Corriere, lunga assemblea il giornale oggi non esce

Corriere; lunga assemblea il giornale aggi non esce Decisi 4 giorni di sciopero dai giornalisti Corriere; lunga assemblea il giornale aggi non esce MILANO — Nel salone dell'assemblea il disagio è palpabile, l'imbarazzo è evidente. I giornalisti del gruppo Rizzoli-Corriere della Sera si sono riuniti per valutare l'ultimo capitolo della tormentata vicenda che li riguarda: la decisione della proprietà di disdire formalmente gli accordi e le prassi aziendali, integrativi rispetto alle norme contrattuali collettive che regolano le relazioni all'interno delle aziende .editoriali. La disdetta dei patti aziendali ha già provocato, giovedì, l'immediata risposta dei poligrafici, che hanno impedito ieri l'uscita del «Corriere» e della «Gazzetta dello Sport». Anche l'assemblea dei giornalisti, dopo quattro ore di dibattito, decide lo sciopero: 4 giornate, la prima subito, le altre tre da definirsi in seguito. Oggi, dunque, come ieri, i tre quotidiani del gruppo non saranno in edicola. Subito dopo si riunisce l'assemblea dei redattori del Corriere. C'è disagio e c'è imbarazzo perché, come sintetizza una giornalista da Roma (l'assemblea è collegata per ponte radio con la sede Rizzoli nella capitale), si tratta di conciliare due cose difficilmente conciliabili. Da una parte la necessita di dare una -risposta decisa' a quello che Raffaele Fiengo, introducendo il dibattito, ha appena chiamato •l'arrogante mutamento delle regole del gioco da parte della proprietà: E dall'altra l'esigenza di una azione che non finisca con l'aggravare la situazione dei giornali del gruppo, già duramente provati dalla «occupazione-serrato» di dicembre. In mattinata i comitati di redazione del gruppo avevano illustrato la portata della lettera giunta ieri alle rappresentanze sindacali. I punti essenziali della normativa denunciata dall'azienda riguardano la mobilita tra le testate del gruppo, gli organici concordati, la procedura consultiva per le nomine dei direttori. Eliminando il patto che subordina al consenso dei giornalisti interessati la mobilita interna, osserva Fiengo. e de¬ ncgdmrcpidmefpdrLazio i radiologi nunciando l'impegno a concordare gli organici nelle singole testate, l'azienda pretende di assicurarsi uno spazio di manovra per ridisegnare le redazioni a suo piacimento. Qualcuno si domanda perché mai questo fulmine proprio giovedì, quando era ovvio immaginare che la risposta dello sciopero avrebbe fatto mancare il «Corriere» dalle edicole in una giornata di diffusione prevedibilmente ampia, per via della liberazione del generale Dozier. Altri suggeriscono un'azione giudiziaria: nella normativa denun- ciata, non ci sono forse atti solennemente sottoscritti davanti al pretore? Si registra ancora una volta il contrasto fra la componente poligrafica, fautrice di una linea dura, e i corpi redazionali più propensi a «muoversi con attenzione e responsabilità: con punte comprensibilmente intransigenti fra i cento redattori in cassa integrazione provenienti dall'«Occhio» e dal «Corriere di Informazione» chiusi a dicembre. Fiengo precisa: qui non si tratta tanto di difendere i poteri del comitato di redazione, quanto un patrimonio di acquisizioni democratiche prezioso per l'intera categoria. •Di tutto questo non resta che un pugno di cenere: aggiunge. Arriva una proposta da Roma: ignoriamo questa lettera, consideriamola nulla a tutti gli effetti, entriamo in azione non appena se ne cominci ad attuare il contenuto. In margine all'assemblea, qualcuno annota con amarezza: -Come possono costoro, la proprietà screditata, prendere una simile decisione? Fosse la proprietà nuova, la nuova proprietà che aspettiamo, si potrebbe anche capire llntew zione di ripartire da zero...*. Un altro aggiunge: 'Abbiamo accettato il principio della ri' strutturazione, questa è la prima conseguenza; come possiamo pretendere che si ristrutturi un'azienda mantenendo intatte le conquiste del passato?-. 3.e Va

Persone citate: Dozier, Fiengo, Raffaele Fiengo

Luoghi citati: Milano, Roma