Poesia per Mary

Poesia per Mary Poesia per Mary -t-cco, ora dorme Con quella vecchia puttana, la MorColui che, ieri, tre volte la respinse. Ripeti con me Ecco, ora dorme Con quella vecchia puttana, la MorColui che, ieri, tre volte la respinse. Pausa Aspetta che siano più vicini. C pContinua. L'hai respinta? SL Tre volte? SL » Ripeti con me Prèndi tu questa vecchia puttana. La Morte, per tua legittima Sposa? Ripeti con me S1.SLSL(...) Nella prossima guerra seppelliremo i morti nel cellofan Nella prossima guerra seppelliremo i morti nel cellofan L'ostia sarà compresa in ogni razione regolamentare L'ostia sarà compresa in ogni razione regolamentare Ogni uomo sarà munito di un piccolo ma perfetto arcivescovo Spellman, autogonfiabile (per gentile concessione della Air Reduction, aperto — chiuso —' previo — aperto — chiuso...) Non occorre che tu lo ripeta. Non si fanno più cerimonie Sono andati tutti via e tu lo dici forte a te stesso. Sei solo in quel momento e quel momento è sempre. Sempre era .: • una parola che usavi nelle promesse. E'priva di valore. Tutti gli ufficiali, sottufficiali e soldati saranno 'p' - : '*» muniti di una copia dei loro veri amori che non vedranno mai più e tutte queste copie saranno restituibili attraverso i canali appropriati. Il mio vero amore è Mary Welsh. Poi anche lei sarà restituibile. (...) Una scena di «Wielopole-Wielopole» iozio, nolla rta raasee, un ecbri leecloo il enpiù olnichino, in un letto di morte ribaltabile a manovella. Appartato dapprima, poi tempre più impegnato, in prima persona, non solo a dirigere gli attori, con le dita alzate, gli spari brevi e secchi della voce, ma proprio ad agire, In mezzo a loro, compagno-doppio-bob la, Tadeusz Kantor è rimasto nella memoria quella stizzosa, sulfurea figura poggiata allo stipite d'una porta, oscillante sul talloni: un misterioso palco pompo dei fantasmi della vita di tutti Guido Davico Bonino periferia di Milano, tra giovani assiepati In poco spazio, in una fredda sera del novembre '78, del Teatro della Morte, nella Classe morta appunto: stupenda celebrazione della vita nella sua assenza, nelle sue più funeree, immemorlali apparenze: un recinto, una sola fila di vecchi banchi una pila di libri disseccati una latrina in legno; nei banchi vecchi e vecchiette, In abito scuro, in logore marsine, che fissano il pubblico atterriti e sgomenti che si scatenano nel più atroce armamentario di volgarità e soprusi che mettono e rimettono al loro posto manichini di bimbi fantocci inerti messaggeri di un'infanzia che forse non hanno mai vissuto. Poi, nella primavera dell'80, a Firenze, dopo sette mesi di stage per iniziativa di Comune e Regione, Kantor ci dona un'altra scheggia del suo scabro universo progettuale, 11 Teatro della Memoria, In Wielopole Wielopole, viaggio agli inferi della sua infanzia, tra le cupe sagome dell'universo domestico: il padre, che esce, come una crisalide dal bozzolo, dalla rigidità terrigna della recluta caduta al fronte e reimpara a camminare; la madre, il cui cadavere-manichino giace oscenamente in un andito per rianimarsi e accorrere al proprio rito nuziale; lo zio prete, imbretellato con un altro sosia-ma¬ te, te, Parigi, Settembre-Ottobre 1944

Persone citate: Guido Davico Bonino, Kantor, La Morte, Mary Welsh, Pausa, Spellman, Tadeusz Kantor

Luoghi citati: Firenze, Milano, Parigi