Colpi di piccone, cemento e muratori al pronto soccorso del Maria Vittoria di Angelo Conti

Colpi di piccone, cemento e muratori al pronto soccorso del Maria Vittoria Terza tappa del cronista fra i dipartimenti di emergenza al servizio della città Colpi di piccone, cemento e muratori al pronto soccorso del Maria Vittoria E' in costruzione la nuova e più ampia struttura - I medici sono costretti a lavorare su una superficie di appena cento metri quadrati - E' al centro di una zona con trecentomila abitanti, ma ha soltanto cinque barelle Dal soffitto scende martellante il rumore di un piccone, fuori c'è una carriola ed un sacco di cemento, ogni tanto si intravede un muratore: siamo al pronto soccorso del Maria Vittoria. Terza tappa del nostro giro fra i dipartimenti di emergenza della città, il «pronto» del Maria Vittoria è certamente quello che avrà vita più breve: «Entro l'anno — assicura il direttore sanitario, dott. Naccari — sarà funzionante una nuova struttura, dotata di apparecchiature modernis¬ sime, sale più ampie ed un accesso più razionale*. Per il momento ci si deve arrangiare con quel che c'è: una camera di medicazione, due box per visite e elettrocardiogrammi, due microscopici locali per la degenza temporanea ed una camera definita «sala operativa di rianimazione*. Altro neo è il percorso al quale sono costrette le ambulanze: prima una ripida discesa, poi la sosta su di un piccolo piazzale per lo scarico dei malati, infine una retromarcia per immettersi sul¬ la rampa che porta all'uscita. Alle strutture cadenti cercano di rimediare con l'impegno personale i sanitari e gli infermieri: «Il nostro — dice il prof. Dolce, coordinatore del dipartimento di emergenza — è un reparto che sta avvertendo in modo vistoso il passare degli anni: costruito per far fronte alle esigenze di poche migliaia di persone, è ora al centro di tre popolosi quartieri come San Donato, le Vallette e Lucento, in tutto trecentomila persone*. E' una mattinata di giorno feriale e l'afflusso è abbastanza sostenuto. I tempi di attesa dei pazienti sono di norma brevi: un primo controllo sulle condizioni di chi attende viene effettuato dai medici di guardia attraverso un impianto televisivo a circuito chiuso. Una telecamera inquadra la sala d'aspetto e su di un monitor in sala di medicazione è possibile avere sempre un quadro preciso della situazione al di là della porta d'ingresso. Quando entra un bambino di 10 anni con forti dolori al ventre si ha cosi subito l'impressione che si tratti di malanno grave: dopo una prima, rapida visita il paziente è avviato In chirurgia con la diagnosi di «appendicite acuta*, entro un'ora — completate le analisi — viene trasferito in camera operatoria, dopo novanta minuti è già fuori pericolo. Ma il reparto che lavora a ritmo più sostenuto è quello di ortopedia: al pronto soccorso, nel giro di pochi minuti, si presentano due ragazze. Entrambe a scuola, nell'ora di educazione fisica, hanno preso una «storta»: «Non sembra nulla di grave, ma è meglio un controllo*, dicono disinvolte al medico. Dopo un paio d'ore escono con due «piedoni» di gesso: si trattava di fratture. C'è un po' di scompiglio per un uomo che arriva in ambulanza e sembra In coma: ha ingerito una dose eccessiva di nisidina. Viene ospitato in un box della degenza temporanea: «Nulla di grave — assicu¬ ra il prof. Dolce — fra qualche ora lo dimettiamo*. Ma è proprio quel «qualche ora» a destare problemi: «Non possiamo ricoverarli nei reparti — spiega il caposala Lorenzo Cariota — e le strutture che abbiamo qui sono limitate: quattro o cinque barelle. In rianimazione inviamo solo i casi più gravi e così si possono creare, soprattutto di notte, situazioni difficili*. Al Maria Vittoria non esiste una vera e propria camera operatoria annessa al pronto soccorso, vi è soltanto un locale dotato di respiratore automatico che consente interventi di portata limitata: «Preferiamo trasferire i malati, quando occorre, in una delle nove camere operatorie dell'ospedale*. Ma la vecchiaia delle strutture ha reso necessaria la chiusura a rotazione di tutte le camere operatorie per l'installazione di particolari congegni di protezione elettrica e, per qualche mese, ci sono stati problemi. Il maquillage è comunque lento e faticoso: con i suoi 420 letti (altri 90 sono disponibili presso la sede distaccata di strada del Nobile), il Maria Vittoria è diventato un ospedale troppo piccolo, anche se capace di risultati insperati. Lo dimostra proprio il pronto soccorso che, in meno di cento metri quadrati, ha prestato assistenza lo scorso anno a 50.000 persone: quasi un miracolo. Angelo Conti

Persone citate: Lorenzo Cariota