L'industria: urge la centrale nucleare

L'industria: urge la centrale nucleare L'industria: urge la centrale nucleare In Regione King. Frignani sollecita la costruzione e l'entrata in funzione dell'impianto entro il 1990 - Uno studio sulle necessità del Piemonte - Più metano e più carbone Uno studio di un paio di migliaia di pagine, per giungere a una conclusione: «La copertura del fabbisogno elettrico piemontese al 1990 richiede assolutamente che, nell'ipotesi di un modesto incremento della domanda, siano operanti, a quella data, le due sezioni della centrale nucleare». La conclusione è dell'ingegner Frignani, presidente della Federpiemonte, che ha presentato ieri alla Regione, con il presidente della Camera di commercio, Salza, il Bilancio energetico piemontese fatto dallo Iefe (Istituto di economia delle fonti energetiche) di Milane per conto di Federpiemonte e Unionecamere. Dice Frignani: •Riteniamo che di qui al 1990 la domanda di energia possa avere un incremento del 2% annuo, compatibile con un tasso di crescita dell'economia regionale del 3% annuo. Se si farà un'adeguata politica di razionalizzazione, la quota da coprire con petrolio e suoi derivati potrà scendere dall'attuale 66,4% al 48-52». Non è molto, comunque questo obiettivo richiede -salda e coerente decisione politica che coinvolga attivamente le forze produttive e rafforzi le istituzioni pubbliche preposte agli interventi in materia energetica-. Ma alla centrale nucleare bisogna affiancare iniziative nel campo idroelettrico (-che dovrebbe consentire al Piemonte un 10% del proprio fabbisogno-), l'uso diffuso del carbone che insieme al nucleare dovrebbe garantire il 17-19% del fabbisogno, lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Uso diffuso del carbone significa anche impiego nell'industria, non soltanto nella produzione di energia elettrica. Il rifornimento potrebbe avvenire mediante le infrastrutture predisposte per approvvigionare le centrali a carbone. Anche il metano è importante. Nel 1978 il Piemonte ne consumò 2 miliardi e 260 milioni di metri oabi (9% del consumo nazionale). Per usi civili il consumo fu quell'anno di 215 metri cubi a testa (78 nel 1972); per usi industriali fu di 282 (190 nel '72). La richiesta è di un aumento di fornitura di metano equivalente a un milione di tonnellate di pe¬ trolio. Quanto ha consumato l'industria nel suo complesso? Nel 1978 (questi studi si fanno sempre su dati non recentissimi, per la difficoltà dell'elaborazione) ogni addetto all'industria piemontese ha consumato l'equivalente di 7 tonnellate di petrolio. Ai prezzi di allora, il costo di energie per ogni operaio fu di un milione circa (contro gli 8.4 milioni del costo medio globale per occupato nell'industria manifatturiera). Ce tuttavia una grande differenza tra i settori: in quello dell'abbi filamento il consumo prò capite fu di una tonnellata e mezzo: nella chimica di 42 e mezzo: nella meccanica passa da mezza tonnellata a oltre 20 l'anno per addetto. Accogliendo lo studio, l'assessore Salerno ha ricordato l'azione del suo assessorato per l'energia, assicurando che questo nuovo materiale è un valido contributo al Piano energetico. Il presidente Enrietti. a proposito della centrale nucleare, ha ricordato che la Regione sta svolgendo tutti i compiti che le sono affidati dalla legge.

Persone citate: Enrietti, Frignani, Salza

Luoghi citati: Piemonte, Salerno