Era pronto il sesto comunicato «II boia ha pagato le sue colpe»

Era pronto il sesto comunicato «II boia ha pagato le sue colpe» I brigatisti avevano deciso di uccidere Dozier Era pronto il sesto comunicato «II boia ha pagato le sue colpe» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE VERONA — Dicono che non sarebbero rimasti che pochi giorni a James Lee Dozier. Pare che tra le carte trovate nel covo di via Pindemonte a Padova, dove il generale americano è stato tenuto «prigioniero» dalle Br, ci sia anche la bozza di quel «comunicato numero 6» che si attendeva con tanta angoscia: secondo le indiscrezioni, i terroristi avevano già condannato a morte l'alto ufficiale della Nato. Ed era pronta, si aggiunge, la frase con cui sarebbe stata annunciata ['..esecuzione», sotto l'intestazione alla colonna veneta «Anna Maria Ludmann Cecilia»: «Il boia James Dozier ha pagato per le sue colpe». Il giudice inquirente, comunque, non conferma queste indiscrezioni. In quella «prigione del popolo» sarebbero state rinvenute molte cose, sulle quali ora la magistratura sta lavorando intensamente. Le voci insistono anche sul presunto ritrovamento di lettere scritte in inglese e indirizzate al presidente Reagan, all'ambasciatore americano a Roma, Maxwell Rabb, e ad alti ufficiali del Pentagono: scritti con i quali i brigatisti avrebbero proposto lo scambio tra il generale e qualcuno dei capi storici delle Br, forse Renato Curcio. Queste voci sono state smentite direttamente ieri mattina da James Lee Dozier, nel corso della conferenza stampa nella caserma «Ederle» di Vicenza. Tra l'altro, i brigatisti si sono sempre rivolti all'ostaggio in italiano: quindi, là dentro, l'inglese lo conosceva soltanto l'alto ufficiale della Nato. Ora il materiale raccolto nel covo di via Pindemonte sarà esaminato dal sostituto procuratore padovano Pietro Calogero. Intanto il giudice di Verona, Guido Papalia, prosegue negli interrogatori a ritmo serrato: ieri il magistrato avrebbe sentito i 5 brigatisti catturati in via Pindemonte. Si dice che i «carcerieri» di Dozier stiano parlando (uno di loro avrebbe indicato la «prigione» in cui venne rinchiuso Aldo Moro). Il riserbo è strettissimo, ma secondo quanto avrebbe affermato uno degli investigatori, sarebbe stato pronto un covo in provincia di Verona, dove i brigatisti avrebbero rinchiuso il generale se non avessero potuto portarlo fuori zona. Pare che questa «prigione alternativa» fosse stata allestita in un appartamento di via Porto a San Giovanni Lunato to, una delle otto «basi logistiche» scoperte nei giorni scorsi dalla polizia. Mentre si cerca di arrivare a smantellare altre basi delle Brigate rosse nel Veneto, si mandano avanti le indagini sul gruppo di giovani fermati (per 10 il fermo è stato convalidato; tre si sono dichiarati prigionieri politici) dalla polizia di Verona. A quanto risulta, nove di queste persone erano tenute sotto controllo da parte degli uomini della Digos fin dal giorno in cui Dozier venne rapito. Qualcuno sarebbe stato sentito dagli investigatori qualche ora dopo il sequestro dell'alto ufficiale della Nato, ma in quei momento non sarebbe stato possibile raccogliere elementi per una precisa contestazione. _ _ S- ni.

Luoghi citati: Padova, Roma, Veneto, Verona, Vicenza