Bajkal, lago dei fossili viventi di Fabio Galvano

Bajkal, lago dei fossili viventi Viaggio sulla «nuova frontiera» siberiana dove Mosca costruisce il futuro Bajkal, lago dei fossili viventi E' la più grande riserva d'acqua dolce del mondo - L'Angarà, suo emissario, è sbarrato da enormi dighe per la produzione di energia elettrica - Una nicchia ecologica intatta per migliaia di specie quasi estinte - Ma ora c'è la minaccia della rapida e indiscriminata industrializzazione: non basta neppure il «carbone bianco» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BRATSK — Cammino sulle onde, accanto a un peschereccio piegato sul fianco, e sprofondo nelle anse di neve — improvvise e invisibili — di questo immenso «mare di Bratsk.: più avanti, oltre l'immensa distesa ghiacciata, una sottile linea scura rivela la grande diga e la centrale idroelettrica sul fiume Angara, orgoglio della Siberia e del Cremlino, la più grande del mondo finché non costruirono quella sul fiume Enisej, ma anche protagonista dell'epopea siberiana, il colosso che negli Anni Cinquanta mobilitò una generazione. Il «mare» su cui cammino, sotto un sole luminoso ma con improvvise folate di vento che accrescono il disagio di una temperatura già «siberiana», è il bacino creato artificialmente da quella diga. Sotto il ghiaccio e sotto l'acqua ci sono intere valli e i resti di numerosi villaggi: l'agonia d'uno di essi, Matera, fu la protagonista di uno fra i più noti romanzi di Valentin Rasputin, che s'intitola appunto II villaggio sommerso. Nel 1967, quando finirono di costruirla, la centrale idroelettrica di Bratsk era la più potente del mondo, con 4,1 milioni di kilowatt. A tutfoggi è stata superata (6 milioni di kw) soltanto da quella di Krasnojarsk, sull'Enisej. Il bacino che la alimenta è secondo soltanto a quello della diga di Kariba, sullo Zambesi. Ma in una cosa rimane in testa: la produzione effettiva di elettricità, oggi attestata sui 22,6 miliardi di kw/h l'anno (contro i 21,9 a Ust-Ilimsk e i 20,4 a Krasnojarsk). Ha finora prodotto, e lo indica un tabellone luminoso nella sala delle turbine, 381.253 milioni di kw/h. n «sistema» idroelettrico dell'Angarà, formato appunto dalle dighe di Bratsk e di Ust-Ilimsk, oltre che da quella più piccola di Irkutsk, produce ogni anno 48 miliardi di kw/h, un trentesimo della totale produzione sovietica di energia elettrica, e la percentuale aumenterà quando sarà pronta anche la quarta diga sull'Angarà, quella di Boguchansk attualmente in costruzione (sono stati invece abbandonati — pare definitivamente—i progetti per altre due centrali fra Irkutsk e Bratsk). E' la ricchezza che viene dal lago Bajkal, quella «specie di miracolo» senza il quale questa vasta zona della Siberia non sarebbe quello che è. «Con i suoi 25 milioni di anni — mi aveva detto qualche giorno prima Grigorij Galazj, direttore dell'Istituto limnologico presso Listvjanko, dove l'Angarà nasce dal lago — il Bajkal è il più vecchio contenitore d'acqua dolce del mondo. Raggiunge i 1620 metri, che ne fanno il lago più profondo del mondo». I siberiani lo chiamano «la perla azzurra», ma più che una perla o un lago e un mare. Ha una superficie di 31 mila chilometri quadrati, contiene il 20 per cento dei 124 mila chilometri quadrati d'acqua dolce esistenti al mondo, con una massa (23 mila chilometri cubi) che è superiore a quella del Baltico. Ed è acqua pulita: ^potabile allo stato naturale», insiste Galazj. Sebbene abbia un solo emissario — l'Angarà, che dopo 1876 chilometri verso Nord si getta nello Enisej — il Bajkal è continuamente alimentato da 336 fiumi grandi e piccoli. Una favola mongola racconta che il Bajkal ebbe 336 figli e una sola figlia, vezzeggiata, che sperperò da sola l'apporto dei fratelli per un matrimonio improvvisato. I 336 figli sono i fiumi che riversano acqua nel lago. La figlia è il fiume Angarà, l'unico che nasca da un lago e si getti in un altro fiume (lo Enisej). In questo complesso sistema idrografico entrano ed escono, ogni anno, fra 50 e 60 chilometri cubi d'acqua, con una portata costante tutto l'anno, a una temperatura che ha uno sbalzo minimo fra inverno ed estate. Ho visto il Bajkal «fumare» per la condensazione di superficie (l'acqua a un grado, l'aria circostante a —42), e mi dicono che anche d'estate non supera mai i 12 gradi, con un effetto climatico — può riscaldare o raffreddare la zona circostante di 7-8 gradi — che si fa sentire fino a Irkutsk distante una cinquantina di chilometri. Il suo bacino equivale più o meno alla superficie della Francia: «Se le sue acque fossero tra- sformate in cubetti di ghiaccio di un chilometro cubo — dice Galazj — ce ne sarebbe abbastanza per unire con un'ininterrotta catena di ghiaccio il Polo Nord e il Polo Sud, e ne avanzerebbero ancora tremila». E' una ricchezza che va difesa: non per i 300 mila turisti (25 mila dall'estero) che ogni anno lo visitano, e neppure per motivi ecologici fini a se stessi (vivono nel Bajkal e attorno al Bajkal 2500 specie animali e vegetali, delle quali due terzi esistono soltanto qui), ma perché la vita del grande lago è la vita della Siberia. C'è uno stupendo e quasi microscopico crostaceo — me lo fanno-vedere: una massa di puntini bianchi in una provetta di laboratorio — che si chiama Epishurd e che provvede a filtrare ogni anno un chilometro cubo e mezzo d'acqua. Ma non basta, occorre anche l'attenzione dell'uomo. Nel 1959 fu progettato sulle rive del lago un impianto per l'estrazione della cellulosa e per la chimica del legno. Doveva usare l'acqua del Bajkal per gli spurghi industriali. Furono avviati i lavori, e nel '66 i primi due stabilimenti furono completati. Entrarono in funzione, ma dopo tre mesi vennero chiusi e abbandonati, come venne abbandonata la costruzione degli altri impianti. La pressante iniziativa degli scienziati e delle migliaia di privati cittadini che avevano firmato petizioni era stata vana. L'alt era venuto soltanto quando fu registrata, nel lago, un'impressionante moria dei pesci, che minacciava la fiorente industria della pesca. Uno solo di quegli impianti fu successivamente messo in funzione, ma dotato di un sofisticato impianto di depurazione. Gli altri stabili menti furono costruiti a valle: a Bratsk e a Ust-Ilimsk, due colossi della cellulosa. •Il livello del lago — dice Galazj — è diminuito di 70-80 centimetri, una misura che per ora rientra nei limiti delle oscillazioni storiche. Ciò è dovuto al generale riscaldamen¬ to del clima, alla riduzione delle precipitazioni, all'influenza dell'uomo. Volevano scavare il letto dell'Angarà per accrescerne la portata, ma siamo riusciti a sventare quella minaccia. Prevediamo, con l'attento uso delle acque e una regolazione scientifica delle emissioni per mezzo delle tre dighe sull'Angarà, di bloccare il calo del lago entro la fine degli Anni Ottanta e di riportarlo al livello ottimale entro il 1997». Il lago dei «fossili viventi», come qui definiscono certe specie molto antiche di pesci, sopravissute soltanto nelle limpide acque del Bajkal, diventa di ghiaccio a metà gennaio. Si forma una crosta spessa circa un metro e mezzo, sopra ci corrono autocarri e trattori. Nell'inverno 1905 vi fu addirittura costruita una ferrovia provvisoria. Ed è quel ghiaccio, che provoca pressioni e conseguenti movimenti violenti dell'acqua, a mantenerne il contenuto d'ossigeno. L'Istituto biologico, in funzione dal 1925, controlla con i suoi 400 studiosi che nulla cambi, che non abbia a spegnersi questo «motóre» della Siberia, dal quale può dipendere il grande sviluppo industriale (il 95 per cento della crescita economica dell'Urss, dicono i pianificatori, avverrà in Siberia) in una regione sulla quale Mosca sta ipotecando il proprio futuro. Un quarto di secolo fa, quando migliaia di lavoratori piantarono le tende sulle rive dell'Angarà e avviarono i lavori della diga di Bratsk, la Siberia era ancora un fenomeno marginale nel quadro dell'economia sovietica. La costruzione della diga, alta 125 metri e lunga 924, generò un'ondata di propaganda eroica, ma soprattutto creò uno schema di sfruttamento energetico che viene oggi imitato in numerose altre zone della Siberia. La centrale di Bratsk cominciò a produrre nel 1961, e fu completata nel 1967, ma c'erano allora, nella zona, poche industrie in grado di assorbire i suoi 4,1 milioni di kilowatt (oggi stanno portando la potenza a 4,5 milioni): sono nati in seguito, poco per volta, l'immenso stabilimento — il più grande del mondo — per la produzione d'alluminio, le industrie della cellulosa, decine di fabbriche. Lo stesso schema è stato ricalcato con la centrale di Ust-Ilimsk, completata nel 1979 e con una capacità totale di 3,84 milioni di kilowatt. Analoga sarà l'esperienza di Boguchansk, che si prevede ultimata verso la fine degli Anni Ottanta. In queste centrali, moderne ed efficienti, estremamente automatizzate, i costi di produzione sono bassissimi. Si paria per esempio, a Ust-Ilimsk, di 0,056 copechi per kilowatt (circa 0,95 lire). Ma questa cifra si basa sui semplici costi di gestione quotidiana e non tiene conto dell'investimento iniziale. Mi dicono che i costi della diga di Bratsk sono già stati recuperati da molti anni, ma questo si riferisce alla semplice costruzione della centrale, e non calcola quanto si è speso per ferrovie, strade, case, infrastrutture. Quale che sia il costo reale, le centrali sono una necessità perché in realtà la Siberia — ma questo fatto non viene sbandierato — anziché esportare energia è ancora costretta a importarne. La domanda è tale, per lo sviluppo industriale della regione, che Mosca dovrebbe far costruire una centrale da sei milioni di kilowatt ogni due o tre anni per tenere il passo. Un giorno, in un futuro non lontano, l'Angarà sarà una catena di laghi comunicanti fra loro. La diga di Ust-Ilimsk, che ho visto di notte alla luce della luna, è leggermente più piccola (alta 105 metri, lunga 900) di quella di Bratsk, con 18 turbine alimentate da condotte con un diametro di 7,8 metri: per innalzarla si sono usati oltre 4 milioni di metri cubi di cemento, 93 mila tonnellate di acciaio. Per la costruzione di entrambe le dighe si sono dovuti superare ostacoli tecnici di non facile soluzione, come per esempio colare il cemento a temperature di —50 gradi, domare durante i lavori un flusso d'acqua che è di circa 3000 metri cubi il secondo. Ma la tanto decantata conquista della Siberia è fatta anche di queste cose. Fabio Galvano (3- Continua) Centrali elettriche sull'Angarà per sfruttare il «carbone bianco» della nuova frontiera siberiana

Persone citate: Valentin Rasputin