Sedici corpi abbracciati nel fango mentre il Vesuvio seminava la morte

Sedici corpi abbracciati nel fango mentre il Vesuvio seminava la morte Trovate ad Ercolano le vittime di una tragedia avvenuta nel 79 dC Sedici corpi abbracciati nel fango mentre il Vesuvio seminava la morte NAPOLI — Sedici scheletri umani e la carcassa di un cavallo, risalenti alla famosa eruzione del Vesuvio del 79 d. C. che distrusse Pompei sono stati ritrovati ad Ercolano, durante lavori di scavo compiuti nella zona attigua alle terme suburbane, nel punto dove presumibilmente si trovava il porto dell'antica città. L'importante rinvenimento è stato mostrato al ministro dei Beni Culturali on. Vincenzo Scotti che ha fatto un sopralluogo negli scavi, accompagnato dall'on. Paolo Cirino Pomicino. Gli scheletri, perfettamente conservati, sono «affiorati» da una muraglia di fango, che da tempo i lavori, compiuti e finanziati dal Provveditorato alle opere pubbliche in colla borazione con la Soprintendenza alle antichità della Campania, stanno paziente mente «sollevando». Il rinvenimento assume particolare importanza perché contribuì sce a ricostruire, diversamente da come fino a pochi anni fa si era ritenuto, le ultime ore che precedettero la fine dell'antica Ercolano. Storici ed archeologici hanno tramandato la tradizione secondo la quale, a differenza di Pompei, gli abitanti di Ercolano erano riusciti ad allori - tanarsi dalla città. Il ritrovamento di ieri, al pari di quello avvenuto un paio di anni addietro — quando furono trovati altri due scheletri — dimostra invece il contrario. Gli abitanti di Ercolano furono travolti vicino al mare, forse mentre erano ih attesa di navi e di barche che li portassero in salvo, da colonne d'acqua miste a fango. E' stato il fango a conservare perfettamente gli scheletri e a restituire anche il legno di travi e impalcature dell'antica città. La fine di Ercolano — sebbene determinata dalla stessa eruzione — fu diversa da quella di Pompei. Quest'ultima fu sommersa da cenere e lapilli, che hanno impedito la conservazione degli scheletri, sicché delle forme umane si sono potute avere solo i calchi, ottenuti con l'utilizzazione di gesso caldo. Ercolano fu invece sepolta da una fiumana di fango, e questa circostanza — con la convinzione che si va formando che non tutti gli abitanti si salvarono — apre ora prospettive nuove per gli scavi che si vanno compiendo nella parte bassa della città, quella — come detto — che doveva essere molto vicina al mare (attualmente non c'è, o almeno non cosi vicina come doveva essere). Non si esclude, quindi, che nel punto dove sono stati trovati i referti, molti altri debbano ancora venire alla luce. Gli scheletri sono stati mostrati al ministro Scotti ed ai giornalisti cosi come sono venuti alla luce. Sotto un'arcata sono stati trovati i primi dodici, cinque adulti e sette tra bambini e adolescenti. Uno degli adulti è sicuramente una donna: la si distingue mentre «stringe» al grembo un teschio piccolissimo, si ritiene del figlioletto. Nell'arcata attigua sono stati trovati gli altri quattro scheletri e — in parte — la carcassa del cavallo.

Persone citate: Paolo Cirino Pomicino, Vincenzo Scotti