Quando De Gaulle varcò le Alpi

Quando De Gaulle varcò le Alpi Quando De Gaulle varcò le Alpi Ho letto con estremo interesse l'articolo di Enrico Serra «Fermate De Gaulle. marcia su Torino» (La Stampa, 23 gennaio), che affronta un argomento delicato e poco noto, concernente le mire annessionistiche francesi del secondo dopoguerra, sostenute da un deteriore quanto antistorico spirito punitivo, auspice De Gaulle. Gli unici seri studi che toccano l'argomento stranamente non sono italiani ma stranieri: di Lengereau. Ellwood. Doyen eccetera, ai quali ora si aggiungono quelli dello storico Guillen citati dal Serra. Con un pizzico di presun• zione. che mi deriva dall'aver i approfondito tale comporta| mento d'Oltralpe nel quadro di uno studiolo sulle vicende della fortificazione alpina sino ai giorni nostri, mi permetto di estendere la narrazione a fatti da me accertati. La situazione, già deludente circa le difficili relazioni tra le formazioni partigiane italiane e i reparti francesi nel periodo bellico, presentò poi spiacevoli manifestazioni d'incomprensione all'atto della Liberazione allorché, scomparsi i tedeschi e i fascisti, le forze francesi dal Monginevro dilagarono sino a raggiungere le medie valli di Susa e del Chisone. con una penetrazione che le portò addirittura a Giaveno. a soli 36 km da Torino. In tutta urgenza il Cln piemontese fu costretto a costituire l'Ispettorato Alte Valli, affidato al noto comandante Marcellin, allo scopo di controllare, contenere e contrastare le pericolose prepotenze delle forze Bolliste. Per rimanere alle rivendicazioni territoriali, si consideri che l'odiatissimo monte Chaberton (ormai privo di qualsiasi funzione antifrancese per l'avvenuta distruzione dell'omonimo forte) fu preteso e poi ottenuto da De Gaulle nel 1947 con il Tratta- to di Parigi, a coronamento di un'aspirazione già nettamente motivata nel Memorandum d'Algeri di quattro anni prima. Nella primavera del 1945 il massimo comando alleato in Italia dislocato a Caserta, molto preoccupato per il problema della Venezia Giulia ove Tito, comunista non ancora eretico, premeva minaccioso, si limitò ad arginare molto debolmente le pretese francesi, sottovalutando inizialmente i pericoli delle infiltrazioni militari nelle zone di frontiera. Nel palazzo di Caserta, agguerrite delegazioni francesi contrastarono con caparbietà al tavolo delle trattative i tentativi del maresciallo Alexander di allontanare i reparti transalpini dalle zone occu- paté, ricercando ogni possibi- le cavillo per rendere di difficile attuazione il ritiro. Scorrendo i verbali delle accese riunioni, ho rinvenuto, ad esempio, questo significativo «fiorellino»: .La fortezza italiana dello Chaberton sia - occupata da forze anglo-ame- i l n ricane e la bandiera italiana non sia in vista li». E ottennero che tale clausola figurasse espressamente nel protocollo finale dell'Accordo firmato 111 giugno di quell'anno, i Edoardo Castellano, Torino

Persone citate: De Gaulle, Edoardo Castellano, Enrico Serra, Guillen, Marcellin, Serra

Luoghi citati: Caserta, Giaveno, Italia, Parigi, Torino, Venezia Giulia