Non mangiate carne: è carnevale

Non mangiate carne: è carnevale LA LINGUA CHE PARLIAMO Non mangiate carne: è carnevale o e o m . e e a li ù è oair è o, te Siamo in carnevale. Ci sono persone che vivono in un carnevale perpetuo, altre che coglieranno l'occasione degli ultimi giorni di questo periodo festivo per fare una puntata a Venezia o a Viareggio non foss'altro per rendersi conto che il carnevale non è morto del tutto. Né mancano segni che sembrerebbero consigliare i pubblici amministratori ad organizzare feste, balli, manifestazioni di vario genere, nell'aria di un ritorno al privato che. a quanto pare, ha j contagiato molti proprio in un momento in cui si dovrebbe essere molto attenti a quello che succede nel settore pubblico. Contrariamente a quanto si potrebbe supporre, il nome del carnevale non allude all'allegria, al divertimento, alla gioia ma alla mortiiicazione e alla tristezza. L'etimologia è sicura: la parola viene da cor¬ e ! ne levare «lasciare, togliere (diil | mezzo) la carne», con riferib-l mento all'antica proibizione /Zi di mangiare carne in tempo di i- \ quaresima. Ma come si spiega o I che il carnevale sia denomin-] nato con una locuzione quama | resimale? Fra poco lo vedreo-\ mo ma intanto è da dire che il non è mancato chi ha voluto o-\ contestare tale etimologia della voce carnevale e ha supposto la derivazione della parola da un latino carrus navalis «carro navale», il carro, cioè, a forma di nave che caratterizzava le processioni pagane in onore di Dioniso o di Iside, rifacendosi anche ai carri dei corsi mascherati molti dei quali hanno forma di nave. Un autorevole linguista ha anche ricordato che, al principio del secolo, Piazza Navona a Roma veniva allagata e le carrozze erano fatte entrare nel lago che cosi si era formato. E' ovvio per chi si richiama a «carro navale» rievocare il carattere pagano delle feste carnevalesche e in particolare i Saturnali che a Roma avevano inizio il 17 dicembre. Ma abbiamo detto che l'etimologia da carne levare è certa. I documenti di vari dialetti rii portano sicuramente a tale origine mentre altri danno 1 carne lasciare come nome del carnevale: e di qui ha origine carnasciale e carnascialesco,] applicato a Canti che a Firen-1 ze furono famosi nei secoli XV e XVI ed ebbero un autore molto celebre, nientemeno che Lorenzo il Magnifico. Allo j stesso concetto di non man-; giare la carne riportano an litni | che altre denominazioni nelle i o i i a a a e e a l e e a I e o el e o,] -1 li oo o j n-; n lingue romanze, per esempio il catalano carnistoltes «carni tolte» o il francese carémeprenant che designa eloquentemente, significando «quaresima che comincia», gli ultimi tre giorni di carnevale, quelli che precedono immediatamente la quaresima e in particolare «il martedì grasso». Finora si è spiegata questa origine del nome del carnevale da una denominazione che si adatterebbe meglio al periodo successivo, quello della mortificazione, con un'anticipazione della mente a ciò che verrà, a ciò che preoccupa nel futuro, pur in giorni di spensieratezza e d{ allegria. Del resto molti, anche nei momenti di spensieratezza, non possono sottrarsi al pensiero di quello che verrà dopo. Ma alla storia della parola mancava finora un anello che si può ora saldare nelia catena i della successione cronologica. | Le attestazioni di carne levare segnalate nei testi non andavano oltre il Trecento, ma la documentazione può essere portata molto più indietro. In questi giorni ho ricevuto un opuscolo di presentazione di una mostra sul carnevale tenuta a Roma dal Museo Nazionale delle arti e tradizioni e i popolari, inaugurata il 29 di cembre 1981. Il primo documento esposto è un'opera latina di Benedetto Canonico intitolata Ludus carnelevarii («Gioco o festa del carnelevare» e cioè del carnevale) in cui — si noti bene — è descritta la festa della prima domenica di quaresima, di un giorno, dunque, in cui il carnevale è già finito e sono cominciate le restrizioni nell'uso della carne. La festa di quella prima domenica diede il nome a tutto il periodo precedente, festaiolo e .spensierato. Del resto, an che in tempi recenti e forse ancora oggi in qualche parte specialmente in zone rurali e In ambiti familiari non rag giunti dal consumismo di massa, la prima domenica di! quaresima è caratterizzata! dalla festa cosiddetta della I pentolaccia durante la quale una persona bendata deve cercare di colpire tre pentole, una piena di segatura, un'altra di dolciumi, la terza con un bel regalo, mettendo a prova cosi, fra l'allegria dei presenti, la sua fortuna. Sono tutte cose che ci riportano a un tempo che sta scolorendo sempre di più. incalzato dalle sofisticazioni che anche nel divertimento incombono sull'uomo. Tristano Bolelli

Persone citate: Benedetto Canonico, Iside, Magnifico, Tristano Bolelli

Luoghi citati: Roma, Venezia, Viareggio