Delusi dall'Europa in Usa si domandano «E se richiamassimo i nostri soldati?» di Ennio Caretto

Delusi dall'Europa in Usa si domandano «E se richiamassimo 8 nostri soldati?» Dopo il parziale rifiuto di aderire alle sanzioni alTUrsg per la Polonia Delusi dall'Europa in Usa si domandano «E se richiamassimo 8 nostri soldati?» Una parte del Congresso, risentita per le posizioni assunte da Germania e Francia, ritiene che «non si debba difendere gente che non vuol difendersi da sola» -1 militari americani nel «Vecchio Continente» sono oggi 250 mila-Un noto politologo ne propone il ritiro nell'arco di 10-15 anni - Rimarrebbe l'appoggio in armi e tecnologie DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Dal giorno della proclamazione della legge marziale a Varsavia, nelle polemiche in corso negli Stati Uniti sull'acquiescenza* della Cee alla repressione polacca, è riemersa dopo alcuni anni la richiesta del ritiro delle truppe americane dall'Europa. Già scossa dal disagio degli alleati per la messa a punto della bomba al neutrone e soprattutto per le dimostrazioni popolari di protesta alla prospettiva di una guerra atomica limitata all'Europa, la superpotenza è tornata a chiedersi, nelle parole dello storico Kristol, «se valga la pena di difendere della gente che non vuol difendersi da sola». Net corridoi del Congresso, in un gruppo minoritario di senatori e deputati, rispettivamente della sinistra democratica e della destra repubblicana (il diavolo e l'acqua santa, ha commentato il «Washington Post»; e ad un convegno internazionale con Kissinger della settimana scorsa, si è così sentita di nuovo la frase «via i soldati Usa dai Paesi europei». Il gruppo congressuale intende addirittura premere per un dibattito e un voto al Senato, l'organismo competente di politica estera. A parte una breve parentesi con Carter, il cui pacifismo iniziale era stato frainteso dal Congresso, la proposta non veniva più discussa dai tempi di Nixon, quando il suo autore, il senatore Mansfield, oggi ambasciatore a Tokyo, aveva un certo seguito. La sua riesumazione è contingente e dovuta al crescente risentimento degli Stati Uniti per il rifiuto degli alleati a seguirli sulla strada del confronto con Mosca e con Varsavia. Ma il problema che essa pone è di fondo: Kristol, definendo la Cee pronta a «f inlandizzarsi» da sola (-a. cos'altro porterebbe nella pratica il concetto della terza forza?», ha chiesto al convegno), asserisce che «prima o poi bisognerà risolverlo». Per stroncare le polemiche, dice lo storico, l'Europa dovrebbe incominciare «a riarmarsi seriamente» e «a non consegnarsi come ostaggio economico» all'Urss, un riferimento alla sua partecipazione al gasdotto siberiano. Conviene precisare subito che le argomentazioni a favore del ritiro delle truppe americane dall'Europa si scontrano con la determinazione del governo Reagan a salvaguardare l'unità atlantica. Il ministro della Difesa, Weinberger, cercando di fugare le paure di un conflitto atomico limitato, ha posto in rilievo che i soldati Usa sarebbero fra i primi a morire sul fronte europeo. Il segretario di Stato Haig ha difeso il contributo della Cee all'Alleanza Atlantica. L'ambasciatore all'Onu Kirkpatrick ha accusato i «denigratori dell'Europa» di scatenare «una caccia alle streghe» alfe presunte colpe degli alleati, per raggiungere «i loro obiettivi isolazionisti». Non a caso, un articolo del «Washington Post» ha elogiato l'altro ieri l'impegno atlantico dell'Italia e la lealtà con cui essa svolge il suo ruolo: l'articolo, in netto contrasto con l'umore politico più diffuso, è stato ispirato all'autorevole giornale dal governo, anche in rapporto all'entusiasmo oggi nutrito per il nostro Paese in seguito alla liberazione del generale Dozier. Le ragioni di un eventuale richiamo dei soldati Usa dall'Europa, al di là della crisi polacca, sono state così riassunte per la rivista «U.S. News and World Report» dal politologo Jeffrey Record. «Questo — ha detto Record — sarebbe forse l'unico modo di costrìngere gli alleati ad assumere un maggiore onere militare per la propria difesa, e per consentire agli Stati Uniti di liberare le proprie forze, per interventi in altre aree del mondo minacciate dall'Urss». Il politologo ha aggiunto che «d'altronde, nel¬ l'attuale situazione d'incertezza dei governi europei, i nostri soldati in Germania e nei paesi vicini corrono seri rischi: potrebbero trovarsi in frangenti disperati nel caso di una crisi». Ha concluso Record: «Sarebbe infine più importante, per quanto riguarda l'Occidente nel suo complesso, una presenza militare americana nel Golfo Persico, la regione da cui dipendono le forniture petrolifere e in cui più facilmente potrebbe scoppiare la terza guerra mondiale». Al Congresso, nel ristretto gruppo •mansfieldiano., la questione viene discussa in questi termini: 1) per la prima volta dall'invasione della Normandia, le truppe americane in Europa sono messe in pericolo non tanto dagli avversari, quanto dagli alleati, per la semplice ragione che questi ultimi non sanno ancora cosa fare; 2) alcuni degli stessi alleati, in particolare la Germania Occidentale, sembrano volere a tutti i costi un accordo con l'Unione Sovietica: questo solo fatto rende inutile l'impegno bellico americano in Europa; 3) aitnilmente, ci sono circa 250 mila soldati Usa in territorio europeo. Per ogni centodieci cittadini americani esiste un militare. Se la stessa proporzione fosse rispettata in Germania, Inghilterra, Olanda e via di seguito, ecco che si avrebbero 255 mila effettivi in più, tanti quanti sarebbero necessari a sostituire le truppe statunitensi. Anche gli assertori del principio che l'Europa -deve fare da sé' precisano però che il ritiro delle truppe Usa non potrebbe essere istantaneo. Di nuovo Record ha indicato che esso dovrebbe avvenire nel giro di 10-15 anni. «Il ritiro dovrebbe essere programmato nell'ambito della Nato, con la partecipazione di tutti, e naturalmente gli Stati Uniti continuerebbero a fornire la loro protezione, sotto forma di missili, aerei, mezzi navali, ecc». Record ha sostenuto che «non si tratterebbe assolutamente di eliminare i vincoli difensivi tra l'Europa e gli Stati Uniti: questi ultimi continuerebbero ad essere garanti della sicurezza della prima». Il rapporto sarebbe però impostato in maniera totalmente diversa: «Se non questo governo — ha terminato Record —, qualche altro si renderà conto di che cosa occorre fare». Ennio Caretto

Persone citate: Dozier, Haig, Jeffrey Record, Kissinger, Kristol, Mansfield, Nixon, Weinberger