Usa, l'auto è in crisi da tre anni Detroit non riesce a riprendersi di Ennio Caretto

Usa, l'auto è in crisi da tre anni Detroit non riesce a riprendersi Per la prima volta la vendita di modelli esteri ha superato il 30% Usa, l'auto è in crisi da tre anni Detroit non riesce a riprendersi Malgrado il freno alle importazioni dal Giappone, le difficoltà rimangono - Donald Peterson (Ford): «Ci vorrà fortuna per mantenere la produzione al livello dell'81» - Lee Iacocca (Chrysler): «E' la più grande riconversione del secolo» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Il mese prossimo la crisi dell'auto americana compirà tre anni: di rinvio in rinvio, anziché avvicinarsi, la ripresa sembra essersi allontanata. Neppure il contingentamento delle importazioni dal Giappone, in vigore da sei mesi, l'ha consentita. A gennaio, le vendite delle auto straniere hanno superato per la prima volta il 30 per cento del totale, e la fetta giapponese del mercato — nel 1978 appena del 12 per cento — è raddoppiata. Scemano in fretta le speranze che nell'82 si realizzi il rilancio di Detroit. Dice Donald Petersen, l'amministratore delegato della Ford, che «ci vorrà fortuna per mantenere la produzione al livello dell'81'. La ripresa, osserva amaramente il sindaco di Detroit, Coleman Young, «é come l'araba fenice: che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa». Diminuisce la prospettiva di una riduzione del costo del lavoro, che rappresenta oltre il 35 per cento dei costi totali, e quindi di una riduzione dei prezzi delle auto. La proposta sindacale di negoziare ingenti tagli per il rinnovo del contratto nazionale è naufragata ai primi contatti con le direzioni. L'incidente ha fatto scendere le vendite di un ulteriore 17 per cento a gennaio. Per molti fornitori e concessionari, in gravi difficoltà da due anni, il colpo è stato fata- le: il fallimenti ne hanno falciati il 10 per cento «e gli altri si salvano — ha detto il loro presidente Wendell Miller — grazie al commercio delle auto usate-. Per evitare il peggio, la quarta casa automobilistica americana, la American Motors, che è controllata dalla Renault francese, ha cambiato la leadership: a Gerald Meyers è subentrato José Dedeurwaerder, Eppure, nel momento più triste, Detroit è passata al contrattacco. Ha suonato la carica, come di consueto, la General Motors, la sua azienda più forte, nonostante tutto ancora prima al mondo, riducendone i prezzi quasi per sfida ai sindacati. La General Motors ha chiuso l'81 in leggero attivo, grazie alla sua finanziaria (col solo settore vei¬ coli avrebbe perso 138 milioni di dollari, 165 miliardi di lire). Ha lanciato una serie di modelli, i - J Cars», le cui caratteristiche rispondono ai criteri europei e giapponesi di praticità ed economia. Ha richiamato dall'Europa uno dei suoi migliori managers. Robert Stempel. per rivitalizzare la «Chevrolet», la marca più venduta della storia americana. Sul suo esempio, altresì la Ford, che nell'81 ha subito proporzionalmente le perdite maggiori, e la Chrysler, che è stata invece la più vivace delle tre grandi Case automobilistiche Usa, hanno denunciato nei fatti il pessimismo dilagante. Applicando anch'essa il sistema degli sconti, la Ford a gennaio ha contenuto al minimo le perdite, e ha segnato addirittura progressi nel settore dei «World Cars», o modelli per il mercato internazionale, la Escort e la Lynx, che si sono rivelate concorrenziali con le macchine giapponesi. La Chrysler, da parte sua, in sfida alle funeree previsioni di un biennio fa, ha ripagato oltre la metà dei debiti pubblici e privati (13 miliardi e mezzo complessivi di dollari) contrai ti nel '79 e nell'80, proclamandr l'82 -l'anno del risanamento finanziario'. Il contrattacco è effimero, o si tratta di una campagna a lungo termine che risanerà permanentemente le strutture dell'industria? Lee Iacocca, l'efficace presidente della Chrysler, ed ex «enfant prodige» della Ford, non ha dubbi. •Nascerà presto una nuova Detroit — afferma —; siamo passati attraverso la più grande riconversione del secolo. Ancora nei 78, alla vigilia della crisi petrolifera, la gente chiedeva per il 70 per cento vetture di grossa cilindrata. Adesso il rapporto si è rovesciato. In tre anni, ci siamo messi al passo coi tempu. Prosegue Iacocca:-Non è tutto. Detroit ha stanziato investimenti per 40 miliardi di dollari per il prossimo quinquennio (48 mila miliardi di lire). Al di là del confronto sulla riduzione dei costi — aggiunge — c'è anche uno spirito nuovo di collaborazione tra imprese e sindacati'. Ennio Caretto (2 - Contìnua)

Persone citate: Coleman Young, Donald Petersen, Donald Peterson, Gerald Meyers, Iacocca, Lee Iacocca, Robert Stempel, Wendell Miller

Luoghi citati: Detroit, Europa, Giappone, New York, Usa