Le guerre segrete di Mussolini

Importanti rivelazioni dall'archivio di Pietro Gazzera, ministro dal 1928 al 1933 Importanti rivelazioni dall'archivio di Pietro Gazzera, ministro dal 1928 al 1933 Le guerre segrete di Mussolini Il carteggio, finora sconosciuto, mostra un'immagine del «duce» alla continua caccia di avventure belliche Aveva pronto un piano per invadere la Francia nel '33, nello stesso periodo progettava una «spedizione punitiva» contro la Jugoslavia con un raid di camicie nere Come avvenne la «fascistizzazione» delle forze armate RACCONTA Ludwig nella su- biografia di Mussolini di aver chiesto un giorno ai duce sè avrebbe voluto diventare «il fondatore dell'Europa»'-te che la risposta, prontissima, fu: «SI. Sonò vicino a quest'idea più di cinque anni fa». Correva l'anno 1033, e decimo dell'era fascista secondo la cronologia ufficiale, e Mussolini ormai covava da tempo il proposito di imboccare —mediante una fulminea guerra di aggressione contro la Francia — la strada suggeritagli da Ludwig e divenire cosi (sono sempre parole del biografo tedesco, invero più capace a far parlare i morti che i vivi) «il primo uomo del secolo». Il piano segreto di Mussolini per questa « Blitzkrieg•» italiana (radunare in Piemonte nell'estate '33, col pretesto delle grandi manovre annuali, un esercito di 300.000 uomini e invadere di sorpresa la Francia) è rivelato soltanto oggi dall'archivio del generale di corpo d'ar¬ mata Pietro Gazzera — scomparso, settantaquattrenne, nel 1953 — che fu sottosegretario e ministro della Guerra con Mussolini dal 1928 al 1933. Suo figlio, Romano Gazzera, pittore e ritrattista di fama, noto nel mondo dell'arte come il creatore dei «fiori giganti», ha affidato allo storico Renzo De Felice i documenti paterni custoditi nella sua casa-museo di Andiate, in Canavese, e da questo inedito «corpus» nasceranno in un prossimo futuro alcuni saggi e un profilo biografico dell'unico ministro che—come scrisse il conte Sforza—seppe dire «no» a Mussolini. Cuneese di Bene Vagienna, nato nel 1879, Pietro Gazzera ebbe l'Ordine Militare di Savoia a 33 anni, diventò generale di brigata a 39 e fu tra i firmatari dell'armistizio di Villa Giusti. Piemontese all'antica, profondo conoscitore dell'esercito, stimatissimo dal re (dira Vittorio Emanuele in al generale Baistrocchi, suo successore: •Lei sostituisce il più bel ministro della Guerra che io abbia mai avuto») Gazzera venne chiamato a Roma nell'autunno 1928: la feroce polemica fra il sottosegretario alla Guerra, Cavaliere, e Badoglio, capo di Stato Maggiore Generale —che addirittura non si salutavano più, ritenendosi reciprocamente l'uno superiore dell'altro — era esplosa in una pubblica scenata alla presenza del sovrano. Cavaliere) se ne andò alla direzione dell'Ansaldo (ma la defenestrazione gli venne addolcita con la nomina a conte) e il suo posto assegnato a Cazzerà. Cosi per cinque anni, due volte alla settimana, Cazzerà si recò a Palazzo Venezia a colloquio col duce e subito dopo ogni incontro — talvolta nella stessa anticamera— annotò tutto ciò che era stato detto o discusso, anche le cose minori, perfino le «boutades» di Mussolini (nel giugno '31, quando la cotta per Hitler era ancora di là da venire, all'annuncio di Cazzerà che un gruppo di ufficiali tedeschi avrebbe visitato l'Alto Adige, il duce replicò secco: «Li faremo sorvegliare!»). Oggi la massa degli appunti risulta talmente ricca di rivelazioni, di notizie inedite e di giudizi sui più disparati argomenti che De Felice, appena presa visione del carteggio, ha deciso di trarne materia per una analisi dei rapporti Mussoliniforze armate che inserirà nel suo prossimo e ultimo volume dell'imponente biografia del duce, «L'alleato». Perché la figura del Mussolini che emerge da queste carte è quella di un uomo alla continua caccia di avventure belliche, ben distante dallo statista in cerca del consenso popolare che abbiamo conosciuto attraverso tante biografie. Già nel settembre '23, l'anno dopo essere andato al potere, aveva ordinato il colpo di Corfù, l'occupazione dell'isola come pegno della soddisfazione chiesta alla Grecia per rimboscata tesa alla missióne militare italiana nella quale era stato ucciso il generale Tellini (ma le nostre forze avevano dovuto essere reimbarcate in tutta fretta perché — almeno secondo le memorie di Sforza — c'era stato «un ultimatum di fatto, se non formale, del governo britannico»). Col 1930 cominciò a preparare, a modo suo, la guerra d'Abisslnia, fomentando discordie fra i ras dell'«entou- zione, parecchie parole sono abbreviate in quella specie di stenografia personale che usa chi è cos trotto a scrivere tanto e in fretta. E gli argomenti? — Sono molteplici, dalla strategia bellica alla politica interna ed estera, dai rapporti col Vaticano a quelli con gli ebrei, ai problemi sociali ed economici. C'è un po' di tutto, anche questioni irrilevanti: accanto alle note su una eventuale guerra con Francia e Jugoslavia si trovano banali osservazioni di Mussolini, magari grassocce... In quale occasione? — C'è un appunto del novembre 1930, mi pare. Gazzera informa il capo del governo del trasferimento dei bersaglieri da Milano a Lodi e il duce commenta: «Allora vedrà quanti bambini nasceranno quest'anno... ». Come si rivolge Gasserà a Mussolini? — Lo chiama sempre «presidente», «capo del governo», «SuaEccellenza», anche «Mussolini»: mai «duce». Un suo giudizio globale su quest'archivio. — Da un quadro abbastanza interessante e inedito non soltanto sul rapporto fra Mussolini e il ministro ma fra il capo del governo e l'esercito. Lo studio e l'elaborazione del materiale non saranno né facili né brevi. Però ci sono cose importanti: ho trovato alcune lettere di Badoglio e le considero notevoli tenuto anche conto che il maresciallo scriveva pochissimo. Lei come impiegherà questo materiale? —Un profilo biografico di Gazzera con tutti gli appunti di interesse più generale e un'analisi del rapporto Mussoliniforze armate che introdurrò nel mio prossimo volume della biografia del duce. g.m. I... j» LONDRA — Dopo tanti anni, Osborne ricorda con rabbia esasperata. Con rabbia e con odio. La sua autobiografia, apparsa in questi giorni da Faber, si intitola «l/na persona di classe migliore» (dal 1929 al 1956); ma il tema dominante è «la fatalità dell'odio», e sarebbe un titolo più appropriato. •Per la prima volta provat la fatalità dell'odio», scrive Osborne ricordando la propria madre che, dopo la morte del marito, •fumigata» la stanza dove il malato era ormai bianco e rigido, leggeva i giornali popolari respirando con rumore. L'autobiografia del commediografo più rappresentativo del nuovo teatro inglese negli Anni Sessanta, non doveva fermarsi al '56. Il libro di Osborne andava avanti per altre cento pagine, comprendeva gli anni del successo, quando il suo «Ricorda con rabbia» venne recensito dall'allora critico delVObserver, Kenneth Tynan che, andando contro-corrente com'era il suo costume, esaltò l'autore, il testo e il messaggio. «Ricorda con •parere decisamente contrario» non soltanto per ovvie considerazioni di politica internazionale ma anche per la puerilità dell'idea dal punto di vista strettamente militare. Qualche giorno dopo il ministro presentò a Mussolini una «memoria» stesa dal capo di Stato Maggiore dell'esercito, Bonzani, con la quale si condannava ■anche tecnicamente» quel progetto, n duce, corrucciato, la restituì a Cazzerà dicendo brevemente: «Non parliamone più». Nel gennaio '33 Mussolini fu preso da un altro piano avventuroso, quello di una spedizione punitiva contro la Jugoslavia. All'epoca i nostri rapporti con Belgrado erano tutt'altro che buoni; rage» del Negus, e puntando sulla maggiore potenzialità raggiunta dalla macchina bellica: in effetti l'esercito italiano — proprio per l'opera attenta e meticolosa di Gazzera — aveva compiuto notevoli passi avanti rispetto agli ordinamenti del '26; soprattutto, Gazzera era riuscito a rendere mobilitabili, in caso di conflitto, l'equivalente di 40 e poi di 48 divisioni ternarie anche se questi eserciti basati su grandi masse di fanterie non avrebbero avuto poi avvenire. Col tardo autunno del '32, per suggerimento non si sa bene da chi. Mussolini fu conquistato al folle progetto di invadere la Francia. Cazzerà espresse subito il suo itti Un ritratto di Gazze una «Eventualità SHS» (sigla che in codice significava, appunto, «Jugoslavia») era stata preparata dal ministero della Guerra e concretizzata dallo Stato Maggiore Generale nel «piano operativo nr. 6». 'Mussolini mi chiede se penso che la Jugoslavia ci farà la guerra — scriveva Gazzera dopo 11 colloquio dell'8 gennaio '33 a Palazzo Venezia —. Dico che non penso a cose grosse perché non è ancora pronta. "E allora perché attendiamo?". Perché ci guadagniamo più noi che lei. Ma soprattutto temiamo l'intervento della Francia, o subito o quando saremo impegnati a fondò. La Francia ci potrebbe dare una legione che ci durerà per ra dipinto dal figlio nel 1932 n generale Gazzera (a sin.) accanto a Mussolini Sulla ventilata spedizione punitiva Mussolini esibì un promemoria e lo illustrò (e, consegnandolo poi a Cazzerà, lo definì «molto buono, molto importante»); prevedeva di riunire segretamente a Bologna quindici battaglioni di camicie nere montati su autocarri e, con tale forza, compiere un improvviso raid su Postumia e Lubiana. Il pretesto per quest'altro blitz Mussolini lo sUggeri a Cazzerà nel colloquio a Palazzo Venezia del 13 gennaio '33: «La Jugoslavia — disse — viola la neutralità austrìaca e quindi la possiamo violare anche noi. Dobbiamo apparire paladini del diritto degli oppressi: Anche questo progetto, respinto immediatamente messo secolo». da Gazzera, fu sepolto e dimenticato. Ma di la a pochi mesi, in primavera. Mussolini tornò alla carica, stavolta con uno studio («di evidente provenienza croata», annotò il ministro della Guerra sul proprio brogliaccio) in cui si sosteneva l'opportunità di far coincidere una sollevazione degli ustascla in Croazia con una invasione militare italiana che partisse dalla zona di Fiume. Naturalmente Gazzera si oppose ancora e, per appoggiare meglio l'ulteriore «no», fece preparare una analisi da Bonzani. Mussolini la lesse e ne fu contrariato: « Quando non avevamo pronte che nove o dieci divisioni — disse al suo ministro — ho fatto Corfù; ora che ne abbiamo quattro o cinque volte tanto non si osa fare di più!». •Meglio così» ribatté Gazzera, che più tardi commentava: •Evidentemente i gerarchi hanno intuito che Mussolini desidera fare un colpo di testa da qualche parte e si affannano a presentargli proposte». Proprio le gerarchie del regime provocarono la caduta di Gazzera, non fascista e certamente più vicino a Badoglio che a Mussolini. Questo generale piemontese intransigente e onesto manteneva in pareggio il bilancio del suo dicastero, eventava i consueti imbrogli nelle forniture all'esercito, otteneva dal duce il divieto per gli ufficiali di iscriversi al partito (circolare del 6 aprile '30), e negava alla milizia tanto il fucile '91 quanto quello «stato giuridico» che l'avrebbe posta molto al di sopra di tutte le altre forze armate. Insomma, questo generale, che contrastava con successo la fascistizzazione dell'esercito, non doveva essere gradito ai De Bono, ai Balbo, ai Farinacci, ai Baistrocchi. Cosi, all'inizio degli Anni Trenta, il partito e la milizia si allearono per far cadere l'incomodo Cozzerà e sostituirlo con uno squadrista. Riferiscono oggi gli storici militari Lucio Ceva e Giorgio Rochat che, nell'estate 1931, fu fatto negli ambienti fascisti il nome di Balbo, ch'era ministro dell'Aeronautica, come possibile responsabile di un dicastero della Difesa che unificasse Marina, Esercito e Aviazione o — secondo altre voci — come nuovo capo di Stato Maggiore Generale ma sempre col compito di riorganizzare l'apparato bellico. Balbo aveva un plano di potenziamento su cui concordava uno schieramento eterogeneo di esponenti del fascismo squadrista e provinciale (Farinacci) e di generali emarginati (Caviglia, Grazioli): spese straordinarie per 60 miliardi In dieci anni e drastica modernizza¬ momento e poi cadde dritto in giù per le scale, sopra di noi Aveva ragione. Era diventato cieco». Con un amico, Geoffrey Wall, il giovanetto Osborne aveva fondato il •Vtper Gang Club», la banda della vipera. Lo scopo: attaccare. John era bellicoso e molto aggressivo, anche fisicamente. «Entrambi venivamo da casi dove libri e musica erano quasi completamente ignorati. Anche .se allora nessuno lo diceva, la gente che usciva a lavorare ogni giorno, non aveva tempo per tali lussi». Ma John leggeva fumetti e andava al cinema. E poi, c'erano le ragazze. «Il sesso riempiva i nostri giorni se non le nostre notti». Anche nei suoi ricordi sessuali John Osborne ritrova quella ^fatalità dell'odio». Le donne sono ragazze bovine, o mogli Infedeli (e che gioia far cornuto ti preside della scuola!). «Prigioniero di questi sogni di ragazze e donne sposate, del guardare su per le sottane nei campi da tennis e sdraiato sotto le siepi. Ogni nuovo trimestre portava con sé la sfida rinnovata, più incalzante e impaziente. Il suo richiamo arrivava attraverso i campi da gioco, un mare erboso di rifugio per delizie senza fretta, arrivava con voluttà dall'estuario e dalla marina a Ilfracombe». Eccolo Osborne scrittore: e difatti è questa bella prosa che ci porta avanti nella lettura, quando Il ragazzo lascia la scuola a 16 anni e comincia a fare ti giornalista e va a scrivere persino per il «Nursery World», una rivista per