Man Ray un D'Artagnan che trafigge i conformisti

l'Atto libri l'Atto libri Tutti gli scritti dell'artista e una mostra a Parigi Man Ray, un D'Artagnan che trafigge i conformisti Una «biografia - racconto - saggio» su Lorenzo Lotto, il grande ritrattista cinquecentesco, il primo a considerare il ritratto come «dialogo, scambio di confidenze e di simpatia fra un sé e un altro», secondo il giudizio di Argon. •Rivelazione di Lorenzo Lotto* (Sansoni, pp. 195, L. 20.000) è scritto da un'autrice d'eccezione, Anna Banfi, nota per i suoi romanzi ma anche storico dell'arte e allieva di Roberto Longhi, che è tornata al suo primo amore con questo libro scritto come un romanzo, e fatto di analisi e introspezione psicologica come un saggio. del nostro secolo. Un'idea che forse venne in mente allo stesso Man Ray. Specie quando s'accorse che lo studio-abitazione, che occupò al suo ritorno a Parigi, dopo la guerra, e mantenne fino alla morte, era l'antica casa di D'Artagnan. Come si rileva anche dalla lettura del libro, per l'artista americano il «cardinale» era il conformismo e il soffocamento delle idee. Nemici giurati, da combattere, per tutta la vita, con cappa e spada. Francesco Vincitorio Man Ray. Tutu gli scritti, a pochi anni prima di trasferirsi a Parigi) che da unidea scaturisce ogni cosa. E che dovere di ogni uomo è far crescere questo seme gonfio di energia. Un seme che in un artista libertario e gioioso com'era Man Ray (si ricordi la definizione, stile dizionario, di Duchamp: Man Ray, n.m. sinonimo di gioia giocare gioire) non poteva che generare miscele esplosive contro la pigrizia mentale. In sostanza, egli voleva soltanto far pensare. Conforme allo spirito del Dadaismo, con assoluta noncuranza di qualsiasi principio estetico. Tutt'al più, in consonanza con Lautréamont che, come egli stesso ha confessato, lo aveva affascinato con le sue giustapposizioni di oggetti e parole inusitate. Non per niente Breton lo chiamò pre-surrealista. Ma, rispetto a tale gruppo, forse con una maggiore esigenza di libertà e una più accentuata ricerca del piacere. Pieno di curiosità per le invenzioni e innovazioni tecniche —11 suo idolo era Leonardo da Vinci — continuamente, tenacemente, egli affermò, per dirla con un suo biografo, l'esistenza del meraviglioso moderno. Senza timori o chiusure riguardo al nuovo, la sua fu una strenua difesa dell'uomo e del suo diritto alla liberta. Simile in questo ai suoi amici Duchamp e Picabia. Una triade, come osserva Janus, di moralisti assai illuminati ed assai coscienti del loro ruolo. I quali, più che modelli d'arte, intesero proporre modelli di cultura. Con un pizzico di quell'ironia che tanto piaceva a tutti e tre, vien da pensarli come i «tre moschettieri» cura di Janus, Fepagine, 70.000 lire Feltrinelli. 543 e. Due opere di Man Ray espost

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