caccia di «prime edizioni» (che son poi le buste col timbro del «primo giorno di emissione» nei francobolli). Li cercano lettori qualsiasi, lettori veri che chiedono certi libri perché vogliono leggerli, o rileggerli. In questa libreria non si vendono solo libri «di» quegli anni, ma anche libri «su» quegli anni. Il proprietario sta elaborando più ampie scelte per una globale «proposta di lettura» sulla base dei titoli attualmente disponibili presso i vari editori. .Perché», dice, «non proporre di rileggere seriamente quel che leggeva davvero la gente, negli "Annitrenta", dopo aver imposto la scoperta di altri decenni di letteratura mitteleuropea, per esempio, che nessuno lesse a suo tempo?». Ma il discorso, appena si fa serio, diventa duro. Di colpo, non è più carnevale. A pochi passi di distanza da questa li breria, di là dalla Scala, dalla galleria, dal Duomo, la piaz zetta di Palazzo Reale è occupata da due littorine. Sono le «automotrici» a nafta o elettriche che circolano ancora sulle linee secondarie, non so lo nel Sannio, non solo in Lucania. Si chiamano ancora littorine. Le chiamarono littorine (1933) perché creazioni del l'era littoria, e portavano ben evidente sui muso il fascio littorio. Ma su questi esemplari (da «antiquariato»? da «modernariato»?) il littorio non c'è. Perché l'hanno «epurato»? Non c'è più nemmeno la terza classe: solo prima e seconda. E se ci volesse davvero rileggere la letteratura degli «Annitrenta» dove trovare certi scritti apertamente fascisti di un Elio Vittorini? Qualcuno li ha studiati, ma nella più diffusa antologia di scritti di Vittorini non se ne parla. Anche una recente antologia di scritti di Giacomo Debenedetti appare «epurata». Perché continua «l'epurazione»? O invece, in termini psicanalitici, si deve parlare di «rimozione», di «refoulement»? Vogliamo ricordare e capire o vogliamo dimenticare? Vogliamo ricordare solo certe cose? Fallita a suo tempo «l'epurazione» oggi siamo alla «depurazione»? Tela affettata Ultimo aneddoto, per dire come siamo affezionati alla depuratrice «poetica del frammento». La mostra degli «Annitrenta» dà poco rilievo al «Premio Cremona», un premio di pittura Organizzato da Roberto Farinacci a gemellaggio con quello di Monaco di Baviera. Farinacci era l'unico gerarca amico personale di Hitler. La prima edizione del «Premio Cremona» nel 1939 ebbe il tema «Ascoltazione (sic) alla radio di un discorso del duce». Il primo premio, lire 40.000, andò a una grande tela di Luciano Ricchetti. Poi, la grande tela spari. Ma i mercanti d'arte hanno per le mani piccole tele di Ricchetti, del 1939: facce squadrate di contadini adusti, torsi di massaie rurali dalle mammelle possenti. Sono 1'..ascoltazione» tagliata a fette, ridotta a frammenti, «depurata». - Giampaolo Dossena Si

Luoghi citati: Addis Abeba, Budapest, Lucania, Milano, Monaco Di Baviera, Napoli, Sannio