Altri cinque brigatisti presi a Verona Trovato l'arsenale della colonna veneta di Giuliano Marchesini

Altri cinque brigatisti presi a Verona Travato l'arsenale della cotenna veneta Altri cinque brigatisti presi a Verona Travato l'arsenale della cotenna veneta In quattro grandi valigie sotterrate in una zona impervia del Montello, nel Trevigiano, pistole, mitra, fucili a canne mozze, lanciagranate, tritolo, 60 chili di esplosivo al plastico e centinaia di proiettili VERONA — La rete delle indagini sul terrorismo rosso, dopo la liberazione del generale americano James Lee Dozier, si stende dal Veneto al Friuli: a Verona altri cinque personaggi sono stati bloccati nelle ultime ore dalla polizia; tra Mestre e Venezia la Digos avrebbe operato in questi giorni una quindicina di fermi; nell'Udinese i carabinieri stanno completando l'operazione che ha condotto ad una serie di arresti e alla scoperta della «prigione» in cui i brigatisti avrebbero rinchiuso il direttore del Petrolchimico di Porto Marghera, Giuseppe Taliercio, assassinato il 5 luglio dello scorso anno. Si aggiunge il ritrovamento di un «arsenale» delle Br nella zona del Montello, nel Trevigiano. La colonna veneta delle Brigate rosse «Anna Maria Ludmann-Cecilia», che aveva diramazioni nel territorio friulano, è sgretolata dagli Inquirenti, e probabilmente tutto deriva dagli interrogatori dei 5 terroristi che tenevano prigioniero Dozier nel covo di via Pindemon te. Le maggiori attenzioni sono rivolte, in questo momento, all'inchiesta in corso a Udine, dove si potrebbe interamente ricostruire la trage¬ dia di Giuseppe Taliercio. Tra i personaggi bloccati dai carabinieri, che hanno localizzato quattro covi, ci sono Gianni Franccscutti, 37 anni, di Udine, Marina Bono, 22 anni, trevigiana, Ermanno Fagiani, 26 anni, compagno di Annamaria Sudati, arrestata a Venezia. Dovrebbero essere nove gli arresti in Friuli. E' finito in cella, tra gli altri, un bergamasco arrivato in quella zona nel '76 per «aiutare i terremotati» Claudio Roberti, che avrebbe trasformato la sua abitazione in covo-prigione per l'ingegner Tagliercio, che sarebbe stato tenuto sempre in quell'alloggio. Del gruppo fanno parte quelli che vengono definiti dagli investigatori i «fiancheggiatori di Codroipo». L'ultimo della fila, secondo quanto si è appreso, sarebbe Giovanni Mulinaris, 37 anni, udinese, che fu iscritto alla Facoltà di sociologia e conobbe Renato Curcio. Mulinaris fu sospettato di militanza nelle Brigate rosse, ad un certo momento se ne andò in Francia, e pare che abbia frequentato l'«Hyperion» di Parigi. Dato lo stretto riserbo con cui viene condotta questa indagine, non è ancora chiaro quale ruolo gli inquirenti gli attribuiscano nella vicenda. In uno dei covi dei terroristi in Friuli, i carabinieri hanno trovato documenti che vengono considerati «di notevole importanza'. Questa «base logistica» era stata allestita in un appartamento di via Leonardo da Vinci, nel centro di Udine, dove sono stati sorpresi Ermanno Fagiani e un operaio di 30 anni, cui era intestato l'alloggio. Ora si sta esaminando il materiale rinvenuto, che potrebbe consentire di dare un'altra spinta alle in- dagini. Intanto il sostituto procuratore della Repubblica di Udine, Giampaolo Tosel, ha cominciato gli interrogatori: si spera che anche da questi colloqui vengano elementi per avviare altre operazioni. Mentre si sviluppano queste inchieste, nel Trevigiano avviene la clamorosa scoperta dell'.arsenale» dei brigatisti. Si tratta, a quanto pare, del più grosso deposito di armi dei terroristi trovato nel Veneto: quattro grandi valigie sotterrate in una zona impervia del Montello, nel Comune di Volpago. Dentro, c'erano centinaia di proiettili di diverso tipo, otto mitra «Sten», altri mitragliatori, fucili a canne mozze, armi pesanti, lanciagranate, proiettili anticarro, tubi di gelatina, tritolo, 60 chili di esplosivo al plastico, rotoli di miccia a lenta combustione e altro. Tutto in perfetto stato di conservazione. Le armi erano avvolte in sacchetti di plastica: si dice che una parte provenga dall'estero. Anche questa operazione, come le altre, avrebbe preso l'avvio da «informazioni» raccolte dopo la liberazione di Dozier. •Sema la scoperta del covo in cui era rinchiuso il generale americano — osserva uno degli inquirenti — non si sareb¬ be arrivati a mettere insieme tante cose». La frase sembra confermare che parecchio s'è ricavato dagli interrogatori dei cinque brigatisti presi dalle «teste di cuoio» della polizia nella «prigione» dell'alto ufficiale della Nate. Forse soltanto Emanuele Frascella ha opposto una dura resistenza agli inquirenti: gli altri avrebbero parlato, consentendo agli investigatori di aprire queste brecce nella colonna veneta delle Br. Il sostituto procuratore della Repubblica Papalia, si dice, «sto sviluppando molto: Ed è in attesa dei magistrati romani che si occupano del caso Moro. A Verona si sta ancora procedendo all'interrogatorio delle quindici persone fermate nei giorni scorsi. Secondo le indiscrezioni, qualcuno del gruppo ha cominciato a «/are ammissioni; altri si accusano a vicenda. Tutti sono stati bloccati nel corso delle indagini sul «caso Dozier». E sembra che uno di loro sia accusato d'aver guidato quel furgone a bordo del quale i terroristi «trasportarono» Dozier. I cinque personaggi fermati nelle ultime ore dalla Digos veronese, invece, sarebbero sospettati di altri episodi di terrorismo. Giuliano Marchesini