«L'uomo di ferro», una chiave per capire il dramma e i sentimenti della Polonia

«L'uomo di ferro», una chiave per capire il dramma e i sentimenti della Polonia PRIME FILM: l'opera di Wajda ambientata nell'estate dell'80 a Danzica «L'uomo di ferro», una chiave per capire il dramma e i sentimenti della Polonia L'Uomo di ferro, di Andrzej Wajda con Jerzy Radzxwilowicz, Krystina Janda, Marion Opania. Produzione polacca a colori. Drammatico. Da vedere. Cinema Centrale. Danzica, estate del 1980. Si sta trattando tra gli operai dei cantieri, che misurano la forza di Solidarnosc, e il go verno, che misura gli errori commessi fino a quel punto. Un giornalista della televisio ne di Stato, un bravo professionista ma ricattabile e ubriacone, viene inviato in città perché contribuisca a smontare il mito del nascente sindacato e dei suoi capi. Per esempio, deve costruire un cattivo ritratto di Maciek Tomczyk, uno dei più attivi nell'organizzazione. Chi è Maciek Tomczyk? E' il figlio di quel Birkut, lo stakanovista degli Anni Cinquanta, l'.Uomo di marmo» sul quale il giornalista aveva già scritto lodevoli servizi. Basta farsi riconoscere, entrare nei cantie¬ ri sulla fiducia, riprendere, fotografare, registrare. Non è facile, perché entrare nei cantieri vuol anche dire capire le ragioni di Solidarnosc, uscire dall'apatia politica, sperare in una Polonia diversa. Wajda ha ripreso il filo del suo «Uomo di marmo», visto dagli italiani in tv, per un film più direttamente politico, girato in presa diretta coi fatti, un'opera militante che mescola per forza le grandi pagine e le grandi melanconie di Wajda con la passione immediata, col diretto coinvolgimento negli eventi di Danzica. Non bisogna cercare nelì'Vomo di ferro la stretta calcolata delle opere compiute: si tratta, come abbiamo avvertito qualche giorno fa, all'uscita nazionale, di un film aperto che cerca altre risposte e altre inquietudini. S'è visto quello che è successo dopo, la repressione, i militari, tutto cambiato in peggio, tutto rimesso in discussione rispetto alle speranze iniziali. Tra documento e passione, l'Uomo di ferro non è fatto per lasciar tranquilli gli spettatori. L'indagine del giornalista cinico (e poi convertito) è costruita a contrasto con quella che Agnieska conduceva nell'i Uomo di marmo»: la donna cercava di reintegrare la figura di un contestatore screditato e ucciso: il reporter deve calunniare un sindacalista che gode di credito e di fiducia tra gli operai. E' evidente che il traguardo sarà uguale per tutti e due: una più chiara consapevolezza politica. Si ritrovano nella storia dell' Uomo di ferro la battagliera Agnieska, il pavido redattore della tv che le ha tolto il lavoro, i rapporti di Birkut con il figlio. Si snoda la vicenda che dai moti di Danzica in cui fu ucciso Birkut porta alle trattative di Danzica di dieci anni dopo in cui Solidarnosc provvisoriamente (ma allora non si sapeva) vince. I personaggi di finzione si mescolano con quelli reali nel culmine commovente del film, nella sala stipata d'operai dove Governo e Sindacato firmano l'accordo. Uno dei vecchi gerarchi di Danzica cerca di spiegare i fatti al giornalista: -Non abbia paura, questi accordi strappati con la violenza non possono avere nessun valore». E' una frase gomulkiana che Wajda mette in bocca alla vecchia classe burocratica, solo in apparenza sconfitta. Non era difficile immaginare, anche allora, quale sarebbe stata la reazione dei burocrati e dei militari, costretti dalle pressioni sovietiche. Il film adesso è come una bandiera tra due battaglif, una vinta e una persa. Non offre solo una celebrazione, un gesto di solidarietà verso il sindacato, ma anche alcune chiavi per capire quel che è accaduto e i sentimenti che premono ancora, orgogliosamente e pericolosamente, nella collettività polacca, s. r.

Persone citate: Andrzej Wajda, Jerzy Radzxwilowicz, Krystina Janda, Marion Opania, Tomczyk, Wajda

Luoghi citati: Danzica, Polonia