Udine: giovane terrorista è arrestata dopo una sparatoria con i carabinieri

Udine: giovane terrorista è arrestala dopo una sparatoria con i carabinieri Udine: giovane terrorista è arrestala dopo una sparatoria con i carabinieri Si tratta di Marina Bono, 22 anni, di Treviso, che è rimasta leggermente ferita - Era in compagnia di Ermanno Fagiani in clandestinità da alcuni mesi - Finito in carcere anche un terzo brigatista super ricercato: Gianni Francescutti considerato un capo dell'eversione DAL NOSTRO CORRISPONDENTE UDINE — Tre presunti brigatisti rossi sono stati catturati ieri a Udine. Una terrorista è stata ferita, in modo non grave, dai carabinieri durante uno scontro a fuoco. Gli arresti sono stati operati in due fasi distinte, la prima ieri mattina in pieno centro a Udine verso le 12,30 in piazza della Repubblica: due uomini dello speciale nucleo antiterrorismo dei carabinieri sono scesi da un furgone bianco e hanno immobilizzato il brigatista Gianni Francescutti che era armato con due pistole. Francescutti, insegnante, di 37 anni, clandestino dal dicembre '79, è un esponente di primo piano delle Br. La seconda operazione è avvenuta nel primo pomeriggio, alle 14,30, alla periferia di Udine, all'altezza dell'ospedale psichiatrico di Sant'Osval¬ do. Due auto «civetta» dei carabinieri hanno intercettato due giovani: Ermanno Faggiani, operaio venticinquenne, e Marina Bono, 22 anni, impiegata a Treviso prima di entrare, col compagno, in clandestinità nell'ottobre scorso. Anche lei armata di pistola, alla vista dei militari l'ha estratta riuscendo a sparare un colpo. Fulminea la reazione dei carabinieri che hanno risposto al fuoco con i mitra ferendo la donna. Entrambi si sono dichiarati prigionieri politici. E' questo è un fatto nuovo nell'inchiesta sul braccio friulano della colonna veneta «Ludmann» delle Br. Finora infatti, né i 4 fiancheggiatori del gruppo che ha rapito Dozier e ucciso Taliercio, né i due giovani arrestati perché occupavano l'abitazione di Tarcento in cui venne tenuto prigioniero il dirigente della Montedison assassinato dalle Br nel luglio dello scorso anno e che sono tuttora in stato di fermo, hanno riconosciuto la loro appartenenza al partito armato. Da segnalare poi che proprio a Tarcento è stato effettuato un altro fermo sempre nell'ambito delle indagini sul sequestro Taliercio. Oltre a Giovanni Francescutti, il professore udinese di lettere e filosofia arrestato ieri che nella gerarchia delle Br sembrerebbe occupare un posto di rilievo, molti sono ancora i brigatisti rossi ricercati in Friuli, tra i quali un ex sacerdote, Luigi Battistutta. che potrebbe fornire utili elementi di indagine per i rapporti che ebbe un paio di anni fa con Cesare Di Lenardo. uno dei terroristi sorpresi nel covo di Padova dov'era prigioniero il generale Dozier. Interes- sante questa figura di sacerdote-operaio, che, nato a Jalmicco nel 1926, ordinato sacerdote nel 1951 è per generale giudizio il vero padre politico del terrorismo friulano e da 2-3 anni è scomparso nel nulla; solo una traccia poi interrotta della sua presenza in Germania. La polizia lo ha attivamente cercato e benché non ci sia notizia di addebiti precisi a suo carico nessuno fra quanti lo conoscono si meraviglierebbe sapendolo nella clandestinità. Arrivato a Lambruzzo nel 1967 da Canebole, una frazione montana del Cividalese dove aveva organizzato una scuola alla don Milani, che aveva avuto un momento di fama perché se n'era interessata la rubrica televisiva «Telescuola., il '68 l'aveva trovato alle sue prime esperienze pastorali nel Rivignanese, e una lettura radicale del Vangelo aveva favorito ben presto il suo schieramento ideologico su posizioni di estrema sinistra. Aveva cosi scelto di fare il prete-operaio. Ogni mattina don Luigi Battistutta partiva da Lambruzzo per andare a lavorare in una fabbrica di sedie a Manzano. Nel sindacate si era fatto ben presto notare come uno dei più duri e dei più intransigenti. Era sempre in giro con capelloni e drogati; celebrava matrimoni, faceva funerali e poi non trascriveva i dati sui registri. «Si è fatto rovinare — dice la gente — da quelli come Di Lenardo». La morte della madre e poi l'orribile suicidio di una sorella che viveva con lui, hanno ancora più profondamente inciso la sua già tormentata coscienza. Dopo il terremoto lasciò la sua parrocchia per andare a lavorare a Gemona nei campi organizzati dall'estrema sinistra. Nel 1977 aveva guidato una manifestazione a Udine, indetto un comizio davanti alla Prefettura e rilasciato una dura intervista alla Rai. Aveva sempre bisogno di soldi e i suoi vecchi compagni di seminario lo aiutavano come potevano. Poco prima di sparire aveva venduto un campo non suo per più di un milione lasciando nei debiti un parente. Poi un giorno era scomparso veramente nel nulla. .La sua auto è rimasta per mesi abbandonata in una starda di Udine. Giovanni Cojutti